Diecimila anni fa nell'Africa sahariana, che all'epoca non era un deserto, si coltivavano piante selvatiche per cibo. L’ultima scoperta, pubblicata da
Nature Plants, arriva dalla "Missione archeologica nel Sahara" dell'Università La Sapienza di Roma, diretta da Savino di Lernia. Vi hanno preso parte anche i botanici dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
La ricerca archeologica e archeobotanica, è stata condotta per diversi anni nel sito di Takarkori, in Libia sud-occidentale, nel cuore del Sahara. Sono stati illustrati e descritti millenni di lavorazione e stoccaggio, e di come cacciatori-raccoglitori prima (10.000 e 8.000 anni fa), e pastori poi (tra 7.000 e 5.500 anni fa), abbiano praticato forme di coltivazione di cereali selvatici. L'equipe ha portato alla luce milioni di resti vegetali e tra questi oltre duecentomila semi sono stati osservati, disposti circolarmente in piccoli raggruppamenti, come autentica prova di una forma archeologica sofisticata per la coltivazione e lo stoccaggio.
Dallo studio si evince chiaramente come, nel nostro percorso evolutivo, le domesticazioni di piante e animali, hanno aperto passaggi cruciali per la nostra umanità, attraverso tempistiche diverse, anche per scopo alimentare.
Ogni fase di trasformazione ambientale deve aver infatti obbligato tutti gli organismi viventi ad affrontare nuove sfide, innovare e sviluppare strategie adattive ingegnose, per i formidabili cambiamenti climatici che hanno caratterizzato la storia, non solo del Sahara. Sono autori di vari processi ai quali assistiamo anche a oggi.
Fonte: Freshplaza.it, 22/2/2018