Il “Pavesi P4” non solo è stato il primo trattore italiano ma soprattutto è stata una macchina che per caratteristiche tecniche, prestazioni e schema costruttivo ha anticipato i tempi.
Nel 1911 l’ing. Ugo Pavesi ideava un trattore agricolo che si distingueva per la sua struttura e concezione avveniristiche: quattro ruote di uguale diametro, quattro ruote motrici, baricentro ribassato, manovrabilità eccezionale grazie al telaio articolato, ruote disassabili in modo da poter lavorare più agevolmente in pendenze laterali, prestazioni in trazione superiori del 60% rispetto ai trattori americani dello stesso periodo.
Il trattore agricolo è considerato la macchina chiave del processo di meccanizzazione dei lavori dei campi, la macchina che ha consentito di migliorare le condizioni di vita nelle campagne e che ha permesso di avviare indirettamente grandi risorse per lo sviluppo industriale e più recentemente dei servizi. Oggi nei Paesi ad agricoltura avanzata non più del 3-4% della popolazione attiva lavora in agricoltura, mentre alla fine dell’800 tale valore era del 50-60%.
L’imponente sviluppo tecnico e industriale del trattore in questi ultimi 100 anni non ha però seguito lo schema costruttivo e la concezione del trattore dell’ing. Pavesi, che conobbe invece negli anni ’30 e ‘40 miglior fortuna come trattrice d’artiglieria per scopi evidentemente militari.
Il trattore che oggi popola le nostre campagne deriva da un filone industriale fondamentalmente americano e tale schema costruttivo va fatto risalire ad un illustre capostipite: il modello Fordson
del 1917.
Le funzioni del moderno trattore agricolo sono fortemente cambiate in questi 100 anni: la macchina nel 1917 era fondamentalmente chiamata a svolgere lavori di trazione ed aratura poi è diventata, a partire soprattutto dalla fine degli anni’70, una “centrale mobile di potenza” per poter svolgere lavori tanto in trazione, che in trasporto, che alla presa di potenza che per la movimentazione dei materiali.
Il messaggio di grande modernità lanciato 100 anni or sono dal trattore Pavesi, forse troppo anticipatore nel 1911, è diventato di grande attualità anche e soprattutto alla luce di possibili ulteriori sviluppi facilmente applicabili su macchine del tipo Multifarmer, quali i sistemi integrati di controllo della stabilità longitudinale della macchine (regolamento EN 15000), l’adozione di motorizzazioni “ibride” diesel-elettrico e la gestione integrata motore-trasmissione idrostatica che possono consentire risparmi nel consumo di gasolio fino al 15%.
Lo sviluppo di questo moderno filone di macchine che affondano le radici nella vecchia macchina dell’ing. Pavesi, può costituire un significativo elemento di sviluppo di un prodotto industriale italiano.