Attivisti irragionevoli, non nuovi eroi

di Massimo Vincenzini
  • 05 March 2025

Mercoledì 26 febbraio 2025, durante lo svolgimento nella sede accademica del convegno “Il contributo dello spazio per l’agricoltura”, in cui si analizzavano le odierne applicazioni del telerilevamento nel settore primario, con la partecipazione di relatori esperti e rappresentanti degli ordini professionali di agronomi, agrotecnici e periti agrari, hanno fatto irruzione nel salone delle adunanze tre energumeni, sedicenti attivisti di non si sa quale organizzazione, i quali hanno interrotto con urla sguaiate la relazione della dottoressa Maria Libera Battagliere dell’Agenzia Spaziale Italiana, hanno consegnato dei dépliant e di fatto hanno impedito lo svolgimento dell’incontro, blaterando poche idee ma molto confuse su OGM, TEA e potere delle multinazionali.
Di fronte alla costernazione dei presenti, sono intervenuto personalmente cercando di placare gli animi, ma non è stato possibile instaurare alcun tipo di dialogo con queste persone, che si sono allontanate soltanto in seguito all’intervento solerte delle forze dell’ordine, che ringrazio a nome dell’Accademia dei Georgofili.
Questo fatto, mai avvenuto prima - a mia memoria - nella sede della nostra Accademia (luogo di dibattito, idee e confronti civili dal 1753), desta non poca preoccupazione soprattutto in aggiunta ai recenti atti di vandalismo contro la sperimentazione di piante ottenute con TEA (tecnologie di evoluzione assistita): ricordiamo nel giugno 2024 la devastazione di un piccolo campo di riso resistente al brusone, studiato dall’Università di Milano, e soltanto poche settimane fa la distruzione di un vigneto sperimentale dell’Università di Verona.
Occorre evidenziare che gli autori di questi atti, con i quali è assolutamente impossibile ragionare perché hanno la mente obnubilata da deliri e farneticazioni sconclusionate, danneggiano la società e qualificano con le azioni violente loro stessi. Ricordiamo che la sperimentazione e la ricerca scientifica sono da sempre servite all’umanità per migliorare la qualità della vita, sconfiggere malattie, scoprire nuove terapie e metodi di cura. Analogamente, lo studio delle TEA si propone di selezionare piante più resistenti agli stress biotici e abiotici, oggi in aumento a causa dei cambiamenti climatici, e dar vita quindi a un’agricoltura più sostenibile con minori input chimici, ridotto utilizzo di acqua e, se possibile, più produttiva, a fronte di un incremento della popolazione su scala mondiale.
L’Accademia dei Georgofili ha recentemente sottoscritto un documento in favore delle TEA, congiuntamente all’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie perle Scienze applicate allo sviluppo dell’Agricoltura, alla sicurezza Alimentare e alla tutela Ambientale) e alla SIGA (Società Italiana di Genetica Agraria), nel rispetto del suo antico motto “Prosperitati Publicae Augendae”, risalente a oltre due secoli e mezzo fa, quando evidentemente - ai bagliori del Secolo dei Lumi - c’era più molto più rispetto di oggi per la scienza e per gli scienziati.
A nessuno può essere negato il diritto di dimostrare il dissenso, inclusa la contrarietà ai principi della scienza e della tecnica da essa derivata. Tuttavia, un conto è dialogare pacificamente e un altro è intraprendere azioni dissennate; a che cosa è servito interrompere violentemente un pubblico incontro dedicato allo studio, al confronto scientifico e alla divulgazione di importanti nuove tecnologie che possono essere di aiuto all’agricoltura, chiamata oggi (serve ricordarlo?) a fornire cibo sano e sicuro a oltre 8 miliardi di persone sul nostro Pianeta?
Purtroppo, osserviamo che alcuni settori della politica strizzano l’occhio a questi sedicenti ambientalisti, di fatto talebani dell’oscurantismo, mentre al contrario c’è bisogno di una informazione trasparente e corretta per educare i cittadini a ragionare liberamente e consapevolmente, anche su temi come quelli dell’agricoltura e delle piante geneticamente modificate. Fondamentale anche distinguere, a livello comunicativo, le TEA dagli OGM classici, ma ancora la legislazione europea non ha formalizzato questa importante differenza, contribuendo ad alimentare questo clima di confusione e intolleranza. Fino a quando?