L’uomo è evoluto come specie e poi come società e culture storiche attraverso meccanismi di interazione con l’ambiente che ne hanno selezionato i geni al fine di sempre migliori adattamenti, con il risultato di un grande sviluppo delle capacità cognitive e dell’efficienza riproduttiva. I più importanti di questi meccanismi sono quelli nutrizionali, attraverso i quali l’alimentazione estrae risorse quantitative- energia dei componenti alimentari- e qualitative- specifici effetti fisiologici delle molecole contenute nei cibi- da immettere nel metabolismo Questa evoluzione è scandita da innovazioni tecnologiche, rivoluzioni nutrizionali e migrazioni, eventi collegati fra loro in maniera sinergica. Agli inizi del Pleistocene la comparsa del genus Homo e l’inizio della sua straordinaria espansione cerebrale coincidono con i primi strumenti litici, le prime prove del consumo di carne e il passaggio dalla foresta alla savana. L’apporto nutrizionale della carne, soprattutto in termine di aminoacidi indispensabili , di ioni metallici essenziali, e di vitamina B12, determina la selezione delle specie umane nei due milioni di anni seguenti e la loro dispersione su tutto il pianeta attraverso un sempre più alto grado di sviluppo cerebrale e di fertilità . La dieta alla fine del Pleistocene – la cosiddetta dieta paleolitica permessa dalle innovazioni tecnologiche e organizzative legate alla caccia in gruppo ai grandi erbivori- è il prototipo della dieta ottimale per i geni metabolici umani selezionati nel lungo periodo di carnivorismo pleistocenico e tuttora predominanti nella maggior parte delle popolazione umane Agli inizi dell’Olocene la trasformazione agricola del Neolitico e la sua prosecuzione nelle civiltà storiche e nelle migrazioni europee delle società coloniali e industriali ha alterato questo quadro nutrizionale con l’introduzione in massa degli amidi e degli zuccheri, producendo un disadattamento metabolico che è alla base delle malattie legate all’alimentazione.