Le Istituzioni italiane coinvolte nelle attività di Ricerca in Agricoltura variano notevolmente per dimensioni, struttura organizzativa, filiazioni, storia, ambiente fisico e culturale.
Tuttavia possono essere identificate una serie di problematiche generali, che risultano presenti nella maggioranza delle Istituzioni e che, in un modo o nell’altro ed in vario grado, ostacolano il loro funzionamento e la loro efficienza operativa.
Gli inconvenienti identificati possono essere suddivisi in tre categorie, fra loro certamente interdipendenti:
A) I problemi di natura prevalentemente Istituzionale.
B) I problemi connessi prevalentemente con le Risorse, Umane e Finanziarie.
C) I problemi riguardanti l’Organizzazione e la Gestione delle Istituzioni.
A) Problemi di natura istituzionale.
1) Dispersione della Ricerca attinente, direttamente o indirettamente, all’Agricoltura, in un numero eccessivo di Ministeri (MIRAAF, MIUR, MAP, Sanità, Ambiente) ed Istituzioni nazionali e territoriali coinvolte (Università, CREA, CNR, ENEA, Regioni, Province ecc.), oltrechè private (Industrie Nazionali e Multinazionali, Alimentari, Chimiche, Meccaniche, Sementiere ecc.).
2) Mancanza di Cooperazione e Coordinamento e spesso anche eccessivo antagonismo tra le Istituzioni pubbliche e private incaricate della ricerca in Agricoltura e le Facoltà di Agraria, Veterinaria, Scienze Biologiche, Scienze Forestali, ecc., delle numerose (oltre 30) Università coinvolte esistenti nel Paese.
3) Collegamenti inesistenti, non efficienti e spesso in antagonismo, tra il settore pubblico e quello privato interessati allo sviluppo sella ricerca agricola.
4) Eccessiva prevalenza di criteri politico-sindacali nelle scelte di Presidenze, Direzioni generali, Consigli di Amministrazione, con possibile inserimento di elementi non sufficientemente preparati e settari.
5) Eccessivo frazionamento intra-istituzionale, con ricercatori, strutture ed attrezzature eccessivamente dispersi in troppe e spesso troppo piccole stazioni e sub-stazioni, spesso mancanti di sufficienti risorse umane e quindi con un uso non efficiente di attrezzature e finanziamenti e con forti deficienze di coordinamento, di supporto, di valutazione e di diffusione dei risultati.
6) Insufficiente coinvolgimento degli imprenditori agricoli ed agroindustriali nella scelta delle priorità e nella valutazione e trasferimento dei risultati ottenuti.
7) Insufficiente collegamento tra Ricerca e Diffusione dei risultati (Extension), quest’ultima teoricamente principalmente delegata, per l’agricoltura, agli Istituti Regionali troppo spesso inefficienti per personale non sufficientemente idoneo.
8) Insufficiente collegamento e coordinamento tra ricerca vegetale, animale e microbiologica.
9) Scarsa utilizzazione delle competenze socioeconomiche, particolarmente per la scelta e la determinazione delle priorità e per la valutazione dei risultati.
10) Mancanza quasi totale di flessibilità per la mobilità istituzionale, per lo scambio ed il trasferimento dei ricercatori tra le varie Istituzioni similari.
11) Estrema disaggregazione delle fonti finanziarie, ciascuna con procedure e regole proprie per la richiesta e per la rendicontazione di fondi, che determinano un peso burocratico estremamente pesante per la gestione e per i ricercatori, il personale amministrativo in quantità eccessive e spesso non idoneo specie per le lingue e le procedure internazionali.
B) Problemi connessi con le risorse umane e finanziarie.1) Sostanziale disequilibrio nella composizione del personale, spesso con insufficiente rappresentanza di ricercatori, tecnici ed operai qualificati ed eccesso di personale amministrativo, spesso non specificatamente idoneo.
2) Finanziamenti generalmente carenti e squilibrati, con la maggior parte dei fondi dedicati al personale esistente, con severa carenza di fondi operativi.
3) Procedure eccessivamente centralizzate e burocratizzate per la ricerca dei fondi.
4) Finanziamenti troppo scarsamente assegnati a programmi di filiera, ma decisi per singole colture ed aree di ricerca, che troppo spesso non riflettono le priorità delle Regioni e del Paese e le esigenze attuali e future degli operatori agricoli ed agroindustriali.
