Con un prezzo del latte che non decolla e rimane al di sotto dei prezzi di costo, non è affatto semplice. Colpiti dalle crisi che si sono succedute, dissanguando un gran numero di agricoltori – a cominciare dai produttori di latte che perdono oggi tra 50 e 100 euro al giorno – molti sembrano tentati dal Front National. L’allarmante numero di suicidi nel settore traduce in maniera brutale la miseria economica ma anche morale che si è abbattuta sulle campagne.
Dice Frank Guehennec, responsabile del settore latte della FDSEA (Fédération Départementale des Syndicats d'Exploitants Agricoles) del Morbihan: “Non vogliamo una gestione alla giornata ma un grande Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione che consideri l’agricoltura come arma strategica per il futuro del Paese, uno strumento di creazione di ricchezza e di posti di lavoro e che permetta ai produttori delle varie filiere di vivere decentemente”.
Una cosa è certa: che sia a capo di una grande, media o piccola azienda, nessun agricoltore è oggi al sicuro dal burn-out o dal fallimento. Con 350 euro al mese, il salario medio del 70% dei produttori di latte, non è facile fare fronte ai bisogni più elementari. Peggio ancora, i più vulnerabili sono spesso vittime di quello che Solidarité Paysans chiama “la doppia condanna”. Vale a dire le penali e gli aggi che possono essere applicati dalle banche, dalle assicurazioni e altri centri contabili ai cattivi pagatori, trasformando delle situazioni finanziarie difficili in impasse inestricabili. L’atteggiamento dei creditori nei confronti delle persone in difficoltà si è irrigidito molto.
“Non siamo dei salvatori, spiega Elisabeth Chambry di Solidarité Paysans, il nostro ruolo è prima di tutto rimettere al centro del loro progetto persone che non vengono ascoltate. Ridare loro fiducia e possibilità di ricostruirsi la vita”.
Tratto da un articolo di Pierre-Henry Allain, su Liberation del 7/4/2017
(v. Agrapress Rassegna Stampa Estera n° 1201)