Dagli Atti della Settimana di Studio svoltasi nel Maggio 2009 presso la Pontificia Accademia delle Scienze su “Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo”, emergono alcuni chiari messaggi scientifici:
1) Le piante coltivate (transgeniche o convenzionali) sono frutto dell’opera dell’uomo e non sopravviverebbero se l’uomo non se ne prendesse cura, come sperimenta ogni persona con un orto.
2) I metodi convenzionali di manipolazione delle piante (incrocio e selezione, mutagenesi, ibridi, diploidizzazioni…) lavorano sui geni e li modificano, seppure in modo meno predicibile della transgenesi.
3) I prodotti ottenuti con le moderne biotecnologie sono altrettanto o più sani di quelli delle piante convenzionali, come riconosciuto da numerosi organismi scientifici ed organizzazioni nazionali ed internazionali (accademie delle scienze, società scientifiche, OMS, FAO...). In Italia sono disponibili due “Consensus document” che affrontano il tema, sottoscritti da società scientifiche che radunano circa 10.000 ricercatori.
4) Le piante transgeniche comportano rischi che non sono di natura diversa da quelli delle piante convenzionali (per esempio esistono e sono coltivate anche in Italia delle piante tolleranti ad erbicidi ottenute con metodi convenzionali).
5) Già adesso sono numerosi i benefici (a seconda della piante: riduzione nell’uso di insetticidi, uso di erbicidi poco tossici, risparmio di carburante e di tempo, maggior produzione o più sana) anche per i paesi in via di sviluppo e per i loro agricoltori, che rappresentano infatti il 90% di coloro che usano le nuove sementi.
6) I benefici sarebbero ancora maggiori se la regolamentazione fosse sensata e scientifica.
7) L’eccessiva precauzione dei paesi ricchi e una ricca mitologia causano inutili sofferenze (sotto forma di morte e malattie come la spina bifida e la cecità) ai paesi poveri prevenendo l’impiego di questa tecnologia alle loro colture per risolvere i loro problemi.
Tutti gli atti della Settimana di Studio e la dichiarazione sottoscritta dai partecipanti sono accessibili al sito della rivista
New Biotechnology:
http://www.sciencedirect.com/science/issue/43660-2010-999729994-2699796
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