Presidente Vincenzini, Lei che rappresenta la più antica accademia del mondo ad occuparsi di agricoltura, ambiente e alimentazione, che cosa ne pensa del recentissimo vertice Italia-Africa e dell’approvazione del Piano Mattei con investimenti per 5,5 miliardi nei settori di istruzione, salute, agricoltura, acqua, clima?
Innanzi tutto, devo osservare positivamente che la presenza al vertice del nostro Presidente Mattarella e della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, hanno rappresentato una sorta di investitura ufficiale dell’Italia per rivestire il ruolo di catalizzatore e promotore delle iniziative di sviluppo per l’Africa, che si allontanino dai vecchi approcci di cooperazione unilaterale. Del resto, l’Italia, per la sua posizione geografica e per la sua storia rispetto ad altri, si presenta come protagonista ideale nei rapporti con il continente africano. Senza dubbio, il Piano Mattei potrà essere meglio definito, ma intercetta la necessità di affrontare le grandi sfide per lo sviluppo attraverso investimenti esteri in Africa. Potrebbe essere un’occasione importante per il nostro Paese, attraverso un cambiamento culturale che sfoci in un piano economico ed industriale strategico per tutti gli stati.
Il Ministro Lollobrigida ha però sottolineato che all’Africa manca ancora molto l’elemento della formazione, l’orientamento al mercato e la presenza delle tecnologie più semplici.
E’ purtroppo vero, ma è un problema certamente affrontabile. A dire la verità, i Georgofili ci avevano già pensato più di cento anni fa …
Cioè?
L’Accademia dei Georgofili ha contribuito all’istituzione dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare, fondato nel 1904 a Firenze da un gruppo di agronomi e tropicalisti italiani, con il nome di "Istituto Agricolo Coloniale Italiano", per promuovere lo studio dell'ambiente e dell'agricoltura tropicale e portare avanti progetti di formazione in campo agricolo. Soprattutto dalla metà del Novecento ha operato nel campo dell’istruzione e della cooperazione allo sviluppo in Africa, America latina, Asia e Europa orientale. Ha svolto numerosissimi progetti di cooperazione nei paesi in via di sviluppo, principalmente promuovendo lo sviluppo agricolo e rurale, la conservazione e la valorizzazione della biodiversità agricola e lo sviluppo di tecnologie agricole sostenibili. L'istituto ha collaborato con istituzioni agricole e centri di ricerca, associazioni e comunità rurali.
Molto interessante … e oggi?
Sembra assurdo, ma l ’Istituto Agronomico per l’Oltremare non è più operativo dalla fine del 2015. Da allora, ogni sua ulteriore attività, in termini di ricerca o divulgazione è terminata. Oggi l’edificio, i suoi laboratori, il museo, gli archivi, le serre e le collezioni, che rappresentano un paradiso della ricerca agronomica-botanica, sono in completo disuso. Eppure, costituisce un patrimonio di inestimabile valore e dalle potenzialità enormi sul piano scientifico e culturale.
Un vero peccato, ma allora, secondo Lei, ci potrebbe essere una nuova vita dell’Istituto con l’attuazione del Piano Mattei?
Sarebbe auspicabile e, a mio giudizio, realizzabile con sforzo relativamente contenuto e investimenti limitati: l’interno dell’edificio si presenta in buono stato di manutenzione ed e già allestito per una attività di ricerca di base. L’Istituto Agronomico per l’Oltremare ha rappresentato per oltre un secolo un punto di eccellenza della ricerca in campo agricolo tropicale e subtropicale ma ancora oggi è un unicum europeo, che potrebbe diventare un centro di eccellenza mondiale per l’innovazione. Il vertice Italia -Africa ha evidenziato una realtà che già conosciamo bene: la ricerca nel campo delle scienze vegetali è urgente in tutti le nazioni sviluppate. Nel 2050 la popolazione della Terra supererà i 9,7 miliardi di abitanti. Vuol dire circa 3 miliardi di persone in più da nutrire (come dire, l’intera popolazione del pianeta negli anni ’50), senza gravare ulteriormente sulle limitate riserve soprattutto idriche, ma anche di suolo ed energetiche del pianeta. Basterebbe questo dato per farci capire l’importanza che riveste la ricerca in questo campo. Lo studio di nuove specie, o il recupero di specie ormai neglette, è una delle principali necessità dei prossimi anni.
Grazie alla presenza dell’Accademia dei Georgofili, Firenze potrebbe giocare un ruolo di primissimo piano, restituendo all’Istituto Agronomico per l’Oltremare la sua originale funzione di luogo di produzione di ricerca e conoscenza, oltre che di formazione, in una veste più consona al terzo millennio. Si tratta esattamente delle finalità annunciate dal Piano Mattei.
Sarà così?
Le decisioni spettano alla politica … da uomo di scienza e presidente dei Georgofili posso limitarmi ad offrire disinteressatamente il mio lavoro e quello degli accademici per il fine di accrescere il benessere comune, nel rispetto dell’antico motto della nostra Accademia: “Prosperitate Publicae Augendae”. Di certo, in occasione delle notizie sul vertice Italia Africa, non ho potuto fare a meno di collegare il mio pensiero all’Istituto Agronomico per l’Oltremare. Sarebbe importante valorizzarne il lavoro svolto in tutti questi anni, affinché le conquiste della ricerca non vadano perdute.