Anche l’agricoltura sta attraversando una fase di importanti cambiamenti complessivi e collettivi, soprattutto nelle zone agricole ove era diffusa la mezzadria. Quando questi sistemi di conduzione vennero eliminati per legge e si ebbe una migrazione della manodopera dalle campagne alle industrie, raggruppate presso centri urbani, ci fu un generale abbandono delle tradizionali coltivazioni plurime (che erano mirate a ridurre i rischi di eventi negativi), una rinuncia alle consociazioni tra colture diverse su un unico appezzamento (per utilizzare meglio gli spazi), una rapida tendenza ad allargare quanto possibile gli appezzamenti (per meccanizzare tutte le operazioni colturali). Molti agricoltori si avvalsero di “contoterzisti”, cioè di terze aziende ben meccanizzate disposte ad eseguire varie operazioni, a pagamento, “senza compartecipazioni e assunzioni di alcun rischio”.
Attualmente si parla invece di una “Agricoltura di precisione”, che può avvalersi anche di sistemi operativi a distanza (controllata e guidata attraverso satelliti, computer, droni, robot, ecc.). I tradizionali lavori faticosi del contadino, stanno passando nelle mani di esperti che sanno usare strumenti operati da aziende e persone specializzate. Queste raggiungono il numero di 18.000 ed operano per conto di circa un milione di aziende agricole, sparse su tutto il territorio nazionale. Oggi, se si guarda con attenzione, soprattutto dall’alto di un elicottero, si ha una chiara percezione di ciò che sta avvenendo. Anche i piccoli appezzamenti privati e le piccole aziende vengono inglobate in ampie aree, da poter dedicare a uniformi monocolture collegiali (ad es.: di grano, fieno, barbabietole, ortaggi, frutteti, ecc.).
Il 27 maggio u.s. è stata ufficialmente fondata la “Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani” (Cai). Il suo Presidente Dalla Bernardina, ha manifestato l’intento di guidare il mondo agricolo verso obiettivi di crescita e di integrazione sempre più alta, attraverso dialoghi, collaborazioni e accordi fra tutti i protagonisti attivi dell’agricoltura. Naturalmente, occorre investire le Istituzioni delle loro responsabilità, ma senza ledere in alcun modo il legame che unisce ciascuno alla terra di sua proprietà. L’aggregazione operativa di più aziende deve quindi essere volontaria, con regole adattate a esigenze diverse, senza imporre operazioni ingiuste e lesive. Anche le aziende agricole più piccole e in maggiore difficoltà possono partecipare alla nuova agricoltura collegiale, acquisendo parte dei vantaggi economici ottenuti con i redditi di una gestione che riduce i costi e migliora la qualità dei prodotti in modo che possano rimanere competitivi sul libero mercato, anche globale.
Da: QN - La Nazione, 11 giugno 2017
foto: A sinistra il presidente Gianni Dalla Bernardina, a destra il vicepresidente Sandro Cappellini