Il verde urbano dovrebbe essere bello e migliorare l’ambiente ma anche sostenibile per i bilanci pubblici sempre più scarni.
Il miglioramento ambientale avviene con il disinquinamento operato dalle piante: assorbimento di gas tossici, intercettazione di polveri di cemento, di asfalto, filtrazione di idrocarburi e di decine di altri prodotti, tra i più velenosi, cancerogeni, o irritanti.
Ma quanto può costare curare il verde in una citta’ di medie dimensioni? Portiamo come esempio, Bologna.
Tempo fa il Dipartimento di Colture Arboree di Bologna stimò che occorressero circa 10 milioni circa di Euro all’anno per una efficiente manutenzione di tutte le aree verdi e che il Comune di Bologna spendesse soltanto circa ¼ di questa cifra : 2,5 milioni di Euro. Ciò significava che le ditte appaltatrici della manutenzione del verde, per far quadrare i loro bilanci intervenissero poco con conseguenti danni all’efficienza del verde. Più le piante intorno ed all’interno delle città sono vitali ed efficienti più si riscontrano gli effetti benefici. Negli anni ’70 si puntava solo sulla costruzione di case, strade, ospedali, scuole e trasporti e al verde restavano briciole. Lo stesso accade oggi: a Vignola (Modena), ad un Convegno durante la “SETTIMANA DELL’ALBERO” nel Novembre 2010, tecnici comunali e docenti di differenti nazioni e università, hanno ripetuto che il problema più importante era quello di gestire in modo efficiente le manutenzioni.
I costi del verde non sono omogenei : dalle somme enormi che a volte si stanziano per il verde di effetto, come il “verde verticale”, realizzazioni paragonabili ai compensi dei calciatori ; o al verde realizzato con alberi non allevati dal vivaismo italiano, ma ottenuto dal recupero di esemplari pluri - secolari, come i grandi ulivi estirpati nel del Sud e reimpiantati anche in zone difficili per loro. I costi di manutenzione del verde sono oggi impressionanti: ad Imola nell’Ottobre 2010 il collega Pietro Piccarolo di Torino ha sostenuto che alcune realizzazioni verde, oggi, costano ogni anno per la manutenzione, circa un terzo del costo di impianto. Per mantenere uno spazio verde a prato, aperto al pubblico ed utilizzato , è necessario spendere annualmente da 0,8 a 6-7 euro al metro quadrato .
A partire dagli anni ’60, il verde urbano stradale tradizionale, realizzato con specie a grande sviluppo come platani o bagolari, è stato sostituito in Francia, Svizzera ed altri Paesi, con alberi a sviluppo più ridotto, o con piante distanziate in modo da non richiedere frequenti interventi di potatura di contenimento . Anche in alcune città italiane questo è avvenuto, soprattutto nei nuovi quartieri progettati e realizzati in piccoli centri o piccoli comuni . L’uso di specie più adatte ai tempi attuali deve essere sollecitato, le palme ad esempio: in ogni città lungo i mari gli amministratori hanno privilegiato le palme, piante che, in altri tempi, restavano confinate nelle regioni con clima idoneo,nonostante grandi maestri come Valerio Giacomini, il botanico dell’Università di Roma, scrivevano pagine e pagine sulla devastazione dei paesaggi italici coll’inserimento di specie esotiche, da parte di incolti. Le palme ora devono cavarsela con il Punteruolo e dispiace proprio che da una disgrazia collettiva possa trarre origine il rinnovamento del paesaggio. Far vivere le piante dei boschi nelle città e’ uno dei principali problemi che i ricercatori affrontano. Problema abbastanza risolvibile con strutture semplici, funzionali, compatibili con l’ambiente e a costi minimi di manutenzione, specie per il consumo di acqua. Le specie resistenti all’inquinamento urbano, come, ad es.
Gingko biloba o
Pyrus calleriana, andrebbero più considerate , come pure le specie resistenti ai danni provocati dalla manutenzione stradale, come , tra le altre, alcune cultivar di
Robinia a piccolo sviluppo; specie resistenti alla siccita’ es.
Quercus ilex - specie e tecniche idonee alla resistenza all’asfissia a livello radicale; specie a portamento ed habitus ridotto. Nelle aree marine esistono specie mediterranee, resistenti alla salsedine ed anche, per le zone a nord di Ancona sull’Adriatico ed a nord di Livorno sul Tirreno, alle minime termiche che, magari ogni 15 o 20 anni, possono capitare e distruggere il lavoro di vari lustri.
I paesaggisti dovrebbero pensare al futuro di ciò che progettano, in quanto il Verde, quello vero, va fatto non per sbalordire, per abbellire si, ma sopratutto per rendere vivibili le città per i nostri figli,nipoti e pronipoti. Vorrei che i Ministri competenti tenessero conto che fino a che la cultura del verde non verrà instillata ai bambini fin dalle scuole elementari ed alle materne non si avrà una vera coscienza ambientale nei futuri cittadini, e per fare questo bisogna riformare le idee in buona parte di quella parte di insegnanti che ritengono che vi siano cose più importanti da propinare agli alunni del miglioramento ambientale.
(foto di Francesco Ferrini: frutti di gingko biloba)
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