Il settore olivicolo, al pari di tutta l’agricoltura, è sottoposto ad una serie di sfide che riguardano i cambiamenti avvenuti sia nel contesto economico e sociale del paese sia dal punto di vista climatico. Queste sfide da un lato minano il futuro della filiera, dall’altro però possono agire da stimolo per conseguire sensibili progressi nel modo di produrre e fare reddito.
Uno degli aspetti fondamentali su cui bisogna insistere è quello della formazione e dell’aggiornamento professionale degli operatori della filiera in quanto tuttora le conoscenze e le innovazioni vengono utilizzate solo da un numero limitato di aziende rispetto ad altre filiere più progredite.
Un esempio è dato anche da quanto successo nell’annata 2024-25, indiscutibilmente un’ottima annata sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo dell’olio in Italia centrale. La buona fioritura ed allegagione primaverili sono state seguite dallo sviluppo del frutto con assenza o quasi di mosca per cui si è giunti alla raccolta con frutti abbondanti, sani ed integri. Eppure le basse rese al frantoio (10-12% in media in Toscana) hanno portato molti produttori a ritardare la raccolta o addirittura a non raccogliere le olive nonostante sia risaputo che dal punto di vista quantitativo il dato di resa in olio al frantoio conta relativamente, mentre invece è importante la produzione di olio per albero o per ettaro. Sicuramente gli alti costi di raccolta hanno scoraggiato molti olivicoltori a completare il ciclo di produzione sebbene i prezzi dell’olio toscano siano rimasti piuttosto elevati, ma le basse rese non possono essere un alibi vista la ottima qualità del prodotto. Per il futuro bisognerà insistere sulle innovazioni di prodotto per dare valore sempre maggiore all’olio extra-vergine di oliva, e su quelle di processo in grado di ridurre i costi di produzione in campo.
Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, ci sono ampie evidenze dell’aumento delle temperature nel bacino del Mediterraneo. L’incremento termico non mostra segnali di rallentamento e modelli di simulazione sviluppati per l’olivo mostrano anticipi rilevanti nella fenologia e maggiore incidenza di stress ambientali. Alcuni rimedi sono già disponibili, ad esempio l’introduzione dell’irrigazione e la sua gestione in deficit, ma vi è necessità di ulteriore ricerca sul tema delle risposte allo stress idrico e a quello da alte temperature, finora poco studiato. Non sappiamo molto sulla risposta varietale, in altre parole quali sono le varietà più resistenti all’innalzamento termico ed in quali fasi fenologiche. Questo problema non riguarda solo le varietà toscane, ma tutto il patrimonio olivicolo italiano. In tali condizioni è difficile dare indicazioni scientificamente provate per le scelte varietali per i nuovi impianti.