Il maestoso
“Castagno dei 100 cavalli” si trova nel bosco di Carpinetto (versante Est dell’Etna), nel comune di Sant’Alfio (CT), a 750 mt slm. Un tempo questo patriarca era costituito da una serie di fusti (circa 7), uniti e saldati fra loro soltanto alla base, la cui circonferenza misurava quasi 60 mt. La chioma, come una grande cupola, copriva l’enorme cavità interna, in grado di ospitare costruzioni (essiccatoio e capanna), persone, greggi, mandrie ed altro! Oggi la grande cupola vegetale è rappresentata da tre grandi fusti molto ramificati. L’interno è completamente vuoto e tutto il perimetro è circoscritto e protetto da una recinzione in ferro. Da sempre le diverse componenti del castagno producono frutti omogenei ed eduli, a testimonianza dell’unicità della ceppaia che annovera oltre 3000 anni di vita. Il “Castagno dei 100 cavalli” ha da sempre ispirato manifestazioni di natura poetica, artistica, pittorica e letteraria. Ricordiamo tra gli altri: A. Filoteo,
La descrizione latina del sito di Mongibello, 1611; P. Carrera,
Il Mongibello, 1636; G. Recupero,
Storia naturale e generale dell’Etna, 1737; E. De Amicis,
Ricordi di un viaggio in Sicilia, 1908.
Il
“Castagno della “Nave”, come quello “dei 100 cavalli”, si trova nel bosco di Carpinetto (versante Est dell’Etna), nel comune di Sant’Alfio (CT) a 750 mt slm. Prende il suo nome dal fatto che, da lontano, esso sembra una nave-galeone. Due enormi branche principali partono dal tronco a circa 3 mt dal suolo, su cui ricade la chioma. Copiosi frutti vengono raccolti e consumati regolarmente ogni anno. Oltre al nome “Nave”, questo castagno è chiamato anche “S. Agata” e “Arrusbigghiasonnu” (“Risveglia sonno”) probabilmente per le branche che pendevano sopra la strada e svegliavano chi riposava sotto la chioma.
Questo “patriarca”, assieme a quello dei 100 cavalli, fu oggetto di una legge normativa ambientale promulgata nel periodo medievale, che costituisce un primato in fatto di tutela dell’ambiente. Oggi i due castagni sono stati dichiarati monumenti nazionali.
(Informazioni e foto tratte dal volume “Patriarchi Vegetali, un patrimonio da salvare” di Elvio Bellini e Sergio Guidi, pubblicato dall’Accademia dei Georgofili per i tipi di Polistampa, a Firenze nel 2005)