In Sicilia la superficie destinata a colture protette supera gli 8500 ha (25-30% della superficie nazionale a colture protette). La coltura più diffusa, con oltre 3500 ha, è il pomodoro, seguita da quelle delle zucchine e dei peperoni.
La superficie delle strutture serricole varia da 1400 a 3000 m2 per una lunghezza di 20-40 m, una larghezza di 2.7-4 m e una altezza di 2.70-5.40 m. La copertura è in polietilene e viene rimpiazzata ogni anno o due. Proprio l’operazione di stesura e fissaggio del film di polietilene è una delle operazioni per la quale la prevenzione è importante, in quanto il rischio infortunistico è elevato. All’interno delle serre, i lavoratori operano in particolari condizioni di temperatura e umidità, che aumentano i fattori di rischio meccanico, legato soprattutto alle operazioni ripetitive che devono compiere, e di rischio chimico, dipendente in primo luogo dai trattamenti con fitofarmaci.
Il basso livello di meccanizzazione che caratterizza l’attività della maggior parte delle imprese serricole, aumenta il rischio dei lavoratori in tutte quelle operazioni che richiedono movimentazione dei carichi e movimenti ripetuti, quali quelli richiesti negli interventi di scerbatura, potatura di piante in vaso, reinvaso, ecc. Si tratta di rischi sulla salute e di problemi muscolo-scheletrici a carico dei lavoratori, legati a posture incongrue, alla frequenza dei movimenti e alla durata degli stessi.
Da uno studio condotto sulla coltivazione del pomodoro in serra, è emerso chiaramente che per ridurre il rischio ai lavoratori occorre intervenire riorganizzando il ciclo lavorativo in modo da diminuire il ritmo di lavoro, con conseguente riduzione della produttività degli addetti.
La provincia di Ragusa, in armonia con il Testo Unico, è impegnata a dare attuazione nel settore agricolo al piano straordinario della Regione Sicilia per la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Anche da ciò è derivato il grande interesse per il Convegno.