Il tema dei giardini storici ha sollecitato l’attenzione del diritto in modo assai peculiare: in primo luogo, infatti, il legislatore non ha dato degli stessi una definizione giuridica, ma ha costruito nel tempo un mosaico di disposizioni ad essi dedicate, sempre inseriti all’interno di contesti normativi più ampi, adottando come referente la definizione che di questa peculiare tipologia di giardino ha coniato La Carta dei giardini storici, redatta redatta nel 1982 dall’International Council of Monuments and Sites (ICOMOS) e dall’International Federation of Landscape Architects (IFLA), nota come Carta di Firenze, la quale ne evidenzia il carattere di frutto prezioso della sinergia tra cultura e natura, come tale meritevole di essere tutelato come monumento vivente e gestito secondo regole ad hoc.
Di quella definizione, però, il legislatore ha colto per così dire a tappe la reale essenza, privilegiando in un primo tempo esclusivamente la valenza culturale del giardino, ignorando le peculiarità della sua intrinseca natura vegetale, avvolgendolo nelle spire dei regimi protettivi vincolistici riservati dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2004 ai beni culturali e ai beni paesaggistici, mirati ad una tutela pressoché mummificatoria di quei beni; per poi in un secondo momento, affiancare alla considerazione della natura culturale del giardino, la presa d’atto, sulla scia della Carta di Firenze, della valenza naturalistica dello stesso, legata alla sua componente vegetale: è così i giardini storici sono stati attratti nell’orbita della normativa sul verde urbano, dettata dalla legge 14 gennaio 2010, n. 13 Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, attraverso il loro espresso inserimento tra le diverse componenti di quest’ultimo elencate dalle Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile, e dunque concorrono con le altre a fungere da strumento strategico per arginare le derive ambientali e climatiche delle città, legate allo sfrenato consumo di suolo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finalmente coglie a tutto tondo il connubio tra l’imprinting culturale e quello naturalistico dei giardini storici, ben evidenziato nella enucleazione delle finalità sottese alle sue misure, e ne potenzia il profilo di strumento di valorizzazione del territorio, finanziando progetti al loro recupero e valorizzazione e la formazione di professionalità specifiche alle quale affidare la relativa cura e manutenzione, i giardinieri d’arte.
Ma il percorso verso l’effettiva, concreta e compiuta valorizzazione della multiforme gamma di funzioni dei giardini storici non può, a mio avviso, prescindere dalla informata consapevolezza, volontà e determinazione dei relativi proprietari. Non mancano esempi di buone pratiche capaci di irradiare gli effetti della illuminata gestione di questi preziosi scrigni di cultura, di biodiversità e di paesaggio oltre i loro confini. Cito come esempio il caso di Blenheim Palace, sito del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, situato in Inghilterra, nell’Oxfordshire, dove da tempo la sostenibilità è un focus fondamentale ed un elemento di successo. La gestione del complesso del parco e del palazzo (di seguito indicato come estate) si pone come obiettivo di arrivare al bilancio netto di emissioni entro il 2027, e di diventare successivamente carbon free: in quest’ottica viene offerto uno sconto del 30% (green travel discount) sul prezzo del biglietto di ingresso ai visitatori che raggiungano l’estate con mezzi pubblici, biciclette o macchine elettriche. Essendo queste opzioni più difficilmente praticabili per visitatori provenienti da Paesi esteri si è offerta a questi ultimi la possibilità di compensare le emissioni derivanti dal viaggio con una somma di denaro finalizzata alla piantagione di un albero all’interno del parco: nel 2022 circa un ottavo dei visitatori ha colto questa opportunità e ciò ha consentito di piantare nel territorio del parco diecimila nuovi alberi. Inoltre viene offerto ai visitatori un servizio navetta gratuito che collega l’estate alla più vicina stazione ferroviaria durante il periodo estivo, di maggiore afflusso turistico; e la proprietà ha deciso di convertire la maggior parte delle proprie automobili a servizio dell’estate in veicoli elettrici. Infine, i negozi presenti all’interno dell’estate hanno ridotto drasticamente l’utilizzo di involucri di plastica monouso; analogamente i punti di ristoro propongono la consumazione di bevande calde in tazze riutilizzabili e mettono a disposizione alimenti a chilometro zero e ortaggi di produzione propria dell’estate.
L’erba del vicino è sempre più verde? Nell’Oxfordshire mi sembra lo sia davvero.