Misure di freno alla produzione di vino come il divieto di impianto dei vigneti in Europa non sono nuove nella storia. Se ne ricordano già nel 120 avanti Cristo nella Roma repubblicana.
Quelle attualmente in vigore nell’Ue risalgono al 1976, quando i costi per il settore vino fecero adottare il divieto di impianto insieme al completamento dello schema classico di organizzazione di mercato. In seguito il divieto fu temperato con la possibilità del reimpianto, giustificata da ragioni evidenti. Ma il sistema dell’intervento in vigore non ha frenato la produzione e i costi, fino a quando la sua eliminazione ha reso meno grave il problema.
Oggi, di fronte all’ipotesi della liberalizzazione della produzione, i 9 maggiori paesi produttori a cui si è poi aggiunta anche la Spagna, hanno chiesto di non revocare il divieto.
Un ritorno al protezionismo a favore di chi ha superfici a vite, ma anche un' importante occasione di riflessione e di dibattito sulle più scottanti esigenze della vitivinicoltura e sulle strategie da adottare in un mercato che si sta facendo sempre più globale.
(l’Autore è stato Capo dell’Unità Vino, Direzione Generale Agricoltura, Commissione dell’Ue, Bruxelles)