Di estremo interesse è il Sommario di botanica medico-farmaceutica e di materia medica per uso degli studenti di Farmacia, realizzato da Antonio Targioni Tozzetti. Articolato in due densi volumi fu stampato nel 1830, a Firenze, da Giuseppe Galletti e s’impose subito all’attenzione per il ruolo ricoperto dall’autore, apprezzato Professore di Botanica e di Materia Medica nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova, il massimo nosocomio fiorentino.
Targioni Tozzetti aveva dedicato ai funghi notevole spazio nella sua trattazione, giungendo a definirli: “Piante semplici carnose, o legnose, o sugherose di varia figura, mancanti di fusto, di rami, di foglie e di frondi; sporangi sparsi alla superficie, o inviluppati nella parte interna del fungo, o formanti da loro stessi la pianta”.
I porcini emergevano per la loro qualità ed erano presenti in natura con numerose specie: Boletus Edulis, Boletus Esculentus, Boletus Bulbosus, Boletus Reticulatus, Boletus Aestivus, Boletus Mutabilis e Ceryomices phragmites Rufus. Erano “funghi ottimi a mangiarsi e sono nutritivi. Rompendoli sono bianchi nell’interno e non mutano colore. Il cappello è a guancialetto convesso, piano, di colore di tabacco scuro, di sotto bianco giallastro, o giallo verdastro. Stipite prima rigonfio, poi cilindrico ed un poco retato. Si trovano in grande abbondanza nella primavera e più ancora in autunno. Hanno buon sapore e odore”.
Interessanti, sotto il profilo farmacologico, erano poi, gli Agarici Bianchi, diffusi nelle specie: Boletus Purgans, Boletus Laricis, Boletus Agaricus, Boletus Officinalis, Agaricus Laricis, Polyporus Officinalis. Erano funghi “senza piede o gambo, di cappello presso che conico dimezzato, avente quasi la figura di uno zoccolo di cavallo, sugheroso, carnoso, liscio, diseguale, con accrescimenti a onde, concentrici e gradatamente scalati. Nasce sui larici e viene in commercio dalla Carintia e dall’Asia, per uso della medicina, in pezzi bianchi, porosi, leggieri e come farinosi, di sapore amaro … Esso è un purgativo violento ed emetico ed entra, come tale, in alcune preparazioni farmaceutiche. Ebbe credito nella gotta, nelle diarree, nell’ epilessia e nella consunzione e sudore etico. Peraltro è un medicamento incerto e pericoloso. I Chirurghi l’adoprano in polvere sopra le piaghe ed esulcerazioni croniche e per arrestare l’emorragie”.
Gli Agarici Quercini, largamente presenti nel nostro paese, erano racchiusi in due famiglie. Nella prima si trovavano il Boletus Fomentarius, il Boletus Applanatus, il Boletus Lipsiensis, il Boletus Ungulatus, il Boletus Igniarius e il Polyporus Fomentarius. Nella seconda il Boletus Fulvus, il Boletus Hyppocrepis, il Boletus Obtusus. Le due specie avevano, un tempo, una funzione di grande importanza, servivano a fare l’esca, cioè a favorire l’accensione del fuoco. Colpendo ripetutamente una pietra focaia con l’acciarino, si producevano scintille e proprio queste ultime riuscivano ad incendiare un piccolo pezzo di fungo ed a generare, con erbe secche, una fiammella. Scrive Targioni Tozzetti: “A tale effetto si preferiscono i funghi che nascono sopra i vecchi faggi, ai quali, tagliando via la parte porosa inferiore e la parte corticale superiore, si mette così a nudo la parte di mezzo, più spugnosa, di colore di cannella o di ruggine e per renderla anche più morvida la si bolle in una lissivia fatta di cenere di faggio, quindi, asciugata che sia, la si batte con un martello di legno per distenderla e si impregna in una soluzione di salnitro, perché meglio si accenda dalle scintille dell’acciarino, battuto sulla pietra focaia, indi si fa seccare bene. Questa è l’esca comune di cui ci serviamo per accendere il fuoco negli usi domestici”. Tale varietà di funghi era, però, preziosa anche in chirurgia ed era utilizzata “per arrestare le emorragie prodotte da varie ferite, dalle amputazioni e dalle mignatte, applicandola sopra le parti lese. In antico era usata, con qualche superstizione, in ogni specie di emorragia, anche interna, applicandola allo scrobicolo del cuore, o facendone prendere il decotto. In oggi non si usa altro che per arrestare il, sangue proveniente dalle ferite delle sanguisughe”.
