Cognac e calvados sono distillati francesi, la grappa è italiana, il whisky è scozzese, il bourbon è americano, il rhum ha un’origine caraibica e attraverso la marineria diviene inglese, come il gin. Ma quest’ultima attribuzione è errata, perché il gin ha un’origine italiana. La tecnica distillatoria, già nota agli antichi e trasmessa dagli arabi (alcol è denominazione araba) intorno al X secolo arriva in Italia dove la Scuola Medica Salernitana, nel 1055, distilla il vino insieme a coccole di ginepro per concentrare le sue proprietà medicamentose e farne un farmaco stabile, facilmente trasportabile e usabile tutto l’anno. Nei secoli successivi i distillati alcolici di ginepro si diffondono nelle scuole mediche europee dove sono modificati. Nel 1269 il dottor Jacob Van Maerlant (1235-1300) cita gli effetti benefici di un decotto di bacche di ginepro e vino e un secolo dopo Jan van Aalter descrive gli inebrianti effetti del Jenever. La prima menzione del termine gin risale al medico di Anversa Philippus Hermanni che nel libro "A Constelijck Distileerboec" (1552) menziona l’Aqua juniperi.
Il gin contrariamente a quanto di solito si ritiene è tra i primi distillati alcolici e soprattutto ha un’origine, se non esclusiva, perlomeno prevalentemente italiana. È verso la fine del XVII che dall’Olanda il gin si diffonde in Inghilterra, raggiungendo il massimo della produzione quando nel 1690 Guglielmo III di Orange vieta l’importazione di distillati stranieri, primo fra tutti il cognac dei francesi. Utilizzando le eccedenze di cereali per la produzione di alcol destinato alle distillerie, il gin in questo modo diviene il principale liquore inglese. Inizialmente era prodotto col nome di Genever che è poi abbreviato in Gin. Oggi sono considerati ‘gin’ diverse categorie di alcolici: Gin Distillato, Plymouth Gin, London Gin, London Dry Gin, Old Tom Gin e i Liquori aromatizzati al ginepro. Non è Gin lo Sloe Gin, infuso di prugnole selvatiche.
Il ginepro, in particolare il Iuniperus communis, è un arbusto della macchia mediterranea e i suoi fiori dopo la fecondazione formano una coccola detta impropriamente bacca carnosa di cinque, otto millimetri, nel passato usate soprattutto nella cucina delle carni e come condimento in cottura di frattaglie, fegato, intestino, cuore, polmoni, e particolarmente indicate per la selvaggina, in particolare cinghiale, cervo e anatra. Scarso è oggi l’uso terapeutico o nutraceutico del ginepro. Oggi il ginepro come infuso in alcol sta ritornando sulle tavole degli italiani, soprattutto in due situazioni: nella preparazione di cocktail usati come aperitivi e come digestivo a fine pasto. Nell’Ottocento, con il diffondersi del Pranzo alla Russa, permane l’opinione che lo stomaco è una pentola che cuoce, e per questo va riempito secondo un certo ordine iniziando da un ‘apritivo’ e terminando con un ‘digestivo’, idea che sarà cambiata dalle ricerche di fisiologia sperimentale. Il digestivo è una bevanda alcolica bevuta al termine di uno dei pasti principali, la cena o un pranzo abbondante per facilitare la digestione. Nella cultura enogastronomica italiana sono considerati digestivi gli amari e i distillati e tra questi fa sempre più comparsa il gin.
Moltissimi sono i cocktail nei quali è utilizzato il gin, ma uno è entrato nella legenda e merita un cenno: il Montgomery Martini di Ernest Hemingway (1899-1961). A Venezia, in Calle Vallaresso al portone numero 1323, vi è l’Harry’s Bar di Giuseppe Cipriani, frequentato da personalità come Truman Capote (1924 – 1984) e Peggy Guggenheim (1898 – 1979). Qui il tavolino in fondo a sinistra, dal 1949 al 1950 è riservato a Ernest Hemingway, riconosciuto da tutti come il re del locale, che inventa il Montgomery Martini, ancora oggi nel menu dell’Harry’s Bar. Versione ‘strong’ del classico Dry Martini, e così chiamato da Hemingway per la proporzione di gin e vermouth da mescolare, che doveva essere la stessa utilizzata dal Generale Bernard Law Montgomery nella battaglia di El Alamein (1942): quindici soldati inglesi per un italiano o tedesco, ovvero quindici parti di gin e una parte di vermut, ghiaccio e buccia di limone.