Le stime sul consumo di proteine d’origine animale redatte dalla FAO con proiezione al 2050 (FAO, 2011), prevedono una crescita commisurata all’incremento della popolazione mondiale e del reddito pro capite atteso per i cc. dd. “paesi in via di sviluppo”. Per le filiere della carne, le stime FAO per il prossimo quarantennio descrivono uno scenario nel quale la richiesta potenziale crescerà di oltre il 73% contro, ad esempio, il 58% per il latte e i derivati. In realtà i dati disponibili per quanto riguarda la carne bovina e bufalina nel periodo 1967-2007 (FAOSTAT, 2017), a fronte di un incremento mondiale della produzione pari al 180% indicano un consumo apparente pro capite in lieve flessione (-7%). In una recente ricerca condotta dalla Commissione di Studio istituita dall’Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali (ASPA) (Russo
et al., 2017a), è stato affrontato il problema relativo alla stima dei reali consumi pro capite di carne. L’indagine ha riguardato il sessennio 2010-2015, periodo sufficientemente lungo per essere considerato rappresentativo di eventuali tendenze di breve termine nei consumi nazionali. Il lavoro della Commissione di Studio ha inoltre affrontato la messa a punto di un metodo, definito Metodo della Detrazione Preventiva delle Perdite (Russo
et al., 2017b), concepito per stimare il consumo reale pro capite di carne partendo dai dati ufficiali forniti da ISTAT di produzione (macellazioni nazionali), d’interscambio (import ed export) e censuari opportunamente corretti mediante coefficienti di conversione in “carne consumabile”. Tali coefficienti sono stati desunti dalla letteratura scientifica e/o da prove e verifiche effettuare
ad hoc dalla Commissione di Studio. Dal 2010 al 2015, la disponibilità di carne bovina per il consumo nel nostro Paese, tenendo conto della produzione interna e degli scambi commerciali, ha subito una forte contrazione passando da 807.853 t a 617.301 t (-33,6%). Parimenti è stata registrata una consistente flessione (-10,7%) del saldo tra importazioni ed esportazioni. Sulla base delle informazioni acquisite e delle elaborazioni svolte dalla Commissione di Studio, la tendenza del consumo reale pro capite di carne bovina è risultata negativa passando dai 13,57 kg/anno del 2010 a soli 10,03 kg/anno per il 2015, con un minimo di 9,51 kg/anno registrato nel 2014. Il tasso medio di variazione del consumo reale pro capite è risultato pari a -0,76 kg/anno. Sebbene le stime del consumo reale pro capite di carne bovina per l’Italia siano approssimativamente la metà di quelle relative al consumo apparente desumibili dagli indicatori macro-economici per il periodo 2010-2015, la tendenza descritta sembra peggiorativa se riferita alle proiezioni retrospettive. Infatti, nel periodo 2000-2011 i consumi apparenti pro capite in continua contrazione hanno fatto registrare un tasso medio di variazione pari a -0,22 kg/anno di carne bovina. Se da un lato, l’efficientamento dei sistemi di produzione della carne bovina potranno risolvere le criticità connesse all’incremento della richiesta mondiale (FAO, 2011), dall’altro è prevedibile che solo l’adozione di strategie basate sulla qualità totale, la tracciabilità e la trasparenza dell’intera filiera, unitamente a idonee campagne di corretta informazione dei consumatori italiani, potranno incrementare il consumo interno di carni bovine garantendo concrete prospettive di sostenibilità dell’intero comparto produttivo.