Nel 2016 ricorrono i 300 anni dalla pubblicazione dei Bandi di Cosimo III de’ Medici, che costituiscono una vera pietra miliare nel mondo del vino di qualità e che dimostrano la valenza produttiva storica di ben determinati areali produttivi della Toscana.
Con il bando del 24 settembre 1716 si delimitavano le zone di produzione del Chianti, del Pomino, del Valdarno di Sopra e del Carmignano.
I confini descritti nell’editto identificano come Chianti l’attuale area coperta dalla DOCG Chianti Classico, come Pomino il territorio di produzione del Pomino e Chianti Rufina, Come Carmignano il territorio delimitato dall’attuale DOCG Carmignano. Con il recente riconoscimento a DOC del Valdarno di Sopra, tutte le quattro zone citate nel bando hanno la qualifica di DOCG e DOC.
Il bando costituisce uno dei primi esempi al mondo di delimitazione di zona di origine dei vini in chiave moderna e trae origine da una lunga serie di esperienze commerciali che avevano ormai consolidato il valore qualitativo dei prodotti enologici di quei territori.
La corrispondenza pressoché puntuale con le attuali zone a Denominazione citate è un elemento importantissimo e da valorizzare per dimostrare la vocazione dei territori citati a produrre vini di alta qualità in grado di poter competere a livello di mercato globale.
Nello stesso periodo storico in ambito europeo si gettano le fondamenta per la nascita di denominazioni destinate a posizionarsi ai vertici dell’enologia mondiale.
A Bordeaux si sta consolidando, con una operatività di più di cento anni, l’istituto dei Courtiers che nel 1855 sarà chiamato da Napoleone III a stilare la Classificazione Ufficiale dei Vini di Bordeaux che è tuttora in vigore. In Borgogna Carlo VI delimita già dal 1415 grossolanamente le zone di produzione dei vini, ma è il puntiglioso lavoro dei monaci benedettini, con l’aiuto dei Duchi di Borgogna, che definisce la qualità del luogo di produzione con precisione millimetrica solo nel XIX secolo. Lo Champagne, disprezzato dai francesi come vino difettoso, sta muovendo i primi passi nell’Olimpo dei grandi vini, grazie al mercato inglese e a figure come Dom Perignon che muore proprio nel 1715. In Germania la viticoltura si sta riprendendo dall’offuscamento dovuto alla guerra dei trent’anni.
In Italia nel 1700 si producono vini ovunque, ma le zone che possono vantare riconoscimenti di qualità superiore in grado di competere sui mercati internazionali sono un numero abbastanza ridotto.
L’enunciazione del valore qualitativo dei prodotti delle zone citate dal Bando di Cosimo III, non è da collocarsi solo nell’editto del 24 settembre con la delimitazione delle zone di produzione.
Nel bando del 18 luglio sul commercio del vino erano già contenuti elementi di grande modernità che hanno contribuito al consolidamento dell’immagine qualitativa dei territori; in questo bando, infatti, si ordina l’istituzione di una “Congregazione”, un vero e proprio antesignano dei moderni Consorzi di Tutela, che vigila sul vino commercializzato difendendolo dalle intrusioni di vini di altre zone. Un organismo che controlla la movimentazione dei vini e garantisce che l’origine degli stessi corrisponda a quanto dichiarato. Siamo di fronte ad un complesso di norme intese a consolidare e normalizzare il valore qualitativo della produzione di territori ben definiti, valore che attraversa tre secoli di storia arrivando ai giorni nostri fortemente rafforzato dai miglioramenti conseguenti alle superiori e moderne conoscenze tecnologiche e scientifiche.
Una ricorrenza come i trecento anni di esistenza dell’editto costituisce quindi un evento unico, degno della massima attenzione come strumento per ribadire come la Toscana sia una delle culle mondiali dell’enologia di qualità con un riconoscimento che affonda nella storia le proprie radici.