Rodolia cardinalis: la coccinella emblema della lotta biologica classica

di Santi Longo
  • 14 June 2017
Numerose sono le notizie su empiriche realizzazioni di lotta biologica con l’impiego di entomofagi; la prima risale al IV secolo, epoca in cui, come riportato da Chi-Han, nel sud-est della Cina venivano vendute, in borse di giunco intrecciato, colonie della formica giallo-rossa Oecophylla smaragdina. I contenitori, venivano appesi ai rami dei mandarini per consentire alle formiche di predare gli insetti dannosi, ma anche quelli utili difficilmente sfuggivano alla predazione. Nel 1840, a Poitiers, in Francia, Boisgiraud lanciò il Coleottero predatore Calosoma sycophantha su pioppi infestati dal Bombice dispari, Lymantria dispar. Esperienza simile fece, qualche anno dopo, il Villa, nel suo giardino di Desio, ricevendo il plauso della Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri di Milano. Nonostante tali interessanti realizzazioni, l’emblema della lotta biologica classica è il coccinellide Rodolia cardinalis, introdotto, nel 1888 in America, insieme al dittero Cryptochaetum iceryae, per il controllo della Cocciniglia australiana Iceria purchasi. Già, nel 1864, il diplomatico americano Perkins Marsh, aveva scritto che, l’unico rimedio contro gli organismi esotici, introdotti con gli scambi commerciali, era quello di importare, dalle aree d’origine, gli antagonisti naturali. Tale concetto trovò pratica applicazione grazie a C. Riley, capo del Federal Entomological Service degli USA, che elaborò un progetto mirato a fronteggiare le gravi infestazioni di I. purchasi, che minacciavano l’agrumicoltura californiana. L’entomologo governativo A. Koebele, che venne inviato in Australia alla ricerca di entomofagi, nei quattro mesi di missione, trovò e spedì in California alcune migliaia di esemplari del dittero C. iceryae e 160 esemplari di R. cardinalis che, a causa del lungo viaggio via mare, non arrivarono in condizioni ottimali. Rientrando in America, il Koebele fece tappa in Nuova Zelanda dove, grazie alla segnalazione di Whight, in appena 3 giorni, raccolse 6.000 larve e adulti di Rodolia che, pose in contenitori refrigerati, e portò personalmente in America, dove il coccinellide venne allevato e distribuito, con successo, in quelle aree agrumicole del Mondo in cui venivano segnalate infestazioni di Iceria. Considerato il pieno successo, tale metodo, definito propagativo, servì da modello per numerosi programmi basati sull’introduzione di entomofagi provenienti dalle aree di origine dei fitofagi esotici dannosi. La Rodolia è stata introdotta in Italia, nel 1901, da Berlese e, dopo circa un decennio, anche in Sicilia, a cura della Regia Stazione di Agrumicoltura e Frutticoltura di Acireale. Il coccinellide si è bene acclimatato negli ambienti meridionali dove, durante l’inverno, è presente nei vari stadi e svolge una ridotta attività; in primavera le femmine, dopo l’accoppiamento, nell’arco di un mese, depongono fino a 600 uova, di colore rosso porpora con sculture sub ellittiche. In Sicilia svolge fino a 6 generazioni annuali che, in media, durano 20-24 giorni, mentre la cocciniglia, negli stessi agrumeti, ne compie da 2 a 3. L’adulto preda da 300 a 400 uova della vittima e altrettante ne consuma, nel corso dello sviluppo, la larva, di colore rosso con macchie scure. Quando la densità di popolazione della Iceria diminuisce, le coccinelle si disperdono in volo, e solo le larve che predano stadi larvali più giovani, o in fase di muta, della loro stessa specie, riescono a completare lo sviluppo. Gli adulti sono lunghi da 2 a 4 mm e, nella forma tipica, sono facilmente riconoscibili per il tegumento dorsalmente rosso porpora, con 5 macchie nere sulle elitre; con frequenti variazioni cromatiche; in Italia ne sono state descritte una ventina, caratterizzate dal prevalere del colore nero delle elitre, sul rosso. Tali variazioni cromatiche, più accentuate nei maschi, possono trarre in inganno i non addetti ai lavori; ma basta l’esame dei genitali per fugare ogni dubbio. Il coccinellide si è bene acclimatato in molte aree del nostro Paese e ancor’oggi, l’introduzione di 2-3 coppie per pianta, è il mezzo migliore per controllare l’Iceria che pullula quando si verificano favorevoli condizioni ambientali, sia naturali, quali le basse temperature invernali, sia antropiche, soprattutto determinate da reiterati interventi con insetticidi non selettivi. 
      
Fig.di apertura: variazioni cromatiche di R. cardinalis: a-f, femmine; g-h, maschi


Fig.1. Larva giovane di Rodolia cardinalis che attacca l’ovisacco di Iceria purchasi 


Fig.2. Eopupa e pupa di R. cardinalis


Fig.3. Adulti di R. cardinalis su colonia di I. purchasi