La continua pressione di migranti alla ricerca del benessere in Europa (libertà dalle guerre, dalla fame, dai disagi, ma anche, possibilmente, del pensiero) mi dà l’occasione per fare il punto della situazione e presentare la filosofia degli interventi e le proposte operative auspicate per le realtà sociali ed economiche dei Paesi in Via di Sviluppo. Il problema è antico e si inquadra nel più ampio contesto delle disponibilità di risorse alimentari; se ne parla da secoli ma le soluzioni sono di là da venire. La disponibilità di alimenti è limitata da fattori ambientali, climatici e pedologici, ma anche da fattori politici, come le guerre e la gestione del potere, perché, come insegna la storia, coloro che lo hanno desiderano conservarlo con un popolo sottomesso soprattutto se lo si lascia nell’analfabetismo e nella fame. Nei Paesi in Via di Sviluppo (ma anche nei Paesi Sviluppati) la causa primaria della fame non è dovuta all’incremento demografico od alla insufficiente produzione, ma nell'impossibilità per i più poveri di acquistare gli alimenti. Scrivevo nel 1985 “Ciò che preoccupa è il prezzo che dovrà essere pagato per raggiungere l’equilibrio, alla ricerca di rapporti di crescita demografica bilanciata tra diversi Paesi, di disponibilità alimentari sufficienti ed equamente ripartite, di risorse naturali rinnovabili o alternative, di sistemi e tecniche di industrializzazione capaci di migliorare il ciclo di produzione e di ridurre gli effetti inquinanti. Ed il prezzo potrà essere particolarmente elevato se non verrà posta ogni cura nella individuazione e nella applicazione di accorgimenti tecnici, economici e sociali atti a favorire il raggiungimento, nella forma più morbida possibile, di quel punto di equilibrio evitando scontri bruschi e cruenti tra i popoli”.
Filosofi e organizzazioni hanno formulato analisi ed elencato soluzioni per la crescita delle risorse: alcuni sostengono l’impossibilità della crescita infinita per le limitate risorse del pianeta sono; altri propugnano che la tecnologia troverà i mezzi per ovviare. Già alla fine del '700 T. R. Malthus nel Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro indica i limiti dello sviluppo sociale ed economico nella crescita del rapporto tra incremento demografico e disponibilità di alimenti (non solo per gli attuali PVS). A metà ‘800 R. W. Emerson, filosofo americano, sostiene che il potere della mente avrebbe soddisfatto i bisogni della società e Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l’Economia, ritiene che lo sviluppo tecnologico può sopperire alla riduzione delle risorse e che la carestia è problema di distribuzione più che di mancanza di alimenti.
I Paesi industrializzati hanno progressivamente migliorato la qualità della vita (salute e durata) con una grande evoluzione degli scenari agricoli con la rivoluzione agricola del mesolitico e poi con la rivoluzione verde e la rivoluzione industriale dalla raccolta di vegetali spontanei alle coltivazioni ed all’impiego di piante selezionate anche con l’ingegneria genetica, fertilizzanti, fitofarmaci. La zootecnia è passata da caccia e pesca a pastorizia, ad allevamenti razionali e con o senza terra (industriali) e con l’impiego di molecole inquinanti (zootecniche, farmacologiche, OGM). E oggi si pensa alle possibilità delle produzioni di sintesi e del riciclaggio dei prodotti di rifiuto. Ma vi è stato anche lo sperpero nei consumi e la malnutrizione (con obesità e malattie correlate), nonché l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali che ha comportato il depauperamento delle fonti energetiche e del quadro biologico eliminando i suoli disponibili per le specie naturali vegetali ed animali e provocando danni alla biodiversità. In questi Paesi le previsioni sulla produzione di alimenti possono essere orientate verso una consapevole fiducia, ma altri problemi potranno derivare dalla produzione di rifiuti non degradabili trasferiti all’ambiente ed ai prodotti dell’agricoltura.
