La mostra “Le fattorie di Santa Maria Nuova al tempo dei Medici”, allestita in questi giorni nella sede dell’Accademia dei Georgofili e visitabile con ingresso libero fino al prossimo 16 febbraio, usufruisce di una nuova tecnologia di supporto per la visita.
Questo sistema, denominato DIDA, permette di leggere le didascalie traducendole in ben 12 lingue: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo, Portoghese, Giapponese, Cinese, Coreano, Indonesiano, Russo, Olandese. Pensato sul concetto di accessibilità universale, con l'ausilio anche dell’Intelligenza Artificiale, presenta tre diverse versioni: adulti, bambini e persone con disabilità fisiche e cognitive.
Usufruirne è molto semplice, basta inquadrare il QRcode che si trova all’inizio del percorso espositivo.
Abbiamo intervistato uno dei “creatori” di questa tecnologia: Fabio Mochi.
Innanzi tutto: chi sono InQuadro e AudioGuide che hanno realizzato questo innovativo metodo per spiegare passo dopo passo ad ogni singolo visitatore l'esposizione all'Accademia dei Georgofili? Come nasce e come si è legata la vostra innovazione a questa mostra?
Come designer incaricato di questo allestimento dalla Fondazione Santa Maria Nuova e dall’Accademia dei Georgofili mi sono reso conto che questa mostra si prestava per una sperimentazione su più fronti, il cui tema centrale dovesse essere quello della ACCESSIBILITA’. Un argomento di cui si parla molto ma del quale spesso non si vedono esempi reali, i più giovani hanno difficoltà ad “entrare in temi complessi per questo abbiamo iniziato creando un personaggio simile ad un fumetto che facesse da cerimoniere (chissà che poi non diventi una animazione), poi abbiamo progettato dei pannelli didattici che fossero essi stessi dei racconti con un corpo di lettura molto grande.
Il grande fascino dei cabrei, che mi colpito immediatamente, è la similitudine con una Google Maps pensata secoli fa!
Il salto successivo lo abbiamo fatto come AudioGuide, una società che esiste da oltre trent’anni e opera nel settore dei supporti di visita museali e una giovanissima Startup, InQuadro, che ha progettato e realizzato una Web App (DIDA) che aprirà un fronte entusiasmante per chi visita i musei ovvero poter tradurre una didascalia in tutte le lingue conosciute, non solo, ma tradurre per i più giovani tramite l'Intelligenza Artificiale (che qui mostra il suo aspetto rassicurante) i termini e i concetti più complessi senza sminuirli, non solo, rivolgersi ad un pubblico non esperto con un linguaggio semplice e comprensibile. Accessibilità e Accoglienza credo che siano i termini forti dei prossimi anni con i quali i responsabili dei luoghi della cultura dovranno confrontarsi senza timore.
A quale necessità avete cercato di rispondere nel realizzare il progetto di questo speciale apparato informativo?
La mostra “Le Fattorie di Santa Maria Nuova al tempo dei Medici” ci ha consentito di progettare gli apparati didattici e informativi mettendo in atto alcune pratiche che consentono di affrontare una domanda di fruizione dei luoghi della cultura che sta cambiando radicalmente.
I visitatori dei musei, degli archivi storici, delle biblioteche, dei parchi archeologici e delle mostre ci stanno indicando che lo stesso concetto di fruizione della cultura sta mutando. In primo piano, le persone con disabilità fisica e intellettiva che non sono certo una piccola minoranza, rappresentano circa il 14% della popolazione (ciechi, ipovedenti, sordi, disabilità cognitiva, ecc.), a questo dato dobbiamo sommare il turista straniero che spesso non ha una conoscenza della complessità e vastità dell’arte italiana (circa il 50% dei visitatori dei nostri musei) e desidera che la propria lingua sia inserita nelle spiegazioni didattiche e infine i più giovani che chiedono uno spostamento graduale da musei statici a quelli più innovativi e interattivi; tutto ciò significa personalizzare il percorso, coinvolgere in attività interattive e dedicare uno specifico storytelling.
Nel testo di presentazione del progetto c'è questa citazione: “L’accessibilità, quando c’è, non si vede” (Antonio Lampis)
Vogliamo spiegare ai lettori chi è Antonio Lampis e che cosa significa?
Antonio Lampis nel 2017, quando era Direttore Generale dei Musei (MiBACT), esprime questa riflessione molto suggestiva che esprime in modo chiaro che i percorsi per l’accessibilità debbano perdere quel carattere di “eccezionalità”, di presenza anche troppo raccontata per divenire un fatto ovvio, se conosco qualcuno e gli stringo la mano non gli dico “hai visto ti ho dato la mano!”. L’ho fatto e basta, è un gesto normale che quando c’è non si vede! La frase me ne ha ricordata un’altra che per certi versi la completa su un altro fronte ed è di Italo Calvino “la fantasia è un posto dove ci piove dentro” questo significa che la fantasia, l’accoglienza, la cultura sono una specie di luoghi naturali, interni e allo stesso tempo aperti all’interferenza degli elementi.
Come funziona la vostra guida virtuale?
Abbiamo fatto introdurre la mostra da un Barnaba ritratto come un fumetto, abbiamo realizzato gli apparati informativi come enormi illustrazioni che potessero coinvolgere il visitatore e abbiamo fatto entrare in scena DIDA, un’innovativa applicazione web mobile (funzionante anche offline) tramite la quale gli utenti dopo aver inquadrato il QrCode all’inizio della mostra potranno inquadrare con la fotocamera del proprio smartphone tutte le didascalie della mostra, scattare fotografie e ricevere traduzioni istantanee (adesso in 12 lingue) tra cui il cinese, il giapponese e il coreano, ma che in seguito potranno estendersi.
Come abbiamo accennato prima, DIDA non si ferma qui. Grazie all’utilizzo avanzato dell’intelligenza artificiale, l’applicazione offre una serie di funzionalità uniche, e cioè non solo traduzioni, ma anche testi accessibili pensati per i bambini e per chi soffre di disabilità cognitive, permettendo ad un pubblico più vasto di immergersi nella storia dei cabrei.
DIDA offre un sistema per leggere e capire le didascalie della mostra come una sorta di “occhio” digitale che riesce a interpretare ciò che è scritto, una volta che DIDA “vede” e capisce il testo, entra in azione per tradurlo automaticamente in tutte le lingue, facendo sì che tutti, indipendentemente dalla loro lingua madre, possano comprendere le informazioni.
Sembra davvero un'applicazione ben riuscita che utilizza anche l'intelligenza artificiale e basta uno smartphone per poterne usufruire. Soddisfatti del risultato?
Con questa mostra la Fondazione Santa Maria Nuova e l’Accademia dei Georgofili aprono una finestra sul passato, rendendo la storia accessibile, coinvolgente e inclusiva per tutti.
Una soddisfacente accessibilità coniuga elementi fisici e tattili, visivi e soluzioni innovative per tutti i luoghi della cultura che non sono altro che piattaforme relazionali e abilitatori di cittadinanza, generando un senso di appartenenza che permette di superare le periferie fisiche, geografiche, culturali.
Per questo non possiamo che ripetere che l’accessibilità quando c’è, quando è progettata, quando è accettata non si deve vedere!