Selvicoltura delle conifere e selvicoltura delle latifoglie
Il valore delle piante conifere, a parità di specie e dimensioni varia poco; la biforcazione influisce sui costi di utilizzazione e sul valore del legno in modo non proibitivo, le piante con rami bassi grossi in bosco sono rare.
Il valore di macchiatico delle piante di latifoglie, invece, cambia molto da pianta a pianta; non raro il caso di piante il cui costo del taglio e dell’allestimento dei tronchi sorpassa il valore del legname ricavabile.
La produzione del legname di pregio di latifoglie
Il legno degli alberi di specie pregiata è una materia prima destinata a lavorazioni con alto valore aggiunto. La specie non basta ci vuole soprattutto l’assenza di difetti. Se le piante sono cresciute senza cure specifiche, la percentuale di tronchi o di intere piante rifiutati dal commercio può essere molto elevata. In teoria occorre un popolamento di sole piante di élite ottenuto con diradamenti moderati e frequenti a partire da un giovane bosco affatto coetaneo.
Etica forestale spicciola
Un tale voleva far legna nel suo bosco; il forestale fece osservare che era inutile fare il taglio perché ricorrevano le condizioni per avere dal comune un’assegnazione di legna a prezzo di favore. L’interessato rispose: “Se il bosco è una cosa tanto importante quanto voi dite, chi può deve riscaldarsi con la legna del suo bosco e non con quella del bosco degli altri!”.
Nell’editoriale del numero 224 di Sherwood Palo Mori torna sull’argomento. Se esistono le condizioni per utilizzare i boschi in maniera duratura, invece di demonizzare le motoseghe bisogna mirare ad un equilibrato uso di tutti i boschi nell’interesse dell’umanità nel suo insieme.
Selvicoltura razionale e selvicoltura sostenibile
La selvicoltura razionale consiste in norme e pratiche stabilite valutando e bilanciando i pro e i contro di opposte esigenze nella ricerca di un ragionevole compromesso fra le esigenze economiche e finanziarie dei possessori dei boschi e le utilità pubbliche che richiedono la permanenza e la rinnovazione della copertura forestale. L’ideale sta nella produzione sostenuta, cioè costante e, se possibile, continuamente migliorata. Da non confondersi con la selvicoltura sostenibile che, in senso stretto, è quella che privilegia la permanenza della copertura forestale su basi morali non negoziabili che prevalgono su ogni considerazione di economia di mercato.