Cibo e regole condivise: contro i nazionalismi

di Luigi Costato
  • 19 October 2016
L’Europa ha conosciuto, negli ultimi 70 anni, salve alcune piccole terribili guerre interbalcaniche successive alla fine del regime Titino, un periodo di pace che le era ignoto da quasi duemila anni. E ciò grazie, soprattutto, alla paura dell’URSS (poco giustificata, alla prova dei fatti), e alla costituzione della CEE, ora UE. Adesso, però, i popoli del vecchio continente mostrano insofferenza verso l’UE – cessata anche la paura dell’URSS – ma fortunatamente i governi sembrano non intenzionati a ripetere lo sciagurato esperimento promosso dal primo ministro inglese Cameron, che ha causato un terremoto economico – finanziario, ma anche politico, perché una parte del popolo inglese, ammaliato da qualche arruffapopoli che ha sparso il terrore che il vecchio regno fosse invaso da una turba di diversi, ha votato a favore della c.d. Brexit. Che senso abbia un’operazione del genere è difficile comprendere, anche se viene esaminata dal punto di vista del diritto alimentare. La circolazione degli alimenti, così scrupolosamente regolamentata a livello di Unione europea per la tutela del consumatore, non cambierà a seguito della Brexit, e gli stessi britannici riceveranno dall’UE prodotti rispondenti al Regolamento n. 178/2002 e successive regole complementari e, per quanto loro concerne, potranno esportare nell’UE solo prodotti che rispondano ai requisiti richiesti dalle regole igienico–sanitarie previste dalla regolamentazione europea. Il signor Farange si è vantato di avere spinto il suo paese a sottrarsi dal giogo europeo, ma per ora ha solo ottenuto che la sterlina si svaluti del 25% e che molte banche ed istituzioni finanziarie meditino di andarsene da Londra per trasferirsi nel continente, con conseguente crollo del mercato immobiliare inglese. La paura del diverso – nero o giallo che sia – è un comportamento irrazionale che sembra contagiare, in questi giorni, un po’ tutti, dall’Europa agli USA. Eppure gli europei dovrebbero sapere di essere stati, essi stessi, causa di paure da parte dei nordamericani di origine inglese quando l’emigrazione europea ha popolato le Americhe. Mi si potrà obiettare: che senso ha parlare di questo in una rivista di diritto alimentare? Il senso si rinviene nel fatto che questa rivista nasce per il generarsi di regole sovranazionali miranti a permettere la libera circolazione dei prodotti più importanti per la sopravvivenza dell’uomo: il cibo. In un momento in cui molti degli autori che scrivono per questa rivista, dopo aver pubblicato un libro in inglese su European Food Law, stanno per licenziare un nuovo lavoro intitolato European and Global Food Law che sarà pubblicato anche a Pechino in lingua mandarina, vedere emergere sciocchi e anacronistici nazionalismi per la paura del diverso fa stringere il cuore e temere che gli europei stiano innestando, inconsultamente, la marcia indietro.
Tratto da: Rivista di diritto alimentare n.2, aprile-giugno 2016


Post Scriptum
L’esperienza della crescente condivisione delle regole del cibo in un mondo globalizzato dimostra l’irrazionalità degli anacronistici nazionalismi, che vanno riemergendo in Europa dopo 70 anni di pace. Da ciò l’attenzione, costante in questi primi dieci anni della Rivista di Diritto Alimentare, e confermata anche in questo fascicolo, verso una disciplina autenticamente globale, che richiede a studiosi e operatori del diritto una crescente attenzione a ciò che accade in uno spazio delle regole, che va ben al di là della tradizionale perimetrazione. Ne è derivata la scelta, anticipata nell’editoriale, di orientare la seconda edizione del volume European Food Law (la prima è del 2012, la seconda verrà pubblicata in questo anno 2016), ad una dimensione globale, dal titolo che sarà “European and Global Food Law”, curandovene contemporanea pubblicazione in lingua inglese ed in lingua cinese, cioè nelle due lingue della globalizzazione. 
La nuova edizione  verrà presentata il 24 novembre p.v. in un luogo simbolo della storia dell’agricoltura e dell’alimentazione: l’Accademia dei Georgofili di Firenze, la più antica accademia agricola del mondo, fondata nel 1753, in un mondo che già allora si apriva alla globalizzazione e al confronto. 

Fonte: redazione Rivista di diritto alimentare


Food and shared rules: against all nationalisms
In the last 70 years, Europe has enjoyed a period of peace that was unknown for nearly two thousand years. This was thanks above all to a fear of the USSR (that facts showed to be unjustified) and the setting up of the EEC, now called the EU. Nowadays, however, the peoples of the old continent are showing impatience with the EU. Luckily, however, the governments seem unwilling to repeat the unfortunate experiment promoted by British Prime Minister Cameron, which caused an economic, financial, as well as political earthquake, because a part of the English populace, captivated by some rabble-rouser who spread terror that the old kingdom was being invaded by a crowd of “others”, voted in favor of Brexit. It is difficult to understand what sense such an operation has, even if reviewed from a food right point of view. The fear of the other - whether black or yellow - is an irrational behavior that these days seems to have somewhat infected everyone, from Europe to the USA. Yet Europeans should know how they themselves were the cause of fear on the part of Americans of English origin when European emigration populated the Americas.