Negli Stati Uniti d’America (USA) all’inizio del secolo si stimava che ogni anno, su una popolazione di circa trecentoventicinque milioni di persone, a causa d’infezioni e intossicazioni alimentari vi fossero
trecentocinquantamila casi di malattie gravi con ricovero ospedaliero, settantasei milioni di casi di malattia intestinale e cinquemila morti (OMS – WHO – Food Safety and Foodborne Illness – Fact Sheet N° 237 – Rev. September 2000). Fino a oggi la situazione non è molto migliorata e secondo la Food and Drug Administration (FDA) ogni anno circa quarantotto milioni di americani (uno su sei) hanno un’intossicazione alimentare con centoventottomila ricoveri ospedalieri e tremila morti. Per questo nel 2011 nel Food Safety Modernization Act (FSMA) si è iniziato a stabilire nuove regole federali di sicurezza e, dopo una non facile gestazione, sono ora entrate in validità nel FDA Issues Guidance for Industry about Model Accreditation Standards for Third-Party Certification Bodies del 6 dicembre 2016.
Si tratta della più importante innovazione legislativa alimentare degli ultimi settanta anni, con ricadute importanti sulle imprese americane e possibili rilevanti riflessi anche sulle normative degli altri paesi, senza
contare il ruolo che le norme ora stabilite potranno avere nella stipulazione d’accordi commerciali tra USA e Unione Europea e l’impatto della nuova normativa sulle imprese italiane che vogliono esportare i loro prodotti negli USA.
Molte, complesse e dettagliate sono le norme (ben più di quelle a volte discussa Unione Europea) del Food Safety Modernization Act (FSMA) consultabile sul sito della FDA e tre hanno un diretto impatto organizzativo e economico sulle imprese italiane che esportano alimenti negli USA.
Nella nuova normativa, non solo è divenuto obbligatorio il sistema HACCP già ben noto e applicato anche in Europa ma, primo e importante aspetto è che ogni azienda produttrice d’alimenti deve avere un Food safety plan, un piano globale e molto dettagliato di prevenzione dei pericoli per il consumatore basato sulle misure di accertamento e di prevenzione che consideri ogni singolo ingrediente e ogni singolo pericolo che potrebbe manifestarsi in ognuno degli ingredienti.
Un secondo aspetto riguarda l’obbligo per ogni azienda di avere un Preventive controls qualified individual (PCQI), una persona che ha seguito un corso di formazione specifica approvata ufficialmente dall’FDA o che dimostri una lunga e provata competenza che lo renda idoneo a intrattenere i rapporti con l’ispettore, di cui il terzo aspetto, come unico e qualificato responsabile della sicurezza dell’azienda. Non è ancora chiaro se debba essere un dipendente o un consulente esterno dell’azienda, una condizione delicata se si pensa al fatto che necessariamente deve essere a conoscenza dei know how o saperi e segreti aziendali.
Il terzo aspetto è quello dell’Ispettore dell’FDA che saranno inviati anche in tutte le aziende che esportano negli USA, per la metà delle aziende entro il 2018 e per le altre entro il 2021 e per questo vi è stata una vasta assunzione di personale che viene addestrato alle nuove e importanti funzioni. L’ispettore non solo visita le singole aziende, ma in queste prende visione del suo complesso, esamina il piano di prevenzione dei pericoli, il livello di formazione del personale nella prevenzione dei pericoli, colloquiando esclusivamente in inglese con il Preventive controls qualified individual (PCQ) sopra citato. L’Ispettore ha il potere di autorizzare o nel caso di non conformità risolvibili con l’invio di foto o di filmati può ritornare per una seconda visita. Se la prima visita è gratuita, la seconda comporta una spesa oraria di 285 $ calcolati da quando parte e quando rientra negli USA (per un viaggio di tre o cinque giorni si va dai 20.500 ai 34.200 $). Importante è che, al di fuori dei costi, è la facoltà dell’Ispettore di sospendere l’autorizzazione all’invio degli alimenti dell’azienda o nelle dogane degli USA, non riconoscere o evocare la qualifica del Preventive controls qualified individual (PCQ), soprattutto nel caso che vi fossero documentazioni false o artificiosamente preparate e presentate.
Il Food Safety Modernization Act degli Stati Uniti comprende una serie di interventi non ancora esattamente definiti, tuttavia permette alcune considerazioni.
La prima considerazione è che il quadro normativo america-no costituisce un modello con il quale si potranno confrontare altre nazioni che concorrono nel mercato mondiale degli alimenti. Non ultima, l’Unione Europea, che dagli USA importa rilevanti quantità di commodity (mais, soia e frumento) potrebbe richiedere analoghi controlli e garanzie di quelli americani. Ci si può anche chiedere se in un futuro il Regno Unito, uscito dalla UE, sceglierà il modello UE o quello USA.
Una seconda considerazione riguarda l’impatto della nuova normativa sulle esportazioni alimentari italiane di qualità, dai vini ai prodotti DOP quali Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma. Indubbiamente i grandi complessi produttivi non dovrebbero avere rilevanti problemi organizzativi ed economici, mentre i piccoli produttori potrebbero
vantare la possibilità di esportare negli USA prevalentemente come qualifica di prestigio da utilizzare anche in altre aree commerciali che dovessero seguire il nuovo modello americano.
Non da ultimo è da vedere come sarà precisato e sviluppata la pratica applicazione delle sanzioni per le introduzioni illegali o clandestine per quanto riguarda le piccole quantità di alimenti che possono essere introdotte nei bagagli dei passeggeri o spedite per post, per non ripetere situazioni del passato, come quello della mortadella che diede origine al simpatico film interpretato dall’allora fiorente Sofia Loren.