Si deve rilevare una pericolosa tendenza ad uno sviluppo che prescinde dalle attività agricole. Questo è il più grave errore che viene oggi diffusamente commesso da parte di chi misura l’importanza dell’agricoltura solo attraverso il fuorviante metro del PIL. Si dimentica che il problema delle morti per fame nel mondo è tutt’altro che superato e che la FAO, previsto il forte aumento della popolazione mondiale e delle sue esigenze alimentari nei prossimi decenni, ha dichiarato la necessità di raddoppiare la complessiva produzione agricola attuale di questo settore. Non ritenendo però possibile estendere le superfici arabili mondiali, anche per ragioni di tutela ambientale, la stessa FAO ritiene che occorrerà soprattutto aumentare ulteriormente le produzioni unitarie, facendo leva sulle potenzialità delle nuove acquisizioni scientifiche, a cominciare da quelle sulla genetica molecolare. Anziché continuare ad incrementare la fertilità ambientale con dosi più elevate di elementi nutritivi (acqua, concimi, ecc.), peraltro sempre meno disponibili e sempre più costosi ed inquinanti, dovremo confidare nella disponibilità di nuove piante geneticamente modificate, capaci di incrementare e migliorare le produzioni anche in condizioni ambientali meno fertili e favorevoli.
Tutti i Paesi sono stati quindi chiamati ad impegnarsi innanzitutto per tutelare la propria superficie agraria ancora disponibile e per incrementare le proprie produzioni agricole per ettaro. Tutti i Paesi sono chiamati implicitamente a rispettare il dovere etico di ridurre l’aggravio delle proprie importazioni dal mercato globale. Bisogna infatti conciliare i sani principi del libero commercio, da sempre propugnati dai Georgofili, con la necessità di un’equa distribuzione delle complessive disponibilità alimentari mondiali.
L’attuale mercato globale, la instabilità dei suoi prezzi anche in un quadro di tendenziale aumento della domanda e della riduzione dell’offerta, è già di per se preoccupante. Ma lo è ancor più da quando pericolose speculazioni finanziarie risultano legate proprio a questo commercio delle materie prime alimentari.
La precarietà delle complessive disponibilità alimentari mondiali è un problema prioritario per tutti. Qualsiasi sviluppo economico-sociale non può ignorare i rischi della fame e non può fare assegnamento su una perenne disponibilità di prodotti alimentari primari. Il mercato globale è di per se stesso imprevedibile e dimostra di essere oggi speculativo, quindi inaffidabile e pericoloso se non adeguatamente regolamentato.