Si è svolto il 26 luglio scorso a Roma nella sede del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali il workshop:
Genomica e Biotecnologie applicate all’Agricoltura: quali prospettive? Iniziativa che, alla luce delle nuove acquisizioni di conoscenza globale dei genomi, si proponeva come obiettivo un confronto di idee sulle prospettive di sviluppo della genomica e delle biotecnologie e delle loro applicazioni in agricoltura, così da iniziare a definire una strategia-paese.
Le relazioni dei genetisti Michele Morgante, Elisabetta Lupotto e Luigi Cattivelli hanno evidenziato con grande chiarezza i contributi che la genetica ha fornito in termini di nuove varietà coltivate dagli agricoltori, indicando le nuove grandi prospettive che si aprono con la genomica e la “necessità” pertanto di continuare a modificare geneticamente le piante e a selezionarle per assicurare quantità e qualità di cibo all’umanità. Non solo con incrocio, mutagenesi e selezione ma anche con le tecniche di ingegneria genetica che hanno ormai portato 15 milioni di agricoltori a coltivare nel mondo 150 milioni di ettari di piante geneticamente modificate (PGM o OGM). Molti problemi di suscettibilità alle fitopatie possono essere risolti nella vite trasferendo geni di resistenza da varietà selvatiche, così pure il “brusone batterico” del riso, le “fusariosi” del grano o la ticchiolatura del melo.
Recentemente si è voluto contrapporre agli OGM la tecnologia MAS (acronimo di «Selezione Assistita con Marcatori molecolari»). La «MAS» consente di selezionare in modo molto efficiente piante che portano specifici caratteri (spesso resistenze a malattie) nell’ambito della biodiversità generata, di solito, tramite incrocio. Già usate da venti anni, queste tecniche permettono di trasferire in modo efficiente molti caratteri di interesse nelle piante coltivate e oggi diverse varietà diffuse in Italia già derivano dall’applicazione di questa tecnologia. La tecnologia MAS è uno strumento di selezione nell’ambito di una biodiversità naturale o generata dall’uomo, mentre l’uso di OGM consente di generare nuova biodiversità inserendo nuovi caratteri nelle specie coltivate. Significativo esempio è il caso del “Golden Rice”, una varietà transgenica di riso realizzata da Ingo Potrykus e da Peter Beyer ed arricchita nell’endosperma del precursore della vitamina A. Il Golden Rice è stato realizzato modificando il riso con due geni che controllano la biosintesi del beta-carotene, uno trasferito dalla giunchiglia (
Narcissus pseudonarcissus), l’altro da un batterio del suolo l’
Erwinia uredovora. Tale varietà di riso è stata possibile tramite l’uso di ogm, ma non sarebbe stata possibile tramite l’uso della MAS perché in tutta la biodiversità di riso esistente non ci sono forme capaci di produrre nell’endosperma precursori di vitamina A.
La Tavola Rotonda si è avviata con l’intervento di Mario Capanna il quale continua a considerare inutili e dannosi gli OGM che oltretutto, a suo dire, impedirebbero una coesione tra società, scienza e politica. I vari interventi che si sono susseguiti - Lorenzo Silengo, Maurizio Cocucci, Antonio Blanco, Marco Nardi e Leonardo Vingiani - sono invece stati tutti nettamente a favore degli OGM, con una serie di argomentazioni: le posizioni anti-ogm sono da considerare antistoriche giacché da tanti anni i nostri allevatori usano mais e soia ogm; il no agli ogm, con il blocco anche della sperimentazione in campo, sta strozzando la ricerca scientifica e creando un vero e proprio danno a livello formativo nelle Università e nei Centri di Ricerca italiani; la ricerca scientifica va finanziata attraverso un valido sistema di valutazione che premi le scelte strategiche e la capacità scientifica; se non si vuole coltivare gli ogm, è comunque urgente sbloccare la sperimentazione in campo; la tolleranza zero è una vera e propria intolleranza; le campagne pubblicitarie basate su “il mio prodotto è buono perché non contiene ogm” sono solo vantaggiose per chi le fa e inaccettabili sul piano etico.
“Qual è dunque il Progetto politico per l’agricoltura italiana?” ha chiesto Ernesto Diffidenti di
Agrisole- Il Sole 24 Ore ai Ministri Ferruccio Fazio e Francesco Saverio Romano. Mentre Fazio ha dichiarato il suo interesse per la sicurezza dei cittadini e riconosce che tanti timori sono stati enfatizzati, il Ministro Romano ha dichiarato il suo no agli OGM, motivandolo con l’esigenza di mantenere per le produzioni italiane un alto livello di apprezzabilità e quindi l’opportunità di continuare a muoversi verso l’eccellenza e i prodotti di nicchia. “L’obiettivo politico è dunque la conquista dei mercati con la selezione dei consumatori e non con la modifica dei geni”.
La conclusione del Ministro non stupisce più di tanto in quanto già resa nota in vari comunicati stampa ed espressa chiaramente all’ultima assemblea pubblica della Coldiretti. Ciò che stupisce è la profonda dissonanza tra le relazioni scientifiche e la conclusione, in un Convegno oltretutto organizzato da MiPAAF e CRA con la partecipazione del Capo di Gabinetto e del Commissario Straordinario Paolo Cescon! L’unica voce ascoltata attentamente è quella di Mario Capanna che si era affidato “alla lungimiranza e al coraggio del Ministro”.
Penso all’ Euro-barometro 2010 che indica una opinione pubblica tuttora schierata contro gli ogm (59% in Italia) e al bando UE 2012 sul tema “Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, e Biotecnologie” dove spicca il ruolo assegnato alle Biotecnologie relativamente ai problemi industriali e ambientali e ancor più il “non ruolo” assegnato alle biotecnologie per l’agroalimentare! E condivido la recente presa di posizione sull’Europa di 16 personalità tra cui Mario Monti e Giuliano Amato: una strategia contro la passività ed il populismo ma per la credibilità dell’Europa. Fortunatamente proprio in questi giorni al G20 e al G120, la Francia ha lanciato due grandi Progetti, uno sul frumento di 39 Mil di euro e l’altro sul mais di 30 Mil di euro, entrambi centrati sulle biotecnologie applicate al miglioramento genetico. Dobbiamo convincerci che cibo, energia, ambiente sono un insieme inscindibile e ineludibile che richiede scelte coraggiose e non parziali. Il problema non si esaurisce all’interno del Ministero delle Politiche Agricole e la soluzione non sta in una presunta (falsa) superiore qualità del prodotto non-ogm. Il cibo e l’agricoltura sostenibile riguardano anche i Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, della Ricerca scientifica, della Salute, del Turismo, della Cultura, e degli Affari Esteri. Una parte del lavoro che i governi dovrebbero fare lo stanno già facendo gli agricoltori, i ricercatori e le imprese. E’ necessario costruire una governance in sede locale, nazionale e internazionale.
(Foto di Valeria Terzi: un sequenziatore di acidi nucleici di ultima generazione)