Piante esotiche e paesaggio: quanto è "naturale" il nostro paesaggio?

di Alberto Giuntoli*
  • 13 December 2017
Osservando certe zone della Toscana ma anche dell’Italia in generale, siamo abituati a considerare il paesaggio come “naturale”. L’ambiente che ci circonda è oggi caratterizzato da un’elevata biodiversità. Essa non deriva però dalla flora spontanea della nostra penisola, ma dal fatto che nel corso della storia l’uomo abbia introdotto moltissime piante. Queste "piante esotiche" hanno caratterizzato il nostro paesaggio a tal punto da darci l’impressione che ciò che ci circonda sia “naturale”. In realtà il paesaggio è frutto dell’azione dell’uomo, che lo ha modificato nel corso della storia per far fronte alle proprie necessità. Ripercorriamo brevemente le tappe salienti della storia dell’introduzione delle piante esotiche.

L’introduzione delle piante esotiche nell’antichità
Prima dell’avvento dell’agricoltura, nel mondo vegetale si verificavano soltanto migrazioni naturali. Queste erano dovute a cambiamenti del clima o di altri fattori ambientali che spingevano le piante verso altri territori, grazie al trasporto dei semi da parte del vento, dell’acqua o degli animali. L’uomo dedicava tutto il tempo disponibile alla caccia e alla raccolta, non avendo risorse da dedicare ad altre attività.
Alla fine del Neolitico l’uomo inizia a selezionare, coltivare, trasportare e vendere le piante per soddisfare le proprie necessità alimentari o commerciali. Sarà grazie all'introduzione di piante provenienti da altri paesi che l’uomo plasmerà il paesaggio in cui viviamo. La domesticazione di piante e animali nelle prime civiltà sedentarie dà inizio a un processo di modificazione dell’ambiente naturale che è proseguito fino a oggi.
La nascita dell’agricoltura rappresenta dunque il primo grande fattore di cambiamento della distribuzione naturale della vegetazione. Si inizia così a parlare di “piante esotiche”, ovvero di piante originarie di una diversa zona geografica, che vengono introdotte dall'uomo per soddisfare i propri bisogni. E. Hyams intitolò infatti il suo volume sulla storia della domesticazione: “E l’uomo creò le sue piante e i suoi animali”, alludendo all'enorme cambiamento che l’agricoltura e l’allevamento apportarono alla flora e alla fauna autoctone.
Già in epoca romana erano state introdotte numerose piante dal Medio Oriente per scopi produttivi ma anche ornamentali, come il platano, l’oleandro e il pino domestico. Plinio, assai critico nei confronti dei costumi dei suoi contemporanei, deprecava l'ostentazione di piante esotiche nei giardini:
“Ma chi non avrebbe ragione di stupirsi che un albero sia stato importato da un paese diverso solo per la sua ombra? E’ il platano…”

Dal collezionismo botanico al colonialismo
Durante il Medioevo l’introduzione di piante esotiche subisce una contrazione, a causa della diminuzione degli scambi commerciali. L’espansione delle foreste va di pari passo con un impoverimento del paesaggio agricolo.
Con il Rinascimento alcune piante vengono “riscoperte”, grazie al collezionismo botanico praticato dalle famiglie più facoltose. Ne è un chiaro esempio la Villa Medicea di Castello, dove sono conservate decine di cultivar di agrumi.
La scoperta delle Americhe costituisce in questo senso un altro fondamentale momento nella storia delle piante esotiche, in quanto due ecosistemi prima separati dagli oceani entrano in contatto grazie all'azione dell’uomo.
Con il colonialismo le rotte commerciali si espandono a livello globale, consentendo di raggiungere paesi sconosciuti e lontanissimi per l’epoca, nei quali vengono scoperte nuove specie botaniche. Le piante tropicali arrivano dunque in Europa, dove grazie all'acciaio e il vetro vengono costruite le prime serre. Il tepidario del Giardino dell’Orticultura a Firenze, realizzato nell'Ottocento dalla Società Toscana di Orticultura, è un esempio di queste strutture ottocentesche.

Il paesaggio “naturale” nell’arte pittorica ottocentesca
Il mondo dell’arte contribuisce anch'esso, in particolare nella pittura ottocentesca, a diffondere l’idea di un paesaggio naturale che in realtà non lo è per niente. Sono infatti numerosissimi gli esempi di rappresentazioni di piante esotiche introdotte dall'uomo utilizzate per rappresentare il paesaggio "naturale" europeo. Ad esempio, nel dipinto “Lago d’Averno” (FOTO) di Jakob Philipp Hackert, un agave, un pino e una palma connotano il paesaggio mediterraneo. Si tratta di piante provenienti da paesi più o meno lontani: ad esempio, l'agave è stata importata dalle Americhe.

Piante esotiche e piante invasive
Dopo aver ripercorso la storia dell'introduzione delle piante esotiche da parte dell'uomo, è evidente il fortissimo impatto che ha avuto l'azione antropica sul paesaggio naturale. Questa trasformazione ha da un lato arricchito i nostri ecosistemi incrementandone la biodiversità, ma contemporaneamente ha causato grandi scompensi in termini di equilibrio ecologico. Piante provenienti da ecosistemi completamente diversi hanno spesso trovato condizioni favorevoli e si sono diffuse enormemente.
L'introduzione di piante esotiche non costituisce un problema di per sé, almeno finché queste non si rivelano piante invasive. Questi due concetti a prima vista assimilabili non devono essere confusi. Le piante invasive presentano infatti caratteristiche ben precise, che le differenziano dalle piante autoctone, e verso le quali esercitano una concorrenza spietata. Si tratta di piante a rapido accrescimento, in grado di produrre semi in abbondanza, con fioritura precoce, autoimpollinanti e capaci di diffondersi asessualmente. Introdotte volutamente o per errore in un ecosistema favorevole, le piante invasive sono capaci di diffondersi rapidamente a scapito di quelle autoctone. Questo può portare a gravi conseguenze, soprattutto per l'agricoltura. Un esempio di queste piante è la robinia che, ampiamente diffusa in Italia per il contenimento delle scarpate, si è rivelata una pianta fortemente invasiva.

Questo articolo è un sunto dell’intervento di Alberto Giuntoli durante l'evento Botanica 2017 a Villa Caruso, del quale è possibile ascoltare alcuni estratti sul canale youtube dello Studio Bellesi Giuntoli:
https://www.youtube.com/watch?v=nWYwCKzdcN0&list=PLxHdmVwrQQaZmr0LTZKRlm_nEwiUj7QNa



* Presidente della Società Toscana di Orticultura