La nuova PAC modifica in modo importante il quadro istituzionale nel quale opereranno le imprese vitivinicole con implicazioni sulla competitività dell’offerta del vino europeo e italiano potenzialmente significative. Potenziali effetti sulla competitività dell’offerta si possono rintracciare sia nelle modifiche relative al quadro normativo specifico del settore vitivinicolo, sia in quello più generale. Sul piano generale la novità più significativa, introdotta dal reg. 2115/2021, è quella del Piano strategico della PAC che ogni Stato Membro è stato chiamato a redigere per programmare in modo unitario e coerente le tre politiche di spesa dell’UE per il settore agroalimentare - pagamenti diretti, sviluppo rurale, interventi settoriali – nel quadro di un nuovo approccio alla politica agricola definito New Delivery Model. Un esercizio di programmazione impegnativo, che ha preso le mosse da un’analisi delle esigenze e potenzialità nazionali e ha definito le azioni da intraprendere con riferimento ai nove obiettivi specifici della PAC, e gli indicatori utili a monitorare il progresso verso gli obiettivi e a segnalare se del caso l’esigenza di azioni correttive.
Certamente il New Delivery Model, che sposta l’attenzione dalla compliance alla performance in un quadro di maggiore sussidiarietà, affida alla capacità degli Stati Membri la valorizzazione degli strumenti e delle risorse offerti dai nuovi regolamenti in chiave di competitività; alcune considerazioni generali sono tuttavia possibili, sia sugli interventi di spesa (settoriali e non) che per quanto riguarda gli aspetti normativi.
L’intervento settoriale per il vino si presenta come un’evoluzione dello schema di aiuto previsto dalla vecchia PAC, sostenuto da una dotazione economica che presenta solo una modesta riduzione. È prevedibile quindi che questo continuerà a sostenere efficacemente il settore come negli anni passati, con il vantaggio specifico che i nuovi tipi di intervento previsti (per ora poco sfruttati) potranno offrire in alcuni Stati Membri opportunità specifiche; inoltre, relativamente alla sovvenzione di investimenti materiali e immateriali, l’enfasi posta sulla sostenibilità e sulla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico potrà accelerare, con effetti positivi sulla competitività, la transizione ecologica del settore, anche grazie ad una intensificazione dei processi di digitalizzazione.
Sempre in tema di sostegno finanziario si può osservare che i pagamenti diretti, sia pure con intensità diverse tra gli Stati Membri, dovrebbero sostenere il settore vitivinicolo in misura maggiore che non nel passato, sia per quanto riguarda il pagamento di base per la sostenibilità, sia grazie agli ecoschemi; particolari benefici il settore vitivinicolo potrebbe ricevere in termini di ringiovanimento dai pagamenti destinati ai giovani agricoltori. Per quanto riguarda le risorse dello sviluppo rurale, queste non prevedono un’assegnazione specifica per il settore vitivinicolo e la facilità di accesso per le aziende del settore a queste risorse dipenderà dalle scelte regionali. In generale ci si può attendere benefici specifici per le imprese vitivinicole nella misura in cui si creeranno le condizioni per investimenti ad alto tasso di innovatività e finalizzati a significativi progressi sul piano della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico, essenziali per mantenere e migliorare il vantaggio competitivo nei mercati di sbocco e, anche in questo caso, verrà favorito il ricambio generazionale.
Certamente, per il vino, le principali novità nella riforma della PAC sono normative: apertura alla dealcolizzazione, nuove norme sull’etichettatura, possibilità di produrre vini DOP utilizzando varietà ibride resistenti/tolleranti alle malattie crittogamiche (PIWI). Si tratta di novità, introdotte con il reg. 2117/2021 che modifica il reg. 1308/2013, che modificano in modo profondo lo statuto del vino europeo, potenzialmente capaci di danneggiare l’immagine e quindi la competitività del vino europeo. D’altra parte è possibile anche intravedere potenziali effetti di segno contrario. Effetti positivi potrebbero venire dalla diffusione delle varietà PIWI che rappresentano l’unica opportunità reale di ridurre in tempi relativamente brevi l’uso dei fitofarmaci migliorando l’immagine dei vini europei, e riducendo i costi di produzione. L’inclusione dei prodotti di dealcolizzazione del vino nel novero dei prodotti vitivinicoli, potrebbe dare l’opportunità alle imprese del vino di presidiare mercati che potrebbero espandersi, dando senso economico ad un sistema produttivo che potrebbe doversi confrontare con una riduzione della domanda. Infine, le nuove norme sull’etichettatura - che impongono tra l’altro di mostrare in etichetta, con modalità elettronica, gli ingredienti (uva e mosto) e gli additivi - potrebbero accelerare l’adozione di una “enologia leggera”, ossia che minimizza l’uso delle sostanze enologiche, anche in questo caso con benefici sull’immagine del vino europeo.
Certamente l’effettivo sviluppo di un’offerta di vini dell’UE da uve PIWI o dealcolizzati dipenderà, da un lato, da alcuni necessari interventi normativi complementari a livello unionale e nazionale (non semplici e scontati) e, dall’altro, da come le politiche di spesa agevoleranno il reimpianto dei vigneti con varietà piwi e l’acquisizione delle attrezzature e competenze per la dealcolizzazione. Le politiche di spesa giocheranno anche un ruolo importante per l’acquisizione delle attrezzature o servizi per sostituire alcuni additivi con trattamenti fisici e ridurre così al minimo la lista degli additivi in etichetta.
La riforma della PAC nel caso del vino innesca quindi numerosi processi il cui esito complessivo finale sulla competitività del settore potrà essere positivo nella misura in cui saranno governati in modo efficace. In questa prospettiva sarà necessario non solo agire efficacemente nei singoli Stati Membri produttori di vino, ma anche costruire un coordinamento specifico tra gli Stati Membri, a livello di governi e soprattutto di organizzazioni dei produttori, per costruire sulla riforma della PAC una nuova strategia di comunicazione e promozione del vino dell’UE. Questo considerando anche che una recente indagine (https://ives-technicalreviews.eu/article/view/7160) sul grado di conoscenza del pubblico su come si fa il vino rivelano che prevale l’idea che il vino venga solo dall’uva e che la presa di coscienza della realtà tecnologica della produzione del vino, che le nuove norme certamente produrranno, potrebbe avere conseguenze gravi sulla fiducia nel prodotto che vanno contrastate.