La decisione della Russia di vietare le esportazioni di grano ha provocato subito un aumento dei prezzi. Ogni parallelismo con l’ultima crisi del 2007 non dovrebbe essere automatica, anche perché il prezzo del frumento è ancora al di sotto dei picchi raggiunti all’inizio del 2008. Tuttavia, ancora una volta, un’iniziale impennata del prezzo del frumento sta determinando aumenti anche di altre commodities a seguito delle restrizioni informali apportate dall’Ucraina e dal Kazakistan alle esportazioni nell’intento di tesaurizzare i prodotti. Anche se le riserve opportunamente accumulate siano oggi superiori rispetto a quelle di due anni fa, esse evidentemente non sono ancora sufficienti per attutire una forte crisi dell’approvvigionamento.
Se non avessimo il triste esempio del 2007-08, questa sarebbe già di per se una crisi significativa. Verificandosi a così breve tempo dall’ultima si è però chiamati a riflettere e ad adottare i necessari provvedimenti. Sarebbe infatti irresponsabile aspettare che le condizioni di mercato ritornino autonomamente in equilibrio, senza rischi. E’ quindi necessario garantire la sicurezza alimentare globale. Il rapporto tra disponibilità di cibo e stabilità politica nel mondo è evidente. La crisi del 2007-08 ha scatenato diffuse rivolte, che hanno portato anche al rovesciamento di alcuni Governi. Anche i recenti disordini in Mozambico sono stati causati da un improvviso aumento del 30% del prezzo del pane.
Dovrebbero essere adottati provvedimenti condivisi per mitigare la gravità delle crisi, ovunque queste scoppino. Saranno necessarie regole internazionali univoche anche per definire se e quando i singoli Paesi possono giustificare la sospensione delle proprie abituali esportazioni di prodotti agricoli primari. Tutto ciò richiederà impegno, non essendo facile raggiungere accordi multilaterali. Ma, come i recenti avvenimenti hanno dimostrato, l’agenda del G8 all’Aquila è più importante che mai. (tratto da “Financial Times” a cura di Agra Press – 5 settembre 2010)