Investire nelle tecnologie post-raccolto per ridurre le perdite di cibo potrebbe contribuire notevolmente ad aumentare l'offerta alimentare nell'Africa subsahariana, è quanto afferma un nuovo rapporto FAO/Banca Mondiale, presentato il 31 maggio 2011 in occasione di un incontro tra esperti tecnici dell'area riunitisi per discutere il problema.
Il rapporto Missing Food:
The Case of Postharvest Grain Losses in Sub-Saharan Africa (Il cibo mancante: il caso delle perdite post-raccolto di grano nell'Africa Sub-Sahariana), realizzato in collaborazione con l'Istituto per le Risorse Naturali del Regno Unito, stima il valore delle perdite post-raccolto di grano nell'Africa subsahariana attorno ai 4 miliardi di dollari l'anno.
"Tutto questo cibo che va perso basterebbe a soddisfare i requisiti minimi nutrizionali di almeno 48 milioni di persone", afferma il Vice-Direttore Generale della FAO Maria Helena Semedo. "Se siamo d'accordo che bisogna sviluppare sistemi agricoli sostenibili che riescano a sfamare 9 miliardi di persone per il 2050, affrontare il problema degli sprechi lungo tutta la catena alimentare deve essere un punto chiave delle future strategie alimentari nazionali".
Le perdite di grano si hanno quando il cereale marcisce, o è infestato da insetti, funghi o microbi, e le perdite fisiche sono solo parte del problema. Le perdite possono anche essere economiche, conseguenza dei bassi prezzi e della mancanza di accesso al mercato per i grani di qualità inferiore, oppure ancora nutrizionali, nei casi di cibi di bassa qualità o contaminati. Le perdite di cibo contribuiscono agli alti prezzi alimentari poiché riducono parte dell'offerta alimentare dal mercato. Hanno inoltre anche un impatto negativo a livello ambientale dal momento che terra, acqua e risorse non rinnovabili come fertilizzanti organici ed energia vengono usate per produrre, lavorare, trattare e trasportare del cibo che nessuno consumerà.
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