Diceva Einstein che “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”. Ora la Corte di Giustizia dell'Unione europea si cimenta nell’ambizioso esercizio di sfatare un pregiudizio. Si tratta della stessa Corte che aveva sentenziato il 6 settembre scorso che i migranti andavano ripartiti tra tutti gli stati europei, mandando su tutte le furie Ungheria e Slovacchia. Ma riuscendo a mettere d’accordo il Governo italiano, la maggioranza e tutte le opposizioni: tutti elettoralmente inquieti per la gestione dell’accoglienza dei rifugiati. Forte di un simile successo ora la Corte ci riprova con un tema ancor più divisivo di quello dei migranti: gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati. La difficoltà è che tutti, ma proprio tutti, i partiti politici italiani non li vogliono. O per meglio dire, con gli Ogm “si fa ma non si dice”. In pratica non vorrebbero che si sapesse che sono la sorgente da cui derivano le principali produzioni tipiche nazionali che esportiamo in tutto il mondo. Ma andiamo con ordine.
Il 13 settembre la Corte di Giustizia europea ha sentenziato che il decreto interministeriale del 12 luglio 2013 (Ministri: De Girolamo dell'Agricoltura, Orlando dell'Ambiente e Lorenzin della Salute) non ha giustificazioni e che non è possibile vietare la coltivazione di mais geneticamente migliorato sulla base delle motivazioni lì addotte. A fare ricorso all’Alta Corte è stato un agricoltore friulano, Giorgio Fidenato, che conduce con tanti agricoltori e tanti scienziati questa battaglia per rivendicare il diritto di coltivare (e studiare) in Italia lo stesso identico mais Ogm che da 21 anni chiunque può acquistare in un qualunque consorzio agrario. L’87 per cento di tutti i mangimi venduti in Italia contiene Ogm, tra cui quel mais, oltre alla soia Ogm. L’Italia ogni giorno, 365 giorni l’anno, importa e consuma diecimila tonnellate al giorno di soia Ogm. Si domanda Fidenato: ma se gli Ogm fatti all’estero sono il pane quotidiano con cui alimentiamo l’intero parco zootecnico nazionale, incluse le produzioni Doc e Igp, perché non posso coltivarmeli nel mio campo? Essendo lo stesso identico mais Ogm (tra l’altro fuori brevetto dal 2015) perché io non saprei fare la stessa cosa che fanno i miei concorrenti esteri? Buffa storia questa degli Ogm. In questo caso, gli Ogm “migranti” sono buoni e quelli fatti in Italia no. E comunque, per stare sicuri che non si coltivino Ogm in Italia, abbiamo alzato un nuovo muro (un muro solo anti-Ogm nazionali) adottando la direttiva europea 412 del 2015. Questa vieta la coltivazione di Ogm senza spiegarne il motivo. Perché sono antipatici. Così, nonostante la sentenza della Corte, scienziati e agricoltori italiani continueranno a veder arrivare non gommoni di disperati, ma navi da carico ricolme di mais e soia Ogm che hanno usato meno pesticidi dei nostri (non-Ogm) e che sono qualitativamente migliori. Per questo gli allevatori preferiscono i mangimi con Ogm. Anche per questo l’agricoltura nazionale è in rosso per almeno 5 miliardi di euro l’anno.
Ma la Corte di Giustizia europea è andata oltre. Con la sentenza appena emessa ha spiegato che il sedicente “principio di precauzione” non si applica agli Ogm. Questi sono regolati così bene, in maniera così accurata e con così tanti controlli che non li si può considerare degli sconosciuti. Difatti li mangiamo indirettamente da 21 anni. Siamo vestiti e tamponiamo le nostre ferite con cotone che per il 70 per cento è Ogm, senza che ci sia mai stato alcun problema. Ognuno di noi prendendo un aereo, un treno o semplicemente uscendo di casa valuta che i rischi che corre sono spaventosamente inferiori ai benefici che può trarre dall’azione di vivere. Valuta che le precauzioni che prende per andare a scuola o al lavoro sono tali da controllare gli eventuali rischi. Anche gli Ogm ora entrano tra le azioni che abbiamo imparato a gestire. Abrogato il principio di precauzione la Corte sarà riuscita a spaccare il pregiudizio? Probabilmente Einstein ha ancora ragione. Ma almeno grazie alla ostinazione visionaria degli agricoltori friulani, il pregiudizio è scalfito. E prima o poi inizierà una reazione a catena che abbatterà muri e pregiudizi.