Le recenti siccità ambientali hanno valorizzato varie piante che possono essere eccezionali fonti di acqua, di foraggi e anche di cibo per l’umanità. Il 30 novembre scorso, la FAO ha richiamato l’attenzione degli agricoltori su queste risorse, in realtà già da tempo conosciute, ma certamente assai meglio utilizzabili ovunque con efficienti strategie.
Il Fico d’India (
OpuntiaFicus Indica) è spontaneamente presente in quasi tutte le nostre aree siccitose centro-meridionali della nostra Penisola, ma anche in aree coltivabili e con cultivar diverse. Ma vi sono anche altre specie di piante grasse ornamentali, tra Cactus, ecc.
Per diffonderne la conoscenza, la FAO e l'ICARDA hanno lanciato
“Cultivation and Uses of Cactus Pear”, un libro con informazioni aggiornate sulla genetica della pianta, sui suoi tratti fisiologici e su quali suoli preferisce e sulla vulnerabilità ai parassiti. Il nuovo libro offre anche suggerimenti su come sfruttare le qualità culinarie della pianta com'è stato fatto per secoli in Messico, suo paese nativo ed è ora una tradizione gastronomica anche in Sicilia.
Ha una lunga tradizione nel Messico, ove il consumo annuale pro capite di nopalitos (le gustose pale giovani, note come cladodi) sarebbe di circa circa 6,4 chilogrammi.
Il Brasile ospita più di 500.000 ettari di piantagioni di cactus per fornire foraggio. La pianta è anche comunemente coltivata nelle fattorie del Nord Africa e la regione del Tigray in Etiopia ne coltiverebbe circa 360.000 ettari, di cui la metà non spontanei.
Oltre a fornire cibo, il cactus immagazzina acqua nelle pale, fornendo così una riserva che può fornire fino a 180 tonnellate di acqua per ettaro.
Le rese di
Opuntia coltivate commercialmente variano molto a seconda del luogo, della cultivar e della tecnica di coltivazione.
Fonte: FAO