Per i Paesi in Via di Sviluppo l’ONU nel 1945 ha creato la FAO e già nel 1948 ha incluso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che la fame è la causa principale del mancato sviluppo economico e sociale di molti popoli e nel 2000 stabilì che il primo Obiettivo di sviluppo del Millennio è dimezzare il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015. Oggi si da ancora 50 anni per lo stesso obiettivo. In questi Paesi il rapporto tra l’incremento delle disponibilità alimentari e l’incremento demografico è minore di quello ottenuto nei Paesi Sviluppati (1,25 nei PVS contro il 3 nei PS) e quasi un miliardo di persone vivono con meno di 2.000 calorie giornaliere in gran parte provenienti da cereali e con meno del 10% di proteine di origine animale contro il 50% del fabbisogno. Tra i 2007 e il 2010 l'aumento della malnutrizione nei Paesi in Via di Sviluppo è stato meno marcato di quanto si prevedesse perché la crisi economica del 2008-09 non ha causato il temuto rallentamento economico. In Asia lo sviluppo economico di alcuni Paesi ha consentito in venti anni di ridurre di quasi il 30% il numero di coloro che soffrono la fame abbassando la percentuale dal 23,7% al 13,9%. Anche in America Latina il numero dei sottonutriti è scesa dal 14,6% all'8%. In Africa invece nello stesso periodo il numero delle persone sottonutrite è cresciuto da 175 milioni a 239 ed ha provocato il 30% della mortalità dei bambini sotto i cinque anni.
Il Club di Roma, associazione di industriali, scienziati e giornalisti, in The Limits to Growth (1972) e Strategie per sopravvivere (1992) ipotizzò che se continua l'attuale tasso di crescita di popolazione, produzione di alimenti, industrializzazione, sfruttamento delle risorse e inquinamento, i limiti dello sviluppo saranno raggiunti entro 100 anni per l’uso (e l’abuso) di risorse naturali e la distruzione della natura per l’inquinamento. Essi suggerirono il controllo delle nascite e lo stimolo al progresso tecnologico per aumentare efficienza di uso di materiali ed energia e diminuire l’uso di risorse non rinnovabili. Nel 2004 con I nuovi limiti dello sviluppo ribadisce che la Terra non è infinita né come serbatoio di risorse, né come discarica di rifiuti e che, se crescita di popolazione, industrializzazione, produzione di alimenti, inquinamento e consumo di risorse naturali continuano allo stesso ritmo, entro cento anni l'umanità raggiungerà i suoi limiti naturali.
Food resources and world hunger
The continuous pressure of migrants looking for wellbeing in Europe (freedom from war, starvation, hardships, but also, possibly, of thought) gives me an opportunity to take stock of the situation and present the philosophy of the interventions and operating proposals advocated for social and economic situations of developing countries. It is an old problem, within the broader framework of the availability of food resources. This issue has been discussed for centuries but solutions are a long way from coming forth. Food availability is limited not only by environmental, climatic and pedological factors, but also by political factors like wars and controlling power. Philosophers and organizations have formulated analyses and listed solutions for increasing resources. Some say endless growth is impossible because of the planet’s limited resources; others maintain that technology will find the way to get round that. Already in the late 1700s, in his Essay on the principle of population and its effects on the future development, T. R. Malthus indicated the limits of social and economic development in the development of the relationship between demographic growth and food availability. In the mid-1800s, the American philosopher R. W. Emerson maintained that the power of the mind would satisfy the needs of society, whereas 1998 Nobel prizewinner for Economics Amartya Sen thinks that technological development can compensate for reduced resources and that famines are a problem of distribution rather than a lack of food. The Club of Rome, an association of industrialists, scientists and journalists, predicted in The Limits to Growth (1972) and Strategies to Survive (1992) that if population growth, food production, industrialization, exploitation of resources and pollution continue to grow at their current rate, the limits of development will be reached within 100 years because of the use (and abuse) of natural resources and their destruction due to pollution. They suggested birth control and a spur to technological development to increase the efficiency in material and energy usage and to reduce the use of non-renewable resources. In 2004, in Development’s New Limits, it repeated that the Earth is neither an endless repository of resources nor an endless waste dump and if population growth, industrialization, food production, pollution and consumption of resources continue at the same rate, within one hundred years, humankind will reach its natural limits.