5) Fondi operativi e personale dedicati ad un eccessivo numero di colture ed aree di ricerca, senza scelte prioritarie e concentrazioni strategiche delle risorse.
6) Fondi attribuiti alle stazioni e non alle aree di ricerca, con prevalenza delle esigenze burocratiche sulle attività di ricerca vere e proprie.
7) Preventivi e finanziamenti che rispondono fondamentalmente ad una compilazione additiva di singole richieste, invece che ad effettive e ponderate scelte programmatiche.
8) Eccessiva dispersione di apparecchiature e strutture nelle varie stazioni e sub-stazioni, senza coordinamento ed uso razionale delle stesse, spesso anche per mancanza di personale tecnico idoneo e specializzato.
9) Eccessiva dipendenza dei finanziamenti operativi da richieste progettuali, con bandi dipendenti da priorità stabilite altrove (ad es. dall’Unione Europea, che deve ovviamente mediare tra le varie esigenze nazionali, spesso contrastanti), ovvero con bandi stabiliti da pochi funzionari ministeriali, che riflettono esigenze politiche a breve termine o clientelari e su argomenti spesso obsoleti, con assoluta mancanza di fondi, anche modesti, per ricerche esplorative ed innovative, ovvero per ricerche che richiedono tempi lunghi, legati necessariamente a specifici fattori biologici e/o ambientali.
10) I Ricercatori appartenenti ai vari Enti non hanno, di fatto, influenza sulle scelte degli argomenti dei bandi di ricerca, stabiliti in altre sedi, che certamente non dispongono delle competenze presenti nel Personale in organico agli Enti, che dovrebbe essere sistematicamente coinvolto anch’esso nelle scelte programmatiche.
C) Deficienze legate a fattori organizzativi e di gestione.
1) I Direttori delle Istituzioni e delle Unità operative quasi mai sono selezionati anche sulla base delle capacità manageriali, con eccessivo peso dato all’età, alle pubblicazioni ed al coinvolgimento politico e/o sindacale.
2) Mancanza assoluta di addestramento specifico per i Dirigenti e di tirocinio per il management e per la leadership di Istituzioni di ricerca: si passa troppo spesso subitamente da una situazione di assoluta mancanza di responsabilità ad una di responsabilità anche totale.
3) Strutture gestionali eccessivamente gerarchiche e verticistiche, con scarsa contribuzione e coinvolgimento della struttura intermedia e della base. Carenza di responsabilizzazione a livelli intermedi.
4) Carenza, anche totale, della valutazione sistematica ed annuale delle attività e dei risultati ottenuti dal personale coinvolto nella ricerca e nei servizi.
5) Promozioni basate quasi esclusivamente sulla durata del servizio prestato, invece che sul merito e le realizzazioni dei dipendenti, che dovrebbero essere opportunamente e continuativamente valutati dai responsabili delle singole unità.
6) Eccessivo controllo burocratico e spesso impossibilità, di fatto, ad acquisire personale temporaneo e per l’addestramento di neo-diplomati e neo-laureati.
7) Blocco delle assunzioni e delle promozioni per periodi troppo lunghi (anche decenni), con conseguente obsolescenza tecnica e decadimento della motivazione del personale.
8) Promozioni troppo spesso collettive, legate a trattative sindacali globali e non affidate anche al giudizio (controllato) del management, con conseguente delegittimazione e svilimento della funzione direttiva e del riconoscimento del merito.
9) Insufficiente strutturazione delle Istituzioni, con mancanza di precise responsabilità ai vari livelli di struttura.
10) Insufficiente flusso di contatti ed informazioni dal vertice alla base, e viceversa, con conseguente mancanza di coinvolgimento e motivazione del personale, specialmente subalterno.
11) Eccessivo e laborioso controllo burocratico, a priori, per acquisti, acquisizione di servizi, ecc., con conseguente mancanza di tempestività ed efficienza.
12) Procedure e tempismi inadeguati per la preparazione dei programmi, dei bilanci e per la rendicontazione dei consuntivi e dei risultati ottenuti.
13) Inadeguati processi di pianificazione, monitoraggio ed utilizzazione dei risultati della ricerca.
14) Mancanza o inefficienza di strutture preposte alla diffusione e particolarmente alla valorizzazione delle acquisizioni scientifiche ottenute, sia teoriche che pratiche.