Lo scorso 4 dicembre è stato pubblicato da ISPRA il report annuale su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Purtroppo, anche questo report conferma che il consumo di suolo continua a trasformare il nostro Paese con velocità elevate. Nell’ultimo anno di rilevamento, il 2023, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 72,5 km2, ovvero, in media, circa 20 ettari al giorno, o 2,3 metri quadrati ogni secondo.
Come è noto, il nostro Paese non ha ancora una politica di indirizzo per il contrasto del consumo di suolo e neanche per la tutela della sua qualità, ma dovrà presto conformarsi alle indicazioni dell’Unione Europea. Infatti, già nel 2021 la Commissione europea, stimando che la degradazione del suolo costi ogni anno 450 miliardi di euro, ha presentato una nuova Strategia per il suolo con l'obiettivo di garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi del suolo dell'UE siano in condizioni sane (COM (2021) 699). Per raggiungere questo obiettivo, il 5 luglio 2023 è stata proposta una direttiva europea per il monitoraggio e la resilienza del suolo, che stabilisce misure per il monitoraggio e la valutazione della salute del suolo, basate su una definizione comune di suolo sano, al fine di promuovere una gestione sostenibile dei suoli e affrontare la bonifica dei siti contaminati (COM(2023) 416 final).
La proposta di direttiva del suolo è attualmente in fase di negoziazione interistituzionale (triloghi) tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'UE (formato dagli stati membri) e la Commissione europea. Il Parlamento europeo ha adottato una posizione in prima lettura il 10 aprile 2024, mentre il Consiglio ha concordato il suo approccio generale il 17 giugno 2024.
Il negoziato è ancora in corso e sottoposto a varie pressioni. Sebbene le diverse parti interessate concordino sulla necessità di un quadro di monitoraggio del suolo, alcuni hanno sollevato preoccupazioni sugli indicatori scelti per descrivere e valutare la salute del suolo, sulle disposizioni relative al consumo di suolo, sulla mancanza di una tabella di marcia, di piani e obiettivi intermedi per raggiungere il traguardo del 2050, sull'applicazione del principio "chi inquina paga" e sui finanziamenti disponibili per sostenere proprietari e gestori del suolo.
Nell’ambito del Consiglio europeo, in particolare, si sottolinea l’importanza della fattibilità della direttiva e della sua facilità di implementazione, che tenga conto dei sistemi nazionali e preveda una flessibilità nell’ attuazione che faciliti l’adattamento da parte dei gestori del suolo. I parlamentari europei invece puntano ad evitare ulteriori imposizioni su agricoltori e gestori, ribadendo la necessità di un approccio basato sui risultati della applicazione delle misure, che garantisca trasparenza sui dati e sulle informazioni raccolte e che faciliti la partecipazione del pubblico. Altri elementi enfatizzati sono la precisione sui dati relativi alla contaminazione e la coerenza con le disposizioni esistenti. La Commissione europea infine evidenzia l’importanza di basarsi sull’evidenza scientifica e di puntare a soluzioni semplici senza oneri amministrativi. Di rilievo è anche la politica di utilizzazione dei dati raccolti. I dati sul suolo, infatti, devono poter essere utilizzabili nelle decisioni a tutti i livelli. La situazione attuale è invece quella di una condivisione dei dati molto difficile da parte dei vari detentori regionali e nazionali. Per facilitare la condivisione dei dati sono state intraprese varie azioni da parte dell’European Soil Observatory (JRC, Ispra) e anche da parte di progetti europei, come EJP Soil (https://ejpsoil.eu/).
Per quanto riguarda la tempistica, si prevede che entro quest’anno si arriverà ad una definizione condivisa della direttiva e al suo recepimento da parte degli stati membri entro il 2028. La prima attività di monitoraggio e valutazione dei suoli dell’Unione dovrà essere terminata per il 2028 mentre un secondo monitoraggio dovrà essere realizzato entro il 2036.
Si tratta certamente di un programma molto ambizioso, che certamente necessita di una grande cooperazione tra tutti gli interlocutori e soggetti interessati. Realizzare tale collaborazione sarà già un grande passo avanti nel processo di integrazione delle politiche agricole e ambientali nazionali ed europee. Ogni stato membro è chiamato a facilitare tale processo con gli opportuni strumenti tecnici, scientifici e normativi.
E’ interessante confrontare lo sviluppo delle politiche sul suolo europee con quelle di due grandi Paesi, la Cina e il Canada, molto diversi dalle realtà europee, ma entrambi sensibili al tema della tutela della risorsa suolo.
Il 24 settembre dello scorso anno la Cina ha annunciato l'introduzione di un sistema rigoroso per la protezione delle terre coltivabili, dotato di misure concrete per contrastare l'erosione di tali aree. Queste iniziative fanno parte di una strategia più ampia per garantire la sicurezza alimentare nazionale e rafforzare il settore agricolo. La direttiva stabilisce che la superficie nazionale di terre coltivabili non debba scendere sotto i 124,33 milioni di ettari, con almeno 103 milioni di ettari destinati a terreni agricoli. Per raggiungere questi obiettivi, la Cina attuerà le politiche più stringenti possibili per la protezione delle terre coltivabili, introducendo misure contro la conversione delle terre agricole ad usi non agricoli. I governi locali dovranno garantire che la soglia di protezione stabilita non venga mai superata e che siano adottate misure di responsabilità rigorose, anche personali, per contrastare le violazioni.
