Delle circa 40 di specie, differenziate in numerose sottospecie, di Apidae afferenti ai generi Bombus e Psithyrus, segnalate in Italia, una dozzina sono state riscontrate, nel corso di trentennali indagini, condotte nell’ambito di specifici progetti di ricerca, nelle quercete e pinete dell’Etna. nonché oltre il limite altitudinale superiore della vegetazione arborea dove è presente un gruppo di essenze endemiche del vulcano dominato da Astragalus siculus Biv., e da Senecio squalidus L. aetnensis (Jan in DC) Fiori, Viola aetnensis Parl., Anthemis aetnensis Shouw, Rumex aetnensis Strob. e Saponaria sicula Rafin. visitate dalle polilettiche specie di Bombus e Psithyrus attive dalla primavera all’autunno inoltrato.
La specie prevalente, sia per numero di individui che per gamma di piante ospiti, è l’ubiquitario Bombus terrestris (Linnaeus) diffuso in tutta Italia con le sottospecie: dalmaticus Dalla Torre, calabricus Kruger. sassaricus Tournier, e xanthopus Kriechbaumer.
Alle quote più elevate del vulcano la specie più frequentemente riscontrata è stata Bombus lapidarius (Linnaeus) diffusa in tutta Italia, esclusa la Sardegna, nota come Calabrone dalla coda rossa, per gli ultimi uriti coperti da peli rossastri che contrastano con il colore nero del resto del corpo della regina e delle operaie. Nei nidi sono di norma presenti da 100 a 200 individui. Della specie siberico-europea Bombus pascuorum (Scopoli) la cui folta peluria che ricopre il corpo varia nelle numerose sottospecie; sull’Etna è presente la sottospecie B. p. siciliensis (Tkalcu) le cui operaie misurano da 9 a 15 mm e presentano la ligula molto lunga. La regina dopo l’ibernamento in aprile esce dal nido e inizia a costruire il nido che le figlie operaie provvederanno ad ampliare per ospitare fino a 150 individui. Una delle specie di maggiori dimensioni è Bombus hortorum (Linnaeus); la femmina fondatrice misura fino a 20 mm di colore nero con una banda gialla su protorace e scutello; gli ultimi uriti coperti da peli bianchi. Le operaie, lunghe circa 15 mm, oltre ai fiori visitano le piante infestate da Afidi produttori di melate. Per la sua efficacia pronuba è oggetto di allevamento e commercializzazione per l’impollinazione di colture entomogame e, a tale scopo, insieme a Bombus ruderatus (Fabricius), diffuso in tutta Europa, è stato introdotto in Nuova Zelanda e in Florida. Una delle specie di minori dimensioni è Bombus ruderarius (Muller). Le cui femmine feconde misurano circa 17 mm e le operaie non superano i 15 mm con la livrea nera e gli ultimi uriti con peli rossastri. Dimensioni ridotte hanno anche la regina e le operaie di Bombus sylvarum (Linnaeus) che misurano rispettivamente da 16 a 18 mm la prima e da 10 a 15 le operaie dalla livrea giallastro pallido con una fascia nera sul torace e due bande nere sull’addome nonché con gli ultimi uriti arancioni.
Nel territorio d’indagine sono anche presenti specie del genere Psithyrus, che Williams considera un sottogenere di Bombus, Comunemente sono note come Calabroni cuculo poiché le femmine feconde non costruiscono nidi propri ma vivono da parassite in quelli dei Bombi. Le specie riscontrate sono: Psithyrus barbutellus (Kirby), Psithyrus sylvestris (Lepeletier), Psithyrus rupestris (Fabricius) e Psithyrus vestalis (Geoffroy). In primavera, le femmine parassite vanno alla ricerca dei nidi costruiti da altri Bombus; uccidono o scacciano le legittime regine e costringono le operaie orfane ad allevare le larve che nascono dalle uova da esse deposte. In particolare la regina di B. barbutellus, che misura circa 18 mm, ha il collare, il primo urotergite e gli ultimi uriti gialli, vive nei nidi di B. hortorum. Le specie P. rupestris e P. vestalis sono parassite dei nidi di B. lapidarius
Tale parassitismo sociale è uno dei fattori di regolazione della densità di popolazione dei Bombi che vengono anche attaccate da Ditteri Conopidi, e da Imenotteri Mutillidi.
Foto: Bombus terrestris su astragalo