In Italia ci sono circa 10mila piante secondo il nuovo censimento e sono 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene. Dai dati complessivi aggiornati rispetto al 2018, emerge che nel nostro Paese ci sono oggi 8.241 specie e sottospecie autoctone, di cui 1.702 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) mentre 28 sono probabilmente estinte. A queste si aggiungono 1.782 specie aliene. Tra di esse, 250 sono invasive su scala nazionale e ben 20 sono incluse nella 'lista nera' della Commissione Europea, che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.
“Rispetto all’analogo censimento pubblicato sei anni fa abbiamo un incremento dei numeri totali: ciò è dovuto a nuovi studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare”, racconta Lorenzo Peruzzi, fra i coordinatori della ricerca, professore di Botanica sistematica nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico.
Gli elenchi aggiornati della flora vascolare (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) autoctona e aliena presente in Italia sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. Si è trattato di una ricerca collaborativa, realizzata grazie agli sforzi congiunti di 45 ricercatori italiani e stranieri. Insieme a Lorenzo Peruzzi hanno coordinato lo studio anche Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, Curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo pisano.
“C’è ancora molto da fare – conclude Peruzzi – e il lavoro di continua ricerca e verifica svolto dai floristi e dai tassonomi per descrivere la biodiversità vegetale italiana è ben lungi dall’essere concluso. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela maggiormente mirate e consapevoli”.
Per quanto nel mondo occidentale, da alcuni lustri, si sia fatta strada una agricoltura più rispettosa dell'ambiente, dobbiamo ammettere che la maggioranza dell'attività dei campi è ancora orientata, soprattutto, dal livello produttivo e dal ricavo economico aziendale. Questi due obiettivi vengono ancora individuati, troppo frequentemente, nella monocoltura. Si impone pertanto una considerazione sulla indispensabilità -al fine di ottenere una maggiore stabilità degli ecosistemi- della biodiversità come modello che, dalle comunità della flora spontanea, venga introdotto, con opportuni accorgimenti, all'interno dei sistemi agricoli. Su questa linea di azione si pone anche la sempre maggiore attenzione alle comunità microbiche del suolo agrario per ricostituire quel sano rapporto pianta/suolo indispensabile per le pratiche agricole. L'obiettivo generale è di esaltare le funzioni ecosistemiche sia del sopra che del sottosuolo. In altre parole, la diversificazione in agricoltura si basa sulla comprensione ecologica dei meccanismi che contribuiscono al raggiungimento del compromesso tra le funzioni ecosistemiche ricercate e il rendimento dei vari raccolti. Le considerazioni, di cui sopra, non sono altro che l'attuazione di quella "agricoltura rigenerativa" tanto citata nei più recenti documenti europei e verso la quale è doveroso andare.
Foto in apertura: Crocus biflorus, specie autoctona
Foto sotto: specie aliene Helianthus tuberosus (sx) e Erigeron canadense (dx)