Dalla Conferenza tenutasi a Lucca il 5 e 6 aprile 2017 è emersa una nuova attenzione per le zone montane e le foreste che non si verificava da tempo. Dopo una breve analisi delle criticità ambientali registrate sul territorio rurale, sono stati evidenziati alcuni problemi che interessano i Comuni montani: dallo spopolamento, all’invecchiamento della popolazione, particolarmente accentuata in montagna, alle potenzialità del patrimonio forestale toscano. E’ stato evidenziato che la Regione Toscana con oltre 1 milione di ettari di boschi, assorbe circa 10 milioni di tonnellate di CO2, pari a circa 1/3 delle emissioni complessive regionali!
Ha fatto piacere sentire che il paesaggio è il frutto di millenni di interazioni tra l’uomo e l’ambiente e, in quanto tale, connota l’agricoltura toscana; che la necessità di processi innovativi e sostenibili è indispensabile per la salvaguardia del paesaggio e delle attività antropiche che caratterizzano i diversi ambienti della Toscana.
Se è vero che i boschi coprono circa il 50% della superficie regionale, che per oltre la metà sono localizzati in montagna (l’altra metà circa è in collina), che i 3/4 circa sono boschi cedui, mentre le fustaie rappresentano meno di 1/5 del totale dei boschi, allora le politiche forestali non possono non interessare la collina e la montagna.
La conferenza ha posto l’accento sulla perdita della redditività di alcune attività agricole e, tra queste, segnatamente per i seminativi, per la zootecnia, per le foreste.
Tra le criticità è stato evidenziato il degrado dell’assetto idrogeologico, aggravato dagli effetti del cambiamento climatico; l’aumento incontrollato di alcune specie di fauna selvatica, in particolare gli ungulati che, oltre a determinare danni ingenti alle produzioni agricole, stanno rappresentando anche un serio problema di natura ambientale, soprattutto in montagna; l’indirizzo di governo dell’ambiente e del territorio, talvolta improntato a logiche di natura prevalentemente “conservativa”, e i frequenti conflitti tra i vincoli e le opportunità imprenditoriali.
Alcune azioni sono state intraprese, anche a livello normativo (vedi la recente legge rivolta a stabilire un rapporto di compatibilità tra la presenza della fauna selvatica sul territorio e attività antropiche, vedi l’organizzazione del servizio di difesa dagli incendi boschivi che, a fronte di un’elevata incidenza di questo fenomeno, vede in Toscana un contenimento della superficie media per ogni evento inferiore a 1,5 ha (parametro indicativo di un’efficiente organizzazione ed una elevata professionalità degli addetti), altre azioni sono da portare a termine per sburocratizzare maggiormente le attività forestali e contribuire a rendere questo settore competitivo sul mercato nazionale e comunitario.
E’ stato giustamente sottolineato che l’abbandono dei terreni e agricoli e forestali, in particolare nelle aree di montagna, induce problematiche che interessano l’economia, l’assetto del territorio, la modifica del paesaggio, la biodiversità. L’abbandono è dettato spesso da ragioni economiche, pensare di rendere produttivi i nostri boschi con il persistere dei vincoli del passato è un’utopia, bisogna coniugare la modernizzazione delle attività forestali con la sostenibilità ambientale, senza anatemi e pregiudizi, nella consapevolezza che oggi, senza infrastrutture ( leggi viabilità di ogni ordine) e senza la possibilità di meccanizzare le operazioni forestali, qualsiasi velleità di rivitalizzazione del settore rimarrà nell’ambito delle buone intenzioni.
Della crisi della selvicoltura di impianto e dei possibili indirizzi programmatici futuri ci siamo occupati nel corso della giornata che l’Accademia dei Georgofili ha dedicato alla coltivazione della Douglasia.
Nel corso della Conferenza regionale dell’agricoltura è stato detto chiaramente che bisogna coltivare le foreste, bisogna promuovere la selvicoltura, che soltanto la gestione del bosco ne garantisce la funzione ambientale. Sono stati indicati possibili indirizzi di incentivazione e di sostegno alle attività forestali e alle filiere che da queste derivano. Un vero e proprio cambio di rotta che, siamo certi, se correttamente implementata, non tarderà a dare i risultati sperati.