Nei giorni scorsi a New York la comunità internazionale ha discusso lo stato della situazione riguardo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite. La complessa situazione internazionale che stiamo vivendo ha certamente reso ancora più difficile questo esercizio fondamentale. Per cercare di focalizzare al meglio il lavoro da fare, la FAO ha presentato un Rapporto specifico per il monitoraggio degli obiettivi relativi all’alimentazione e all’agricoltura.
Questo lavoro offre un'analisi molto puntuale, a tratti certo cruda, della situazione e ci consente di analizzare fronti decisivi per agire. Ciò a maggior ragione di fronte ai drammi determinati dalle catastrofi naturali che hanno coinvolto realtà delicate come il Marocco e la Libia in questi giorni. Secondo il nostro Rapporto, purtroppo, circa il 9,2% della popolazione mondiale sta soffrendo la fame rispetto al 7,9% rilevato nel 2015. Gli indicatori della malnutrizione descrivono un quadro contrastante, sebbene il trend di crescita sia diminuito, il tasso di riduzione non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo globale di azzerare fame e malnutrizione. Ancora nel 2022 il 6,8% dei bambini sotto i 5 anni era affetto da deperimento mentre è rimasta stabile la percentuale di bambini in sovrappeso, anche questo un chiaro segnale di malnutrizione.
Nel 2021 la percentuale di paesi che hanno dovuto far fronte a prezzi alimentari elevati è stata del 21,5%, in calo rispetto al record del 48% del 2020. Tuttavia, si tratta di un livello ancora superiore alla media degli ultimi anni a conferma dell’attuale situazione ancora molto difficile determinata dall’aumento dei costi di produzione e di trasporto causati in particolare dalla crescita dei prezzi di fertilizzanti ed energia. Gli ultimi dati relativi all'indice dei prezzi alimentari hanno segnalato in particolare un aumento dei prezzi del riso - principale bene alimentare globale - che ha sfiorato una crescita del 10% come non accadeva da quindici anni.
Inoltre, non va dimenticato che il mancato rinnovo dell’accordo per le esportazioni di cereali dal Mar Nero e dalle martoriate terre ucraine rischia di provocare ancora una crescita della volatilità dei prezzi a tutto svantaggio dei paesi più vulnerabili. Le perdite agricole attribuire ai disastri naturali stanno aumentando per frequenza e intensità, la percentuale di cibo perso dopo la raccolta ammontava al 13% nel 2016 e si attesta invece al 13,2% nel 2021. Altro fronte decisivo: le aree forestali continuano a diminuire. L’intensità del loro declino è leggermente meno rapida rispetto alla passata decade ma rimane uno dei problemi più preoccupanti considerato che circa 100 milioni di ettari di suolo fertile sono andati persi tra il 2015 e il 2019. Una cifra sconvolgente. In questo quadro complessivo preoccupante descritto dal Rapporto ci sono anche alcune tendenze positive che è utile riconoscere. In particolare si rilevano segnali incoraggianti rispetto alla conservazione delle risorse fitogenetiche, alla maggiore efficienza nell’uso dell’acqua e all’adozione di strumenti per combattere la pesca illegale.
Diventa ora cruciale assicurare un vero salto di qualità operativo nell’analisi dei dati fondamentali per comprendere ciò che sta accadendo, in particolare nei paesi più fragili. Anche se la strada è sempre più in salita, un mondo in grado di superare la fame e la malnutrizione e capace di sostenere agricolture sostenibili in ogni territorio è ancora possibile.
Ma per raggiungere questi obiettivi sono indispensabili azioni urgenti e coordinate per affrontare le diseguaglianze, trasformare i sistemi agroalimentari e investire in pratiche agricole sostenibili, rafforzando la loro capacità di tenuta alle crisi multiple che stiamo vedendo.
*Vicedirettore generale FAO
Il rapporto è consultabile a questo link https://www.fao.org/3/cc7088en/online/cc7088en.html