Il residuo che rimane dopo l’estrazione del dolcificante dalle foglie di stevia (Stevia rebaudiana) si sta rivelando un interessante additivo alimentare per suini e polli.
La stevia è una pianta perenne tipica delle regioni tropicali del Sud America, ricca di molte sostanze dalle caratteristiche immunoregolatorie, antiossidanti ed antiinfiammatorie. La composizione analitica del residuo dopo l’estrazione del dolcificante è complessa per i numerosi principi attivi che contiene, fra cui l’acido caffeico, l’acido clorogenico, flavonoidi, la quercetina e alcuni loro derivati.
Il residuo dopo l’estrazione industriale costituisce una massa di scarto da smaltire, con tutti i problemi che ciò comporta, ma si può proficuamente utilizzare come additivo nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica.
A questo proposito sono recentemente usciti dei lavori sperimentali sugli effetti del prodotto, in particolare sui suini (Yunxia Xiong et al., J. Sci. Food Agric. 2022, 102(11): 4724; Shuai Liu et al., Antioxidants 2022, 11(10): 2016) e sui polli (Pirgozliev et al., Res. Vet. Sci. 2021, 136(6): 227; Tang et al., Poultry Sci. 2024, 103(2): 103324).
Il primo lavoro ha riguardato l’effetto del residuo di stevia sulle performance, la qualità della carne, la capacità antiossidante e il microbiota intestinale dei suini in accrescimento. Il livello raccomandato dagli autori è di 100 mg di residuo per kg di peso corporeo. I risultati sono stati significativamente positivi sugli incrementi medi giornalieri e sul peso della carcassa. Sono aumentati anche la siero albumina, i trigliceridi ed il colesterolo HDL, mentre la malondialdeide (MDA) muscolare e del siero diminuivano. Il microbiota intestinale non è risultato influenzato dall’aggiunta del residuo di stevia nella dieta.
Il secondo lavoro, quello sui suinetti svezzati, ha studiato gli effetti conseguenti alla somministrazione di 100, 200 e 400 mg del residuo di stevia per kg di peso corporeo. Il livello di 400 mg ha dato i migliori risultati di miglioramento significativo delle performance riducendo gli episodi di diarrea e il contenuto della siero MDA. Molti parametri biologici sono risultati decisamente e significativamente migliori (T-SOD, GSH-PX nel siero e CAT e GSH-PX nel fegato). I generi batterici benefici Prevotellaceae e Roseburia sono risultati più abbondanti a livello intestinale nel colon.
Per quanto riguarda i polli, i due lavori hanno riguardato galline ovaiole che hanno ricevuto il residuo di stevia nella misura del 2, 4, 6, e 8% nella dieta. I risultati hanno riguardato un po’ a tutti i livelli di aggiunta:
- le caratteristiche del guscio delle uova, che non sono risultate diverse da quelle delle galline non trattate;
- il tasso di conversione alimentare, significativamente migliore;
- il livello ematico di estradiolo, che è aumentato, mentre quello del cortisolo è diminuito;
- le concentrazioni di aminoacidi importanti, fra cui i solforati, che sono aumentate nel tuorlo con solo il 2% di residuo;
- così come sono risultate maggiori le concentrazioni di alcuni acidi grassi insaturi come il -linolenico e il 13,16-docosadienoico, con l’8% di residuo di stevia;
- un po’ tutti i livelli di residuo di stevia nella dieta hanno fatto aumentare i fattori antinfiammatori IL-2, IL-4 e IL-10 nelle galline trattate;
- il livello del 6% ha fatto aumentare l’altezza media dei villi ed il rapporto villo-cripta nel duodeno;
- la composizione della popolazione microbica è risultata modificata in senso positivo nei riguardi della salute intestinale con l’aumento degli Actinobacteria, in particolare.
In conclusione, ecco dei contributi interessanti per valutare positivamente alcuni residui industriali, ingiustamente considerati ingombranti materiali da smaltire.