Lettera aperta a La Nazione

A pagina 12 de "La Nazione" di domenica 12 novembre si parla della storia del motore a scoppio di origine fiorentina. Fa a tutti piacere ricordare le benemerenze della nostra città; dispiace invece che non venga, nel caso specifico del motore a scoppio, ricordato il ruolo svolto dall’Accademia dei Georgofili e più volte pubblicamente ricordato. In proposito vi è ormai una letteratura che non può essere trascurata ed esistono documenti che non possono essere messi in discussione. E’ opportuno infatti ricordare che l’intervento dei Georgofili ha di fatto evitato che la priorità dell’invenzione venisse attribuita al brevetto inglese, essendo invece documentata formalmente dai documenti conservati in Accademia la precedenza degli italiani Barsanti e Matteucci, quando ancora non esisteva in Toscana una normativa che ne tutelasse i loro diritti.

di Lucia Bigliazzi, Luciana Bigliazzi
  • 15 November 2017
Che Firenze sia stato luogo di genialità e di inventiva è cosa nota, ed altrettanto lo è o forse occorre ricordarlo la più antica accademia al mondo per gli studi dell’agricoltura, l’Accademia dei Georgofili (fondata nel giugno 1753), che proprio per il prestigio di cui godé nel panorama culturale e scientifico della Toscana granducale (e non solo) si presentò come l’istituzione più di altre idonea ad accogliere studi, invenzioni, “opere dell’ingegno” quando ancora non esisteva specifica normativa atta alla loro tutela.
Fra tutti, spiccano gli studi sul motore a scoppio di Eugenio Barsanti e Felice Matteucci.
Nell’Adunanza ordinaria del 5 giugno 1853, Luigi Ridolfi, Segretario degli Atti, dava lettura di una lettera datata 4 giugno trasmessa all’Accademia dei Georgofili da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci.
Se ne riporta il testo, così come fedelmente trascritto nel Libro dei Verbali conservato nell’Archivio Storico dell’Accademia

Ill.mo Signore
Desiderando noi sottoscritti di fissare in modo autentico la data di alcuni nostri esperimenti sui quali per ora ci giova mantenere il segreto, abbiamo immaginato di depositare presso codesta illustre Accademia un Rapporto sigillato nel quale tali esperimenti sono descritti.
Nella fiducia di ottenere dalla gentilezza di V.S. Ill.ma che possa aver luogo questo deposito con tutte le opportune formalità, ci permettiamo dirigerle il rammentato Rapporto, pregandola a favorircene un cortese riscontro.
Frattanto ci procuriamo l’onore di segnarci
Firenze li 4. Giugno 1853
Umiliss. Dev. Servitori
Eugenio Barsanti D.S.P.
Felice Matteucci


Il plico sigillato veniva affidato ufficialmente al Segretari degli Atti affinché fosse debitamente conservato nei depositi dell’Accademia.
A dieci anni di distanza, con lettera dell’11 settembre 1863, Barsanti e Matteucci, “trovandosi … nella circostanza di dover constatare la data” della loro invenzione, chiedevano all’Accademia che il plico, a suo tempo consegnato, venisse aperto e fosse data pubblica lettura del suo contenuto.
Il Libro dei Verbali conservato nell’Archivio Storico dell’Accademia dei Georgofili riporta relativamente al Verbale dell’Adunanza del 20 settembre, notizia dell’apertura del plico e della lettura e trascrizione del testo ivi contenuto, sottoscritto carta per carta dal Presidente Cosimo Ridolfi, dal Segretario degli Atti Ermolao Rubieri e dagli accademici Giovanni Antonelli, Tito Gonnella, Pasquale Poccianti, Emilio Bechi, Filippo Cocchi.