Delle numerose specie che producono luce, grazie a reazioni chimiche, e che utilizzano segnali luminosi per attrarre il partner, o le prede, ovvero per allontanare i predatori, le più note afferiscono ai Coleotteri Lampiridi. Comunemente indicate come lucciole, ne sono state descritte circa 2000 specie; in Italia quelle che con maggiore frequenza si osservano in volo o fra le erbe sono Lampyris noctiluca e Luciola italica. Gli adulti di entrambi i sessi di quest’ultima specie sono alati; i maschi hanno il corpo lungo in media 7 mm, più snello di quello delle femmine che misura circa 1,3 cm; quest’ultime sostano di preferenza a terra sotto sassi o fra le erbe. Il capo è nascosto dal primo segmento del torace che, centralmente, può presentare una macchia rossastra. Le ali anteriori sono di colore marrone più o meno scuro e ricoprono interamente l’addome dai cui ultimi uriti, ventralmente bianchi, viene emessa la luce fredda la cui lunghezza d’onda oscilla fra i 500 e i 650 nanometri. Il rendimento, della bioluminescenza, inteso quale rapporto tra la luce effettivamente visibile e la potenza totale da essa irradiata, è del 92-98%, poiché la luce oscilla nei limiti delle radiazioni visibili dall’occhio umano. Per contro l’efficienza delle luci fluorescenti è del 20% e quella dei LED del 30%. E’ stato calcolato che occorrono circa 6.000 esemplari per ottenere una luce uguale a quella di una candela. Ben più luminoso è l’Elateride americano Pyrophorus noctilucus, del quale bastano una quarantina di larve o di adulti per ottenere lo stesso effetto.
Comune in Sicilia orientale è Lampyris noctiluca le cui femmine, lunghe fino a 2,5 cm, hanno aspetto larviforme; il corpo è di colore bruno, orlato di giallo e rosa; la parte ventrale degli uriti fotogeni è bianca. Le femmine vergini, la sera si portano su un filo d’erba, inarcano l’addome ed emettono una luce di colore verde brillante, ininterrottamente per circa due ore, trascorse le quali, se non è avvenuto l’accoppiamento, la femmina si rifugia fra la vegetazione. Essa può reiterare il richiamo sessuale per una decina di notti consecutive. I maschi sono alati con il corpo è giallastro e le elitre di colore bruno più o meno chiaro. Dalla parte ventrale degli ultimi uriti, per brevi periodi, emettono la luce intermittente di richiamo sessuale. Gli adulti non si nutrono, o assumono polline ed essudati vegetali. Le femmine sopravvivono fino alla deposizione delle uova, mentre i maschi muoiono poco dopo l’accoppiamento. Le larve hanno il corpo appiattito e sono dotate di pigopodio e di un robusto tegumento; esse, come a quelle di L. italica, predano Molluschi Gasteropodi; il loro apparato boccale è caratterizzato da mandibole appuntite munite di un canalicolo, attraverso il quale iniettano nel mantello della vittima il secreto mesenterico che paralizza la chiocciola e, grazie all’azione di specifici enzimi, permette una digestione extraintestinale. I tessuti delle vittime così fluidificati vengono assorbiti sempre attraverso le mandibole. Lo sviluppo larvale si completa in due o tre anni durante i quali si succedono 4 mute. Le lucciole sono interessanti bioindicatori: già la loro presenza, o assenza, consente di effettuare una prima sommaria valutazione sullo stato di salute e della biodiversità degli ambienti che in condizioni ecologiche normali, sono idonei al loro sviluppo.
Fig.1 Femmina larviforme di L. noctiluca
Fig.2. Maschio alato di L. noctiluca