E’ in corso in questi giorni, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, una mostra di acquerelli botanici di Veronica Hadjiphani Lorenzetti intitolata “Frutti Antichi. Contributo alla salvaguardia del germoplasma”, visitabile fino al 9 novembre 2023 con ingresso libero. Abbiamo fatto qualche domanda alla pittrice e dalla conversazione è emersa un’incredibile passione e un immenso lavoro dietro ogni singola opera.
Come è nato il suo interesse per la pittura botanica?
Se ricordo bene era nel 1985, la Federazione Apicoltori Italiani mi ha chiesto di disegnare lo stand per la loro partecipazione al Convegno Internazionale di Apicoltura a Nagoya in Giappone, quindi a parte la progettazione dello spazio espositivo dovevo anche far conoscere la flora che contribuiva alla produzione del miele italiano; ho fatto la cartina dell’Italia ed inserito le immagini dei fiori nelle varie regioni dove crescevano. Ho illustrato uno ad uno i fiori con disegni a matita colorata e ritocchi in acquerello ed ecco che si è aperto per me un mondo da scoprire; nel 1990 ho chiuso definitivamente lo studio di grafica editoriale e pubblicità che era la mia principale attività e ho seguito il corso di disegno botanico presso l’Orto Botanico di Roma. Avevo bisogno di sapere cosa dovevo illustrare di una pianta affinché fosse uno strumento di riconoscimento per un botanico, un lavoro utile insomma. Ho avuto la guida di Enrica Panà che era illustratrice alla Sapienza. Ho imparato ad usare lo stereoscopio binoculare dal quale non mi sono più separata… ho preso la casa in campagna poi ho seguito un master e poi un altro, per essere sempre più vicina alla Natura … avevo scoperto un altro mondo e un'altra dimensione di vita che mi ha accompagnato fino ad oggi.
La mostra di acquerelli esposta ai Georgofili è anche, citando la locandina, "un contributo iconografico alla salvaguardia della biodiversità". Ci può spiegare meglio in che senso?
Sì, lo considero un contributo alla salvaguardia della biodiversità, perché porto a conoscenza del cittadino la ricchezza trascurata di una cultura dimenticata o meglio sconosciuta ai più giovani perché quei frutti non li trovano nei supermercati ma camminando sulle stradine di campagna o ai margini dei terreni non coltivati e sassosi al confine del bosco. Sono molti i visitatori che osservando forme e colori di questi frutti cercano un confronto nella loro memoria.
Con questa esposizione di biodiversità frutticola illustrata vorrei stimolare il rispetto e l’amore per questo patrimonio da parte degli architetti, paesaggisti, assessori del verde ed agronomi al fine di sollecitare la propagazione del germoplasma per poter inserire queste vecchi cultivar nei giardini scolastici, comunali, universitari, in progetti paesaggistici, nel recupero di spazi sfruttati ed abbandonati, frutteti di agriturismi, nei giardini condominiali dove le persone di tutte le età possono assistere alla stagionalità dei frutti: le ciliegie a maggio, l’uva a settembre e così via … proprio sotto casa.
Come sceglie i frutti da dipingere?
Per fare un disegno non discrimino nessun frutto, il brutto segnala il disturbo di un parassita, è il bello non il bellissimo a rappresentare la maggioranza e tutto dipende dall’andamento della stagione, fioritura, temperatura, pioggia, api, vento e terreno. Di solito prelevo tre frutti: uno lo disegno a matita per intero, misurandolo, descrivendo il suo colore e con un campione numerato in acquarello e facendo una descrizione sulla pagina del disegno-studio a matita, il secondo frutto lo seziono in due con attenzione per mettere in evidenza una eventuale asimmetria, la cavità calicina con o senza sepali o stami ancora presenti, la cavità peduncolare, la sezione del torsolo con i semi in posizione giusta. Quindi di nuovo misuro, disegno i dettagli descrivo a fianco osservazioni particolari; al termine la cosa divertente è l’assaggio con la descrizione del sapore, consistenza della polpa, il profumo, la buccia, l’eventuale ossidazione (rapida, lenta, dopo più ore ecc.). Il terzo frutto viene etichettato, con il numero che corrisponde al disegno-studio a matita e viene messo in una cassetta o cestino per osservare la sua conservabilità e l’ultimo stato di maturazione e qualsiasi alterazione, profumo, consistenza, sapore. E anche l’eventuale marcescenza.
A volte ho solo due frutti quindi disegno, misuro, seziono ed assaggio uno e conservo il secondo. La tavola in acquarello, quindi, con tutte le informazioni che ho registrato, la faccio con calma rispettando il tempo di assorbimento e stabilità degli acquarelli perché non tutti rispondono nella stessa maniera su tutte le carte per acquerello e il risultato è duraturo nei decenni soltanto se si lavora il colore a strati. Per le uve della Sicilia, per esempio, le 45 tavole hanno un'uniformità nell’esecuzione perché ho terminato l’ultimo ritocco per tutte contemporaneamente dal settembre 2019 al gennaio 2023, con tanta pazienza e grande soddisfazione.
A corredo della mostra c'è una sorta di catalogo nel quale vengono specificate le varietà, le zone di produzione e le caratteristiche organolettiche dei frutti. Non si tratta solo di pittura dunque ... come procede il suo lavoro?
E’ importante fornire una breve ed essenziale descrizione di ogni frutto perché il visitatore deve poter incrociare eventuali informazioni personali e confermare o segnalare la presenza di quel frutto in un'altra regione, o località più lontana, per fare le sue scoperte. Questa breve descrizione è utile anche per fare una scelta della cultivar da piantare in proprio, ed ecco che il mio lavoro non è arte ma uno strumento di conoscenza e di lavoro per ricercatori ed appassionati.
Io ho solo copiato in più anni ciò che offre con generosità la Natura.