Martedì 27 giugno scorso si è svolta a Pisa, nell'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell'Università di Pisa, la Giornata di studio "Flavescenza dorata e Scaphoideus titanus: un terribile binomio per il vigneto" organizzata dalla Sezione Centro-Ovest dell’Accademia dei Georgofili. L'incontro ha fatto parte di una serie di iniziative dell'Accademia dei Georgofili, iniziate con una Giornata di studio presso la sede accademica di Firenze, in data 9 maggio 2023, che ha avuto l'obiettivo di fare un aggiornamento di elevato livello scientifico. A tale evento altri seguiranno in tutte le aree territoriali italiane comprese all'interno delle sei Sezioni accademiche nazionali con l'obiettivo di accertare la diffusione della flavescenza dorata (FD) ma anche l’evoluzione del relativo rapporto fra problemi fitosanitari e possibili soluzioni, tramite un intesa ad hoc, che l'Accademia ha raggiunto con le organizzazioni tecniche (Ordine degli Agronomi e Forestali, Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, Collegio degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati).
I lavori della Giornata di studio, sono stati avviati da Cristina Nali con un excursus sulla passata e attuale distribuzione della FD in Toscana e una sintetica ma esaustiva presentazione dello stato dell’arte sui fitoplasmi, la loro associazione antica o recente alla vite e agli insetti vettori, i suoi parametri di diffusione epidemica, e, per un più particolare e partecipato interesse, sulle strategie che già oggi e in prospettiva sono rese disponibili dai risultati della ricerca scientifica, sia sul fronte di una diagnostica sempre più rapida e precisa che su quello della resistenza all’espressione della malattia.
Senza tralasciare l’importanza primaria dell’eliminazione delle piante serbatoio di fitoplasmi di FD dall’agrosistema vigneto, Alessandra Panattoni ha incentrato il suo intervento (di alto livello specialistico) sulla caratterizzazione dei ceppi rilevati in Toscana principalmente su Vitis vinifera, Scaphoideus titanus (Hemiptera Cicadellidae) Clematis vitalba (Ranunculaceae) e Dictyophara europaea (Hemiptera Dictyopharidae). I risultati di detta caratterizzazione (intensificata negli ultimi anni da parte della Sezione di Patologia vegetale del DiSAAA-a) hanno messo in luce come nella nostra regione sia dominante per frequenza il fitoplasma associato alla FD-C (16SrV-C) e come in base al gene map (metionina aminopeptidasi) sia rappresentato dal tipo mFD3 il fitoplasma ricorrente in V. vinifera e parallelamente in C. vitalba. Ciò avvalora l’ipotesi di un possibile ruolo attivo nella diffusione della FD in Toscana da parte di D. europaea, occasionale da immagine su vite ma in grado di compiere l’intero suo ciclo vitale su C. vitalba.
Nella terza e quarta relazione, Andrea Lucchi e Bruno Bagnoli hanno ricordato la bio-eco-etologia del principale vettore di fitoplasmi di FD, S. titanus, evidenziandone le novità conoscitive in termini di fertilità, longevità e potenzialità vettoriali da parte degli adulti. Per declinare sul piano applicativo quanto già era stato espresso nella Giornata di studio svoltasi il 9 maggio scorso presso la sede centrale dei Georgofili, dopo aver precisato come in Italia siano ad oggi sostanzialmente due i principali insetti vettori di fitoplasmi di FD alternativi a S. titanus [D. europaea e Orientus ishidae (Hemiptera Cicadellidae)], è stato dato adeguato spazio alla presentazione delle strategie fitoiatriche più efficaci per avere ragione oggi delle popolazioni preimmaginali di S. titanus sia in “integrato” (piretroidi) che in “bio” (caolino, piretrine naturali).
La quinta relazione a cura di Nicola Musetti ha precisato l’evoluzione recente della presenza di FD in Toscana (2020-2022), per poi spiegare e giustificare le novità normative di contrasto al binomio “FD – S. titanus”, sia a livello nazionale che regionale. Queste ultime possono essere sinteticamente riassunte, sul piano fitoiatrico verso il vettore, in almeno 1-2, o almeno 2-3 trattamenti con insetticidi di sintesi o naturali, rispettivamente in vigneti di aree indenni da FD ma con presenza di S. titanus, e in aree vitate riconosciute affette (“infestate”) da FD. Davvero apprezzabile è stata la lettura dell’obbligo del monitoraggio delle forme giovanili di S. titanus, alla stregua più di un invito collaborativo e formativo che di un onere insostenibile per i viticoltori e i loro consulenti.
Gli ultimi tre interventi, svolti nell’ordine da Fabio Burroni (Flavescenza dorata fra paura e responsabilità), Federico Giovannetti (Flavescenza dorata, i costi del monitoraggio e della lotta obbligatoria per le aziende) e Massimo Achilli (Flavescenza dorata: esperienze in campo nel territorio del Chianti Classico e Montalcino) hanno con professionale passione espresso la preoccupazione del mondo vitivinicolo e vivaistico toscano ai vari livelli di gestione del vigneto.
L’interfaccia tra “preoccupazione” e “responsabilità” è stata il denominatore comune delle tre relazioni che hanno con forme e accenti diversi ribadito tre esigenze: il superamento delle diffuse carenze conoscitive a livello territoriale; il rispetto della biodiversità funzionale nel rispetto degli obblighi fitoiatrici; il raggiungimento rapido e concreto di una dimensione di sforzo interattivo tra le diverse componenti d’interesse per la problematica (ricerca, servizio fitosanitario, viticoltori, consulenti).
Il protrarsi delle (articolate) relazioni, oltre i tempi previsti di conclusione dell’incontro, ha interamente tolto lo spazio all’implicito dibattito che, date le attese, è stato opportunamente deciso di rimandare ad hoc al prossimo autunno.