L’Italia potrà disporre presto di quasi 549 milioni di metri cubi di acqua in più: una quantità di risorse idriche superiore al volume che può fornire il lago di Garda e cioè il più grande lago italiano. Si tratterà di acqua risparmiata, perché raccolta e distribuita con più efficienza e razionalità, meglio di quanto accade oggi. Perché il punto è che questo “secondo lago di Garda” nascerà in buona parte dal rifacimento e dall’ammodernamento di migliaia di chilometri di tubi e canali. Sarà il risultato della serie di cantieri che, finalmente, sono stati aperti sfruttando finanziamenti nazionali ed europei. Una prospettiva che può far tirare un sospiro di sollievo non solo a tutto lo Stivale agricolo italiano, ma anche ai consumatori e al territorio in generale. A spiegare come si arriverà a questo traguardo, è l’Associazione dei consorzi di gestione del territorio e delle acque (Anbi) che ha fatto conti precisi sulle opere in corso e sul loro stato di avanzamento. Certo, occorrerà finire tutto per bene, e tutto dovrà funzionare, ma un passo in avanti importante è stato compiuto.
Spiega l’Anbi: tutti i cantieri del Piano di Sviluppo Rurale Nazionale sono stati avviati ed il 62% è nelle fasi conclusive; per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza è in corso il 75% dei lavori ed il 27% ha già superato metà dell’opera. Altre opere partiranno probabilmente dopo maggio 2024.
Importante è il valore complessivo degli investimenti: oltre un miliardo e 104 milioni di euro. Ad essere interessati sono 478mila ettari di cui, precisa l’Associazione dei consorzi, l’87% è stato colpito da siccità e ondate di calore negli ultimi cinque anni. Oltre alla mole di investimenti, ciò che più conta è l’obiettivo finale: il risparmio idrico ottenuto soprattutto con il miglioramento delle attuali strutture che raccolgono e portano l’acqua ai campi. Con tutte le conseguenze positive che possono essere ipotizzate.
Ancora l’Anbi precisa che i progetti in fase di realizzazione sono per il 79% su aree con colture specializzate (quindi, a maggiore redditività) e che ogni progetto interessa mediamente 3 prodotti a denominazione d’origine (Dop, Igp, Docg, Doc…). La stessa Associazione spiega anche gli effetti positivi sull’occupazione che dovrebbe crescere di quasi 54.000 unità, incrementando il valore agricolo di oltre 96 milioni di euro all’anno. E per capire meglio fa un esempio. Se circa 20mila ettari oggi coltivati a frumento passassero a frutteti oppure coltivazioni orticole, il valore della loro produzione passerebbe da 24 a 300 milioni di euro.
Occorre fare attenzione però. Non tutto è compiuto, anzi resta molto da fare. E non solo perché le opere avviate devono essere finite correttamente e nei tempi previsti dai progetti, ma anche perché accanto agli ammodernamenti servono comunque nuovi bacini idrici in grado di raccogliere più acqua. Oltre a risparmiare l’acqua, è necessario raccoglierne di più. Manca ancora, cioè, la realizzazione di quel piano-bacini che proprio l’Associazione dei consorzi ha proposto da tempo. E tutto, poi, dovrà fare i conti con il cambiamento del clima che promette ancora altre sorprese.
(da Avvenire, 4 febbraio 2024)