CAMBIANO I PROGETTI DEL VERDE E DEI GIARDINI

di Alessandro Chiusoli
  • 14 December 2011
Negli anni ’70, chi studiava  e scriveva su  fiori, piante, giardini e parchi non era molto considerato nell’ambiente scientifico.
Allora  pochi giornalisti, come Giorgio Oelker, Giorgio Voghi,  Igidio Zanutto, Gigliola Magrini e pochi altri, si cimentavano sul verde; nell’ambiente universitario chi parlava di giardini era considerato, a volte, o spesso, un limitato. Nelle Facoltà di Agraria ed in quelle di Scienze Naturali , la ricerca “vera” era tesa ad aumentare la produzione di derrate o di materie prime o nella la difesa dei prodotti agricoli da parassiti, comprese, non sempre con entusiasmo, le piante da fiore ( in Agraria) e, anche,  per classificare ed individuare piante e malattie ( nelle Facoltà di Agraria e di Scienze) o per gestire le foreste (Corsi di Laurea in Scienze Forestali). Nel campo delle Facoltà di Agraria si insegnava soprattutto a creare nuovi boschi, o nuove colture legnose per produrre legname e a incrementare la produzione di cereali,di barbabietole, di foraggi, di ortaggi, di frutta, di uva. Non certo ad investire tempo e denaro per piantare alberi al fine di migliorare l’ambiente urbano e suburbano e, se lo si faceva, solo a scopo visivo o ornamentale e non per creare zone in cui i nipoti ed i pronipoti sarebbero potuti vivere meglio. Si sviluppò allora una piccola serie di ricerche e di progetti volti alla creazione del bello, e del restauro di strutture create secoli prima.
Ne nacque una serie di idee che vennero capite e fatte sviluppare, soprattutto in sedi diverse da quella del lavoro abituale: dovremmo essere molto grati alla Scuola di Minoprio, che in quegli anni lontani, si aprì al nuovo e diede sviluppo al “verde” con lezioni e corsi da parte di docenti di alcune sedi universitarie, alle Università di Milano, di Pisa, di Firenze,di Bologna e, poi, negli anni  successivi, alle nuove sedi universitarie che, come a Viterbo e ad Ancona , diedero impulso al “verde”; per non parlare poi di Enti come il CONI ( Federazioni Golf e Calcio), di Comuni e Province con sguardo proiettato avanti, che, anche a tratti, a seconda della sensibilità degli Amministratori del momento, investirono idee e lavori proiettati nel futuro.
Ne nacque una serie di iniziative nuove e vennero lentamente importate le idee meglio sviluppate in altri Paesi, raccolte anche in opere divulgative di facile lettura ma di stretto rigore scientifico, come i tanti volumi editi da Selezione dal Readers’ Digest ancor oggi pilastro delle conoscenze di base della coltivazione di fiori, del creare aiuole e giardini, del coltivare piante officinali, di realizzare e mantenere orti familiari, di coltivare piante con successo su terrazzi e balconi e le decine di volumi della Royal Horticultural Society e di tanti editori Nord-Europei e Nord-Americani.
Molte delle cose che allora si insegnavano sono oggi cambiate perché il mondo cambia; sono stabili abbastanza i dati stazionali: la latitudine,l’altitudine,la distanza dal mare o dai bacini lacustri; sono variati abbastanza i dati climatici, è variata la disponibilità di materiale vegetale vivente da impiegare, si sono sviluppate nuove patologie, importate da altri climi e continenti al punto di dover ricorrere, nel restauro di certe specie impiegate fin dal Rinascimento, a strutture e a specie vicarianti. E’ cambiato molto l’impegno delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle aree verdi e delle singole piante , sia protette , sia soltanto esistenti. La protezione delle immagini  e delle componenti del paesaggio vegetale sono oggi spinte ed avanzate. La legislazione vigente da noi, in tema di distanze di alberi da strade, autostrade e ferrovie, è molto attenta alla sicurezza e le distanze di grandi piante viventi da linee di comunicazione sono aumentate.
Tutto questo comporta una serie di impegni di ricerca e di conoscenza di parametri tecnici che vanno dalla elaborazione delle DIA, del tutto innovativi, rispetto a quanto si è fatto negli anni ’50 ÷ ’80 del secolo scorso , epoca in cui si attribuiva maggior merito alla innovazione ed alla creatività , piuttosto che alla funzionalità, al risparmio energetico ed idrico, alla creazione di biomasse. Non che oggi si ragioni soltanto in termini di risparmio energetico e o di materie prime, basta sfogliare il calendario dei convegni che si sovrappongono spesso finalizzati a input commerciali, per vedere che ciò che attrae è il preteso nuovo, costi quello che costi in termini di risparmio energetico e di consumo idrico.