Al fine di migliorare la qualità del suolo, il documento prevede la graduale trasformazione dei terreni agricoli di base in terreni agricoli di alta qualità, resistenti alla siccità e alle inondazioni, capaci di garantire rese elevate e stabili. Per realizzare questa trasformazione sarà sviluppato un piano nazionale, che attribuisca priorità alle aree con i suoli più fertili della Cina nord-orientale, delle pianure e delle aree irrigue. Saranno inoltre intensificate le attività di contrasto alle pratiche che danneggiano i suoli più fertili e ricchi di sostanza organica.
La legislazione per la protezione della qualità delle terre coltivabili prevede indagini annuali sui cambiamenti nella qualità del suolo e valutazioni complessive ogni 5 anni. Saranno anche promosse iniziative per sviluppare un'agricoltura ad alta efficienza utilizzando terre attualmente marginali e di bassa fertilità.
Il Comitato Permanente del Senato Canadese per l'Agricoltura e le Foreste ha pubblicato nel giugno 2024 un interessante rapporto politico intitolato "Critical Ground: Why Soil is Essential to Canada's Economic, Environmental, Human, and Social Health", che descrive lo stato di salute del suolo in Canada e le azioni urgenti necessarie per un futuro sostenibile.
Riconoscendo i ruoli fondamentali svolti dal suolo nel sostenere la vita sulla Terra – come la purificazione dell'acqua, la regolazione del clima, lo stoccaggio del carbonio e la fornitura della base per cibo, fibre e infrastrutture umane – il Comitato Permanente del Senato per l'Agricoltura e le Foreste ha recentemente condotto uno studio approfondito sullo stato della salute del suolo in Canada. I risultati evidenziano sia i progressi sia le sfide ancora in corso nella gestione del suolo canadese, sottolineando l'urgenza di agire per proteggere questa risorsa inestimabile.
Dal rapporto storico del Senato del 1984, i progressi nella genetica delle colture e nelle pratiche agricole hanno migliorato le rese. Tuttavia, questi guadagni hanno mascherato gli effetti del degrado del suolo. Negli ultimi anni, i cambiamenti climatici, l'urbanizzazione e gli eventi meteorologici estremi, come inondazioni, incendi e siccità, hanno aggravato la perdita di suolo. Senza un intervento immediato, si ritiene che il degrado del suolo potrebbe minacciare la produttività agricola e la stabilità ambientale del Canada.
Lo studio del comitato ha identificato significative lacune nella gestione del suolo. Attualmente, in Canada non esiste una strategia federale globale per la salute del suolo. Inoltre, la mancanza di dati completi ostacola gli sforzi per monitorare e migliorare le condizioni del suolo. Riconoscendo queste sfide, il comitato ha formulato diverse raccomandazioni, quali: designare il suolo come risorsa strategica, nominare un difensore nazionale del suolo, sviluppare una strategia nazionale per il suolo, migliorare la raccolta di dati e la ricerca, proteggere le terre agricole e incentivare pratiche sostenibili, considerare le differenze regionali e migliorare la connettività rurale, sostenere i programmi di scienze del suolo nell'istruzione superiore e migliorare i servizi di estensione e i programmi educativi per promuovere la conoscenza della salute del suolo tra produttori e studenti, sviluppare una strategia nazionale per la bonifica dei suoli contaminati. Si programma infine di organizzare un vertice nazionale annuale sulla salute del suolo e di produrre un rapporto annuale per monitorare i progressi e garantire che tutte le politiche sulla salute del suolo considerino la sostenibilità finanziaria dei produttori agricoli e forestali.
Le conclusioni del comitato sottolineano l'urgenza di proteggere la salute del suolo. Politici, agricoltori, ricercatori e cittadini devono collaborare per attuare queste raccomandazioni. Come avverte il rapporto, "Non abbiamo altri 40 anni per proteggere e conservare il suolo". Sono necessarie azioni immediate per garantire un futuro sostenibile per le industrie agricole e forestali, gli ecosistemi e le comunità del Canada, perché la salute del suolo è inseparabilmente legata al benessere degli ecosistemi, dell’economia e della società.
In un mondo in cui la sicurezza alimentare, la regolazione del clima e la biodiversità sono in gioco, l'appello del Canada ad agire rapidamente non è solo un imperativo nazionale – è un imperativo globale. Le raccomandazioni del Senato canadese si allineano con il più ampio quadro degli impegni internazionali stabiliti dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD), dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). Questi accordi globali riconoscono che proteggere il suolo è essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, prevenire la desertificazione e preservare la biodiversità.
In conclusione, è incoraggiante rilevare come iniziative per la protezione del suolo si stiano sempre più sviluppando in tutto il mondo. Il confronto, l’armonizzazione e l’integrazione tra le politiche programmate o in corso tra i diversi Paesi possono contribuire in modo determinante al raggiungimento di questi impegni internazionali, servendo da esempio per le nazioni che cercano di raggiungere questi obiettivi globali critici.