Targioni Tozzetti non mancava di ricordare i Prugnoli. Fra di essi si annoveravano l’Agaricus Prunulus, l’Agaricus Albellus, l’Agaricus Pallescens, l’Agaricus Pallidus, l’Amanita Albella e l’Amanita Odora. Erano funghi “piccoli, carnosi, di cappello convesso bigio scuro, con lamine per di sotto bianche, stipite nudo, biancastro, cilindrico, pieno. Ha odore grato, mentre è fresco e come di farina macinata di recente. Se ne conosce una varietà col cappello di colore Isabella (tonalità tra il giallo e il marrone, ndr )ed una di cappello scuro, detta Prugnoli di Maremma. Si mangiano freschi e secchi, cotti in diverse maniere e per dare odore alle pietanze. Nascono a luoghi e riuniti insieme, gli uni prossimi agli altri e mai isolati nei prati ombrosi, framezzo i boschi”.
Pure l’Ovolo era presente nel Sommario e Targioni Tozzetti ne elencava le varietà: Amanita Aurantiaca, Agaricus Aurantiacus, Agaricus Ferrugineus, Agaricus Hybridus; Agaricus Testaceus, Agaricus Rufus. Questo fungo “appena nasce è coperto da una volva bianca che, rotta, mostra il cappello convesso, liscio, di colore giallo aranciato, colle lamine di sotto gialle chiare, di stipite carnoso giallastro. Nasce negli scopeti in autunno ed è di sapore squisitissimo e buonissimo a mangiarsi cotto in varie maniere. E’ stato sbagliato spesso coll’Amanita Cesarea … con cui ha una certa somiglianza”.
L’interessante trattazione si concludeva con il Tartufo. Targioni Tozzetti si soffermava, in particolare, sul Tartufo Nero, elencandone le varietà: Tuber Cibarium, Tuber Nigrum, Tuber Gulosorum, Lyooperdon Tuber, Lyooperdon Gulosorum. La sua descrizione era perfetta: “I Tartufi sono funghi annui sotterranei, inegualmente rotondi, tubercolosi, scabri, neri, senza radici, di sostanza carnosa scura, tramezzata da vene, nelle quali risiedono i semi. Sono … odorosissimi e buoni a mangiarsi. Si credono calefacienti, stimolanti e afrodisiaci. Si trovano in varie parti d’Europa e, presso di noi, quelli di Norcia sono i più stimati, ma anche nascono al Giappone ed in altre parti dell’Asia. Se ne annoverano, da Bulliard *, altre tre varietà, dopo il nero, o di Norcia, già descritto: Il Tartufo cioè Bianchiccio sul primo e poi Bigio Fuscescente, il Tartufo Nero Violaceo, il Tartufo Bigiastro, che è conosciuto col nome di Tartufo Bianco e che ha un odore un poco agliaceo. Quest’ultimo si trova in quantità nel Piemonte ed è molto ricercato”.
(* Si allude alla celebre Histoire des champignons de la France ou traité élémentaire renfermant dans un ordre méthodique les descriptions et les figures des champignons qui croissent naturellement en France, di Pierre Bulliard, pubblicata a Parigi nel 1791 da Barrois, Belin, Croullebois e Bazan.)