La patata, tubero prezioso ed insostituibile nella sua semplicità, utilizzato oggi nelle preparazioni gastronomiche di tutto il mondo, è protagonista del settimo volume della collana sui PAT (prodotti agroalimentari tradizionali), nata dalla collaborazione di Unicoop Firenze con l’Accademia dei Georgofili e pubblicata da Giunti.
Dopo le consuete pagine iniziali che riportano molti proverbi, detti popolari e citazioni che celebrano questo prodotto, ci si addentra nella storia della patata, arrivata dall’America nel XVI secolo assieme ad altri prodotti come pomodoro, mais, tabacco, cacao, ecc.
Per molto tempo, tuttavia, la patata faticò ad entrare nell’alimentazione umana perché vi erano molti pregiudizi su questo tubero, per la curiosa idea che sottoterra non potesse crescere alcun cibo salutare. Si legga a proposito l’articolo di Giovanni Cipriani su Antoine Parmentier, medico che ne comprese appieno il valore alimentare, “Patate: la fortuna di Antoine Augustin Parmentier in Italia” – Georgofili INFO.
Eppure dalla fine del Settecento, la patata contribuì a salvare la vite di milioni di persone, in tempo di carestia, perché si tratta di un prodotto che può sostituire il grano. Al contempo, quando alla metà dell’Ottocento si diffuse la peronospora in Europa e vennero distrutti per più anni i raccolti di patate, in Irlanda si verificò una terribile carestia (“Great Famine”) che sterminò gran parte della popolazione.
Al centro del volume si trova come sempre la parte con i rari e preziosi documenti provenienti dalla biblioteca e dall’archivio dell’Accademia dei Georgofili, che testimoniano la storia dell’affermazione e del crescente apprezzamento della patata da parte degli studiosi di agricoltura.
In Toscana oggi ci sono cinque PAT relativamente alla patata: la Marocca, la patata di Zeri, la Bianca del Melo, la Rossa di Cetica e la patata di Santa Maria a Monte.
Il volume si conclude con il ricettario delle preparazioni più note a base di patate: dagli gnocchi, alla polenta e alla torta dolce.