La gestione agronomica dei sistemi colturali deve innovarsi per poter raggiungere gli obiettivi del Green Deal EU per il 2030. Tra gli obiettivi fissati, c’è la riduzione dell’impiego dei fertilizzanti e delle perdite dei nutrienti nel suolo. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso l’impiego di prodotti biostimolanti che possono compensare la riduzione dell’apporto dei fertilizzanti senza riduzioni delle rese e della qualità dei prodotti. Negli ultimi anni, questi mezzi tecnici si sono diffusi notevolmente e sono da considerare nella gestione agronomica ordinaria dei sistemi colturali. I biostimolanti sono mezzi tecnici che a livello legislativo sono inseriti nel regolamento EU n. 1009/2019 dei fertilizzanti. I biostimolanti possono essere di natura organica o inorganica. Quelli organici sono principalmente estratti di alghe, piante, o derivati da matrici vegetali e/o animali o microorganismi come funghi o batteri. I biostimolanti inorganici, invece, possono essere minerali come il silicio o selenio. In generale questi mezzi tecnici non si sostituiscono ai nutrienti e non contengono ormoni in concentrazioni tali da essere responsabili direttamente al loro effetto biologico. L’efficacia dei biostimolanti dipende dalla corretta scelta e utilizzo, in funzione dell’obiettivo che si vuole perseguire e dal tipo di coltura. Tuttavia, è molto importante il posizionamento, in termine di applicazione, del trattamento all’interno del ciclo colturale.
Nell’ambito del Green Deal EU i biostimolanti possono essere utilizzati per aumentare la capacità delle colture di assorbire e assimilare gli elementi nutritivi, permettendo una riduzione del loro apporto sotto forma di fertilizzanti. In base all’efficacia del biostimolante sulla coltura, la riduzione di fertilizzante da apportare può oscillare dal 20 al 30%. I biostimolanti che migliorano l’efficienza d’uso dei nutrienti agiscono sia stimolando lo sviluppo dell’apparato radicale sia migliorando l’attività fotosintetica. I biostimolanti microbici o non microbici applicati al terreno possono agire direttamente sulle radici, migliorandone la crescita e la capacità di assorbimento, oppure possono aumentare la biodisponibilità degli elementi nutritivi nella rizosfera favorendo la nutrizione delle piante. Particolarmente importante è la potenzialità d’uso dei biostimolanti per gestire la nutrizione azotata delle colture. Alcuni biostimolanti hanno mostrato una buona capacità nel favorire l’assorbimento dell’azoto nitrico. Questo risultato può suggerire l’impego di questi mezzi tecnici per ridurre le perdite di azoto nitrico per lisciviazione e il contributo a a migliorare la gestione della fertilizzazione azotata nelle zone vulnerabili ai nitrati.
In conclusione, un piano di concimazione integrato con i biostimolanti può aiutare l’agricoltore a raggiungere gli obiettivi del Green Deal EU e a migliorare la sostenibilità economica e ambientale dei sistemi colturali.