L’incontro del 24 novembre ha costituito una importante occasione per confrontare lo stato della legislazione alimentare in buona parte del mondo.
Concludendo, il prof. Costato ha messo in risalto il fatto che gli attuali problemi dell’alimentazione non consistono tanto, nei paesi sviluppati, nella Food Safety quanto, con particolare riferimento ai paesi meno fortunati del globo, dalla Food Security, e cioè dalla quantità di cibo disponibile, e dalle proprietà energetiche di esso.
La PAC, abbandonando l’indirizzo produttivistico e passando a considerare l’agricoltore non tanto un imprenditore – produttore di beni quanto, invece, un fornitore di servizi ambientali, e non solo, ha provocato, unitamente ad una analoga, almeno per certi aspetti, politica statunitense, una minore abbondanza delle principal commodities agricole. Il fatto che le stesse soffrano di condizioni di prezzo, attualmente, molto depresse non smentisce l’assunto. Infatti, se da un lato la domanda sembra mancare, dall’altro la stessa non può essere esercitata da chi non dispone dei mezzi economici per metterla in atto. Dunque, a fronte di vere, grandi necessità, la precedente generosa politica di sostegno all’export di granaglie e riso verso i Paesi più poveri è stata abbandonata nella speranza, dimostratasi ad oggi vana, di riuscire a rinnovare l’Accordo Agricolo firmato a Marrakech.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e cioè l’emigrazione di massa di centinaia di migliaia di persone, probabilmente i meno poveri, verso l’Europa (ma anche verso il Sud Africa). Insomma, se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna, ovvero se non si può sperare in uno sviluppo e in una condizione decorosa a casa propria, si va dove queste condizioni sembrano raggiungibili.
Tornando alle ragioni principali dell’incontro, il prof. Costato ha messo in risalto come il diritto alimentare europeo, oggetto ormai di studi molto approfonditi nel nostro Paese che, sul piano scientifico, appare oggi all’avanguardia, costituisca un interessante oggetto di studio anche nel resto del mondo e, in particolare, in Cina, come dimostra l’interesse concreto manifestato con la traduzione in lingua mandarina del volume collettaneo di autori italiani, anche scritto in inglese, giunto rapidamente alla seconda edizione, allargata dall’European food law con l’aggettivo Global. La circolazione degli alimenti, che è alla base delle necessarie regole per la sicurezza dei consumatori, è diventata oggi così vorticosa e importante da richiedere una progressiva “globalizzazione” delle regole. Con soddisfazione si può affermare che il diritto dell’Unione europea, espressione di un potere sovranazionale oggi oggetto di tante critiche, si afferma come esempio per tutte le normative esistenti e come base
per la progressiva globalizzazione delle regole del cibo.