Il cambiamento climatico ha già avuto e ancor più avrà in futuro un forte impatto negativo sull’agricoltura, che è tra i settori che più ne subisce gli effetti a causa: dell’accelerazione di eventi estremi con l’alternarsi di ritorni di freddo, ondate di calore e di precipitazioni torrenziali; delle temperature elevate con lunghi periodi di siccità e cronica carenza della risorsa idrica.
In merito, il servizio sul cambiamento climatico di Copernicus ha reso noto che nel 2023 la temperatura media globale è stata di 14,98 °C. Il 2023 è stato più caldo di 0,60 °C rispetto alla media del periodo 1991-2020 e di 1,48 °C rispetto al livello del periodo preindustriale 1850-1900. L’incremento delle temperature per l’agricoltura comporta un aumento dell’evapotraspirazione delle colture, e quindi la necessità di aumentare gli interventi irrigui al fine di tutelare quantità e qualità della produzione.
Lo scorso 22 aprile l’UNASA, l’Accademia di Agricoltura di Torino e il DISAFA dell’Università di Torino, nell’ambito dell’incontro preparatorio dei G7 clima, energia e ambiente svoltosi presso la Reggia di Venaria Reale (TO), hanno promosso un Convegno dal titolo “Cambiamento climatico e irrigazione sostenibile in agricoltura”. L’obiettivo, alla vigilia della nuova legislatura europea, è stato quello di fornire un contributo di conoscenza ai decisori pubblici nazionali ed europei, mirato a evidenziare gli aspetti relativi all’approvvigionamento e alla gestione della risorsa idrica nel quadro della situazione climatica in corso. Di seguito vengono riportati alcuni degli elementi emersi.
Per cercare di far fronte agli effetti del cambiamento climatico attraverso la salvaguardia della risorsa idrica in modo da garantirne un uso multifunzionale (potabile, agricolo, energetico), è importante attuare una corretta progettazione infrastrutturale in grado di evitare le elevate perdite dell’acqua piovana. Da qui la necessità di realizzare nuovi bacini di raccolta dell’acqua. La progettazione deve però tenere conto delle reali necessità dei diversi territori, al fine di definirne capienza e costi e di valutare, con attendibili dati tecnico-scientifico ed economici, la effettiva necessità della costruzione. Non solo la costruzione, ma anche la progettazione di bacini di grandi dimensioni, richiede investimenti molto elevati che non possono essere lasciati a carico dei soli privati, per cui è necessario che vi sia un concorso pubblico-privato. Per i bacini già esistenti, si pone il problema della corretta manutenzione e ripulitura, spesso trascurati, oltre alla riattivazione di quelli abbandonati se ne esistono le condizioni. In agricoltura, ma non solo, è in crescita la domanda di energia elettrica, per cui su questi invasi potrebbero essere poste strutture fotovoltaiche galleggianti che, oltre soddisfare la loro funzione di produzione di energia, porteranno anche a una riduzione dell’evaporazione.
Per soddisfare la domanda irrigua senza gravare sul consumo delle risorse idriche, un ruolo significativo può essere assunto dal recupero delle acque reflue. Tecnologie di trattamento avanzate infatti, consentono di utilizzare le acque reflue per l’irrigazione riducendo così la dipendenza dalle risorse naturali. Recentemente, specie nei frutteti e nei vigneti, vengono impiegate ali gocciolanti interrate a bassissima pressione, che ben si prestano per l’utilizzo delle acque reflue depurate.
Nella gestione della risorsa idrica, le reti irrigue svolgono una funzione fondamentale in quanto interconnettano le diverse fonti idriche: fiumi, ghiacciai, laghi, falde freatiche, ecc. Le reti non solo forniscono acqua alle diverse colture, ma hanno anche una finalità multifunzionale. Contribuiscono alla ricarica delle falde acquifere, creano habitat per la fauna, producono energia rinnovabile e più in generale migliorano la salute degli ecosistemi agricoli. Nella gestione irrigua è stato introdotto il rispetto del Deflusso Ecologico (DE), che rappresenta un’evoluzione del Deflusso Minimo Vitale (DMV). Con esso si passa dal garantire una portata minima per salvaguardare le portate dei corpi idrici, a dover considerare non solo la componente idrologica ma anche la componente ambientale, entrambe calcolate secondo determinati parametri. L’esperienza ha dimostrato che, in periodi di carenza idrica, per evitare danni all’agricoltura compromettendone la produzione, sia necessario prevedere deroghe alla normativa,
Il riso è considerato tra le colture a più alto consumo idrico. Mediamente i volumi di acqua utilizzati in risaia, a seconda della struttura del suolo, variano da 20.000 a 40.000 m3 per ettaro, ma solo il 15% circa è utilizzato dalla pianta. Il resto, in parte percola (circa il 12%) e in parte (circa il 73%) è in uscita e va ad alimentare corsi d’acqua, altre risaie e altro ancora. Il consumo può essere ridotto con appropriate tecniche agronomiche e con la corretta scelta varietale. Nel considerare la scelta varietale non si può ignorare il contributo che ne potrebbe derivare dalla produzione di sementi con le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).
Fondamentale per ridurre i consumi è il ricorso a un uso dell’acqua sempre più efficiente e senza sprechi, attuando quella che viene definita irrigazione di precisione. Per ottenere questo risultato è anzitutto necessario aumentare la raccolta dei dati sulle condizioni del suolo, delle colture e del clima, rendendoli disponibili con applicativi geo-informatici ad alta risoluzione spaziale. E’ necessario promuovere l’uso di sensori, remoti e di prossimità, e di centraline installate sul territorio e collegate via satellite, o tramite reti wireless. Tutto ciò al fine di individuare, non solo l’esatto momento di intervento, ma anche il fabbisogno idrico della coltura nell’arco temporale e spaziale, oltre monitorare in tempo reale i consumi idrici. Per quanto attiene le tecniche di irrigazione, sulle grandi superfici si va verso l’uso di pivot e rainger, mentre sulle altre realtà produttive, frutteti, vigneti, ecc. la scelta è sempre più indirizzata sui sistemi di irrigazione a goccia e verso le ali gocciolanti interrate, in quanto si tratta di soluzioni che consentono un sensibile risparmio idrico.
Questo contesto è in rapida evoluzione, per cui va accompagnato con una formazione continua dei tecnici e degli agricoltori. Inoltre, questa veloce evoluzione va sostenuta e avallata con approfonditi studi e con una ricerca mirata.