Nei primi decenni del 1900 le condizioni strutturali e provvigionali dei boschi italiani erano frequentemente degradate per l’uso quotidiano della legna da parte della popolazione e per le necessità energetiche conseguenti all’industrializzazione del Paese, oltreché per far fronte alla domanda di legname per le esigenze dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’artigianato etc.
In quell’epoca, sulla scia di quanto stava accadendo in altri Paesi del Vecchio continente, che con ogni probabilità avevano i nostri stessi problemi, fu avviato anche in Italia un programma sperimentale che vide l’introduzione di oltre cento specie esotiche che avrebbero dovuto adattarsi alle differenti condizioni ambientali.
Alla luce di quasi un secolo dai primi impianti si può affermare che la douglasia (Pseudotsuga menziesii var. menziesii) rappresenta la specie che ha dato le risposte più attese sia per gli aspetti produttivi, sia per la plasticità ambientale.
La douglasia ha manifestato la capacità di fornire ottimi assortimenti legnosi in tempi rapidi, inoltre pur in grado di dare buoni risultati in una vasta area fitoclimatica che va dalla media collina alle montagne dominate dal faggio, ha espresso le maggiori potenzialità produttiva negli ambienti in cui il castagno ha lasciato ampi spazi per le note fitopatie che ne hanno ridimensionato l’areale. Questa specie, oltre ad inserirsi per lo più nella fascia vegetazionale delle latifoglie mesofile, abbastanza povera di conifere indigene, si è rivelata sufficientemente resistente nei riguardi delle più frequenti avversità biotiche e abiotiche che colpiscono i boschi italiani. Salvo casi di forti sovrappopolazioni di cervi, la douglasia risulta relativamente poco esposta ai danni ad opera degli ungulati che, in regioni come la Toscana, stanno condizionando le scelte selvicolturali di numerose imprese forestali. Da un punto di vista produttivo, su impianti eseguiti con circa 1600 - 2000 piante per ettaro all’età di 40-50 anni sono stati registrati abbastanza frequentemente incrementi medi di circa 15 mc/ha, senza computare le masse asportate con i diradamenti.
In Toscana la maggior parte di questi impianti ha oramai superato l’età minima del turno e si sta ponendo la questione della rinnovazione dei soprassuoli. In alcune aziende i primi tagli di maturità sono già stati eseguiti e hanno evidenziato alcune problematiche connesse all’attuazione del rimboschimento artificiale, quali la difficoltà di reperimento del postime, la scarsa qualità del materiale di impianto prodotto da molti vivai con le conseguenti difficoltà di attecchimento, gli alti costi dell’intervento, solo per citare le più rilevanti. Da qui l’ipotesi di valutare la possibilità di rigenerare per via naturale i soprassuoli ormai maturi.
Indagini condotte in alcuni ambienti delle Toscana hanno evidenziato la concreta possibilità di realizzare il suddetto obiettivo. Da alcuni saggi condotti a questo scopo in aree tagliate a raso limitrofe a soprassuoli maturi, sono state registrate da circa 20.000 a 100.000 piantine di origine naturale per ettaro con altezze medie variabili da 25 a 40 cm circa, in uno stadio che lascia presupporre ormai la loro completa affermazione. Nuclei molto promettenti e già ben affermati (altezze anche di tre-quattro metri) sono stati altresì osservati in soprassuoli di douglasia misti a pino nero o abete rosso sottoposti a diradamento.
Fin qui le conoscenze disponibili. Bisogna dire però che i risultati fin’ora pubblicati si basano su osservazioni, non già su sperimentazione. Se nel nostro Paese si decidesse di fare ricorso alla rinnovazione naturale della douglasia, dovranno essere messi a punto gli algoritmi selvicolturali necessari sia nella fase di coltivazione di questa specie, sia nella fase di promozione della rinnovazione, con indubbi vantaggi bio-ecologici, genetici ed economici. Il suddetto programma si pone l’obiettivo di rendere il reimpianto post taglio di maturità una opzione residuale per le aziende prive di una opportuna direzione tecnica dei lavori o per i casi in cui la rinnovazione naturale si rivelasse insufficiente, dopo un periodo di attesa di almeno 3-4 anni. Proprio a quest’ultimo riguardo sarebbe opportuna una revisione normativa della legge forestale toscana che superasse l’obbligatorietà di procedere al rimboschimento artificiale delle tagliate entro l’anno silvano successivo a quello dell’utilizzazione Altri aspetti da approfondire riguardano le conoscenze sulle provenienze delle piante che costituiscono gli attuali popolamenti adulti, la frequenza con la quale si ripetono le annate di abbondante fruttificazione (annate di pasciona), la selezione su base fenotipica delle piante deputate alla rinnovazione e la loro densità, le condizioni di luce che favoriscono la rinnovazione naturale. Le conoscenze bibliografiche sia nelle zone di origine di questa specie, sia nei Paesi che hanno condotto studi specifici sulla douglasia, rappresentano sicuramente importanti punti di riferimento che necessitano di essere validati per gli ambienti di nostro interesse.
Il recente finanziamento del progetto DO.NA.TO. sulla rinnovazione naturale della douglasia in Toscana nell’ambito del PSR 2014-2020 della Regione Toscana, rappresenta una buona opportunità per portare a conoscenza delle aziende che coltivano la douglasia la possibilità di programmare e ottenere la rinnovazione naturale di questa specie.